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Attacchi

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4 Attacchi

4.1 Spoofing



Lo spoofing degli IP e' un sistema per cui un host invia dei pacchetti che dichiarano di provenire da un altro host. Siccome il filtro dei pacchetti prende le decisioni in base all'indirizzo di provenienza, lo spoofing degli IP serve a far saltare i filtri sui pacchetti. E' anche utilizzato a mascherare l'identita' di chi sferra l'attacco, utilizzando gli attacchi SYN, Teardrop, Ping of Death (ping della morte) e altri simili.

Figura 10: Esempio di un attacco Spoofing.

Le società A e B lavorano insieme allo sviluppo di un nuovo prodotto, che le renderà più competitive sul mercato. La società A ha un server sicuro mentre la società B è vulnerabile. Con un attacco di tipo spoofing alla società B, la società C può ottenere l'accesso alla società A tramite falsificazione dell'indirizzo della società B.

4.2 Denial of Service

Nonostante i Firewall siano uno dei migliori metodi per assicurare una rete locale da attacchi provenienti da Internet, ed in generale da utenti esterni a tale LAN, esistono alcuni possibili attacchi a queste macchine, che possono riuscire a mandare in crash il sistema rendendo così necessario un reboot della macchina stessa. Questi attacchi sono detti di tipo "Denial of Service" Tale termine indica una vasta tipologia di attacchi che sfrutta alcune lacune del Tcp/Ip. I DoS sono portati ad ogni tipo di computer connesso ad Internet. 20520n1311u Generalmente é possibile vedere comparire sul proprio monitor la classica schermata blue, detta anche "the blue death screen".

Le piattaforme a rischio.

Se guardiamo i vari sistemi operativi in ordine alla generalità degli attacchi Denial of Service, potremo dire che tutte le piattaforme sono potenzialmente a rischio. Se invece scendiamo nel particolare, troveremo che, a seconda del tipo di attacco, esistono dei sistemi operativi maggiormente vulnerabili rispetto ad altri, sia per mancanza di patch realmente efficaci sia per numero degli attacchi stessi in continuo aumento. Attualmente uno dei meno vulnerabili ai DoS é Linux; sottolineiamo che nessun sistema operativo può comunque definirsi a priori immune. [9]

Descrizione degli attacchi più comuni

4.2.1 Smurfing

Nella categoria degli attacchi chiamata in gergo "network-level attacks against hosts" lo smurf è uno dei più conosciuti. L'attacker spedisce un gran numero di richieste Ping broadcast a vari indirizzi di classe 'C'. Tutti questi ping hanno un indirizzo di partenza falso, che coincide con quello di una terza macchina, reale oggetto di attacco.

Il router inizia la trasmissione broadcast delle richieste ping ai vari computer "interlocutori", i quali costituiscono il mezzo inconsapevole dell'esecuzione dell'attacco.

Naturalmente gli host medesimi rispondono positivamente al ping, tutti sulla stessa macchina di destinazione ( quella precedentemente "falsificata") che va in overload a causa del numero insostenibile delle richieste.

Recentemente l'Università del Minnesota è stata colpita da un attacco smurf, che le ha creato un fermo totale dei servizi di oltre 2 ore .

Questi attacchi possono essere portati anche con tool automatici e, naturalmente come tutti gli altri, sono vietati e puniti dalla legge penale italiana. [15]

4.2.2 Land Attack

Land è stato segnalato per la prima volta verso la fine di Novembre 1997. Ne sono ancora vittime Windows 95, Windows NT, Windows for Workgroups, Sun OS, molte versioni di BSD Unix. In pratica, qualsiasi macchina che monti uno stack Tcp-Ip è potenzialmente attaccabile. Inoltre sono vulnerabili anche alcuni router Cisco, il cui dipartimento ricerca e sviluppo è comunque continuamente impegnato nel porre i rimedi del caso.

