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AUGUST STRINDBERG - Fotografìa e filosofia

Italiana


AUGUST STRINDBERG

Fotografìa e filosofia



C'era una volta un fotografo. Fotografava moltissimo: profili e primi piani, ritratti dalle ginocchia in su e figure intere; sapeva sviluppare e fissare, dare i toni e riprodurre. Era una meraviglia! Ma non era mai contento, perché era un filosofo, un grande filosofo e un inventore. Secondo la sua filosofia, infatti, il mondo era alla rovescia. Lo si poteva ben vedere sulle lastre, quando giacevano nello sviluppo. Ciò che si trovava sulla destra della figura qui era a sinistra; ciò che era scuro qui era chiaro, le ombre diventavano luci 16116f57q , il blu si trasformava in bianco, e i bottoni d'argento diventavano scuri come il ferro. Era alla rovescia.

Egli aveva un socio, che era un tipo comune, con tante piccole eccentricità. Fumava tabacco tutto il giorno, per esempio; non imparava mai a chiudere le porte; si metteva in bocca il coltello invece della forchetta; girava in casa con il cappello in testa; si puliva le unghie nel bel mezzo del pavimento dello studio; e di sera si doveva bere tre bicchieri di birra. Era pieno di difetti.

Il filosofo, che al contrario di difetti non ne aveva, provava avversione per quel suo fratello così imperfetto, e voleva separarsi da lui, ma non poteva, giacché i loro affari li tenevano uniti, e siccome dovevano restare insieme, i sentimenti di avversione del fi-

losofo iniziarono a trasformarsi in odio irragionevole. Era terribile! Quando, giunta la primavera, si doveva affittare una casa per la villeggiatura, il socio fu mandato a sistemare la cosa, e così fece. Si misero in viaggio un sabato sera, a bordo di un vaporetto.

Il filosofo sedette in coperta per l'intera durata del viaggio, bevendo punch. Era molto corpulento e soffriva di diversi malanni, qualcosa che non andava al fegato, e anche ai piedi aveva dei problemi, forse dei reumatismi, o giù di lì. Comunque sia, ormai giunti sul posto, scesero a terra sull'imbarcadero.

- E qui? - domandò il filosofo.

- C'è solo un po' di strada da fare - rispose il socio.

S'incamminarono per un sentiero con radici di alberi, ma dopo un po' la strada si interrompeva davanti a un recinto. Si doveva scavalcare. Di li c'era un sentiero di sassi. Il filosofo si lamentava dei suoi piedi, ma dimenticò presto il dolore quando giunse davanti a un

altro recinto che dovettero scavalcare. Dopodiché il sentiero svanì del tutto; si poteva soltanto salire sulle rocce e farsi strada tra i cespugli e i ramoscelli di mirtillo.

All'interno del terzo recinto c'era un toro, che rincorse il filosofo fino al quarto. Il filosofo fece un bagno di sudore che gli apri i pori della pelle. Dopo il settimo recinto si intravvide la casetta.Il filosofo entrò dentro e riusci fuori sulla veranda.

- Perché ci sono tanti alberi? Nascondono il panorama.

- Si, ma proteggono dai venti marini - rispose il socio.

- Qui sembra di stare in un cimitero, eppure ci troviamo nel

bel mezzo dell'abetaia.

- Fa bene alla salute - disse il socio.

Così si avviarono a fare il bagno. Ma non c'era nessuna spiaggia, nell'accezione filosofica del termine. C'era soltanto un fondale pietroso e del fango. Quindi dell'acqua color ruggine dal sapore amaro. Non andava bene. Niente andava bene. Carne non se ne poteva comprare, il pesce era tutto quel che c'era. Il filosofo si rabbuiò, si mise a sedere sotto una zucca a lamentarsi. Ma doveva restare; il socio era tornato in città per occuparsi degli affari durante le vacanze del collega.

Erano trascorse sei settimane, quando il socio fece ritorno dal filosofo. Sull'imbarcadero c'era un giovane slanciato, con le guance rosa e il collo abbronzato.Era il filosofo, ringiovanito e pieno di vita. Saltò i sei recinti e rincorse il toro.

Quando uscirono sulla veranda il socio disse: - Hai un'ottima

cera, come sei stato?

- Benissimo! - disse il filosofo. - I recinti mi hanno tolto il grasso di dosso; i sassi mi hanno massaggiato i piedi; il fango mi ha permesso di fare i bagni contro i reumatismi; il cibo delicato mi ha curato il fegato; l'abetaia i polmoni, e, te l'immagineresti?, la sorgente d'acqua color ruggine contiene ferro, proprio ciò di cui avevo bisogno.

- Si, caro filosofo, - disse il socio, - da un negativo si ottiene un positivo, lì le ombre tornano a essere luci. Se tu volessi farmi una fotografia del genere, e vedere quali difetti mi mancano, allora non mi odieresti più. Pensa solo a questo: io non mi ubriaco, e così mi occupo degli affari; non parlo mai male di te; non mi lamento mai; non dipingo di nero ciò che è bianco; non sono mai scortese con i clienti; mi alzo presto la mattina; mi pulisco le un-

ghie per mantenere lo sviluppo pulito; tengo il cappello in testa per non far cadere i capelli sulle lastre; fumo tabacco per ripulire l'aria dai vapori tossici; lascio le porte socchiuse per non far rumore nello studio; bevo birra per non cadere nel whisky, e mi

metto il coltello in bocca per evitare di pungermi con la forchetta.

- Tu sei veramente un grande filosofo - disse il fotografo, -

ora saremo amici, e faremo molta strada.


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