Land funziona in questo modo: La macchina "A" manda un pacchetto "spoofato" alla macchina "B" con il SYN flag attivato. Questo genera, naturalmente, un' "handshake" (stretta di mano, presa di contatto) tra il client e l' host contattato. Quando, come in questo caso ad esempio, l'indirizzo Ip di sorgente (a mezzo spoofing) è identico a quello di destinazione, l'Host bersaglio dell'attacco va in crash in quanto non riesce più a portare a termine l'operazione di Akn. In poche parole l'host va in tilt in quanto cerca di colloquiare con se stesso. [15]

4.2.3 Teardrop

É conosciuto anche come tear, TCP/IP fragment bug, overlapfrag bug . Colpisce Windows 3.1/95/NT, Linux (prima della 2.0.32 e la 2.1.63) . Gli effetti di questo attacco sono il solito crash immediato con il consequenziale reboot.

Dal punto di vista della sintomatologia degli attacchi, può essere d'aiuto questo "promemoria".

Se il sistema operativo è "riparato" contro "winnuke" and "ssping" (di cui parleremo tra poco) e va lo stesso in crash, è probabile che gli attacchi di cui si è oggetto siano "land" e "teardrop".

Se, invece, si viene sconnessi in continuazione, è probabilmente "click" ad operare. Tutti gli attacchi sinora citati vengono descritti in questo articolo. [15]

4.2.4 Bonk

Questo tipo di attacco ha come varianti-alias: boink, newtear, teardrop2 . Colpisce le piattaforme Windows 95 / NT4 ed ha come sintomi il solito Blue screen con crash conseguente.

Trattandosi di un problema che affligge le piattaforme windows, è la Microsoft a "sentire" maggiormente il problema.

Bonk funziona approfittando di un problema intrinseco dello stack TcpIp di Microsoft, relativo alla gestione dei pacchetti "Udp Malformed". Di norma questi pacchetti non dovrebbero essere generati durante delle normali sessioni Tcp Ip. Naturalmente, in questi casi, le informazioni contenute nell'header sono volutamente errate ; di conseguenza il sistema ricevente non sa gestirli e va in crash. [15]

4.2.5 Ssping

Altra colonna storica , Ssping ha come varianti: jolt, sPING, ICMP bug, IceNewk, "Ping of Death".

L'attacco viola le piattaforme Windows 95 / NT

La sintomatologia consiste in un blocco del computer, con richiesta di un reboot (si tenga conto che il semplice ctrl+alt+del non funziona). Dopo il reboot, la macchina riprende a funzionare. [15]

4.2.6 WinNuke

Le sue varianti sono: Windows OOB bug.. Questo attacco colpisce tutte le piattaforme windows e da come sintomo il solito "Blue Screen" (Vxd) error. Naturalmente la macchina e la connessione non sono utilizzabili in quanto vengono bloccate. [15]

4.2.7 Syn Flood

Qualsiasi sistema connesso ad Internet che fornisce servizi di rete basati sul TCP (come Web Server, FTP Server, Mail Server o Proxy Server come nel nostro caso) è potenzialmente soggetto a questo attacco, in quanto viene utilizzata una lacuna dello stack del protocollo. In particolare quando un sistema (il client) tenta di stabilire una connessione TCP ad una macchina che fornisce un servizio (il server), questi due sistemi si scambiano una sequenza di messaggi.

Il sistema client inizia mandando un messaggio, detto SYN, al server, che lo riconosce e lo accetta mandando a sua volta un messaggio di replica, detto SYN-ACK, al client che per concludere la procedura di apertura della connessione manda un secondo messaggio, detto ACK, al server. Una rappresentazione di questa procedura è la seguente (Figura 11):

Figura 11: Connessione tra Client-Server

Il momento in cui viene effettuato l'attacco è il punto in cui il server ha risposto al messaggio SYN con il SYN-ACK, ma non ha ancora ricevuto l'ACK dal client, momento in cui si ha una "connessione parzialmente-aperta". Il server a questo punto della procedura ha costruito all'interno della sua memoria una struttura dati che descrive tutte le connessioni appese.

Creare connessioni parzialmente aperte può essere fatto facilmente tramite l'IP Spoofing. Il sistema che attacca manda ripetutamente messaggi di SYN alla macchina vittima che risponderà con dei messaggi SYN-ACK indirizzati a client da cui però non riceverà mai risposta.

Quando la struttura dati della macchina vittima si riempie, questa non è più in grado di accettare nuove connessioni in entrata, fin quando tale struttura non viene svuotata. Normalmente c'è un tempo di time-out associato ad una connessione "appesa", in modo tale far cadere le connessioni parzialmente aperte permettendo al sistema attaccato di "ripulirsi".

Questo meccanismo di sicurezza è però facilmente aggirabile dall'attaccante, aumentando la frequenza con cui i pacchetti con richiesta di una nuova connessione vengono spediti alla vittima.

In alcuni casi il sistema attaccato, esaurendo la memoria, viene reso inoperativo.

Un possibile rimedio a questo attacco è quello di limitare il numero di SYN-ACK in attesa di risposta che possono essere presenti nella struttura in modo da evitarne il riempimento e il conseguente crash del sistema. [15]

4.2.8 ICMP Flood

Detto anche ping flood, chiude la nostra lista. Colpisce tutte le connessioni modem e si manifesta con loro overflow; le applicazioni internet rallentano concretamente, e dopo 15-60 secondi cade la connessione. Questa può essere ristabilita senza altri problemi, non sono necessari reboot né vengono generati crash.

Patches: Non sono state annunciate patches. In quanto l'attacco opera sull'accesso remoto, colpendo le debolezze del modem, non dello stack Tcp-Ip o altro. L'unica soluzione possibile potrebbe consistere nell'adozione di un firewall da parte del proprio ISP, ma non tutti convengono sull'utilità di tale intervento (quale soluzione per questo problema, s'intende).

4.3 Distributed Denial of Services

Nei primi mesi del 2000 si è spesso sentito parlare di sabotaggi effettuati contro alcuni dei principali siti Internet.

Molti dei principali siti di Internet sono stati messi in ginocchio da quello che sembra essere stato il più massiccio attacco mai lanciato sulla rete.

Yahoo! è stato il primo a subirli, avendo riportato un blackout di tre ore domenica 6 febbraio 2000.
Buy.Com non era raggiungibile la mattina del lunedì 7, CNN ed eBay non lo erano nel pomeriggio, mentre Amazon e Zdnet sono rimasti isolati parecchie ore la notte di lunedì.

Articoli tecnici hanno spiegato il fenomeno come un Distributed Denial of Services attack (DDoS): un genere di attacco nel quale i cosiddetti pirati (crackers) attivano un numero elevatissimo di false richieste da più macchine allo stesso server consumando le risorse di sistema e di rete del fornitore del servizio. In questo modo il provider "affoga" letteralmente sotto le richieste e non è più in grado di erogare i propri servizi, risultando quindi irraggiungibile.

Alcuni dei network provider coinvolti hanno dichiarato di essere stato sommersi da oltre 1 Gb al secondo di traffico.

Anche se questo genere di attacco non è affatto nuovo sulla rete, non ne erano mai stati rilevati su così vasta scala e su così tanti obiettivi importanti quasi in contemporanea.

Gli antenati degli attuali attacchi si manifestavano andando ad esaurire risorse hardware della vittima, quali lo spazio su disco, la memoria e la CPU: ciò era ottenibile spedendo pochi pacchetti malformati che mandavano in crash il sistema remoto. Il più noto tra le utility di questo genere è stato nuke e il più popolare WinNuke (WinNuke è ancora in grado di mandare in crash molte macchine desktop Win95 e server NT se non hanno applicato le opportune patch.).

Il primo (e il più abusato) prodotto di DoS che ha acquisito notorietà è stato lo smurf attack che tutt'oggi è in grado di paralizzare reti con tecnologie non aggiornate (generalmente piccole/medie aziende e ISP locali).

In seguito è venuto The LowDown, conosciuto anche come Network Saturation Attack o Bandwidth Consumption Attack: un nuovo attacco DoS in grado di inondare un network di un numero impressionante di pacchetti. I router e server che subiscono l'attacco, nel tentativo di gestire correttamente il traffico compiono un eccessivo lavoro che li mette in crisi. Ovviamente l'eccesso di traffico ostile rende impossibile anche il traffico lecito (posta, web, ecc.) bloccando quindi in pochi minuti intere reti.

La generazione successiva (l'attuale) è appunto quella dei Distributed Denial of Service (DDoS) attack. Spingendo all'eccesso l'idea del network saturation attack, il DDoS ripete lo stesso approccio utilizzando però diversi punti d'ingresso contemporanei: in questo modo un cracker è in grado di mettere in ginocchio sistemi più grandi che sarebbero indifferenti ad un singolo flood. Per effettuare questo genere di operazione si deve poter installare un proprio agente sui sistemi da cui si vuole scatenare l'attacco stesso.

È quindi una tecnica che viene preparata per tempo, attrezzandosi con un pool di macchine compromesse da poter scagliare contro il sistema vittima.

La principale domanda cui tutti cercano di rispondere è chi sia stato a effettuare questi attacchi e perché.

Inoltre sono stati organizzati diversi incontri per cercare di capire come sono condotti questi attacchi e come sia possibile difendersi.

Tra le diverse ipotesi prese in considerazione vi è anche quella di un'azione portata avanti dai servizi segreti americani per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla questione della sicurezza su Internet e far approvare più rapidamente il nuovo testo di legge (Electronic law enforcement) attualmente allo studio del parlamento americano, che introdurrebbe severe restrizioni e controlli sulla rete.

In realtà questi attacchi sono resi possibili dall'attuale implementazione del protocollo TCP/IP. Per una scelta di realizzazione, infatti, non è stata posta particolare sicurezza sull'identificazione del mittente di ogni pacchetto e se questo da una parte consente garanzie di anonimato, dall'altro può essere sfruttato con apposite tecniche per far credere che il pacchetto provenga da sistemi differenti da quello effettivo. Queste limitazioni saranno in parte superate dalla prossima adozione di IPv6. [11]

Ad oggi non esiste una soluzione unica al problema ma esistono molti modi per tutelarsi; nei paragrafi che seguono ne presentiamo alcuni. [10]

4.4 Difesa da attacchi DoS

4.4.1 Network Incoming Filtering

Tutti gli ISP dovrebbero implementare dei filtri in ingresso sui propri router e firewall in modo da bloccare i pacchetti che contengano informazioni alterate sulla loro provenienza (in gergo Spoofed).

Anche se questo accorgimento non impedisce il verificarsi di un attacco, consente di ricostruire la provenienza dei pacchetti in maniera più semplice e veloce. [12]


4.4.2 Limit Network Traffic

La maggior parte dei router consente oggi di limitare la quantità di banda usata da un particolare servizio.

Questa capacità è spesso definita come traffic shaping o Quality of Service (QoS) ed è implementabile anche utilizzando una piccola macchina Linux come gateway.

La Cisco chiama questa capacità Committed Access Rate (CAR).

Sfruttando questa caratteristica, per esempio, è possibile configurare i propri sistemi in modo da fornire più banda ai servizi web a discapito di altri servizi (per esempio ftp).

Com'è facilmente intuibile, questa capacità può essere usata anche in maniera reattiva per fermare un DDoS.

Per esempio se l'attacco usa pacchetti ICMP o pacchetti TCP SYN è possibile configurare i sistemi in modo da limitare la banda utilizzabile da questi pacchetti. [12]


4.4.3 Intrusion Detection Systems e Host Auditing Tools

È possibile utilizzare un Intrusion Detection System o un tool di auditing per identificare malintenzionati mentre cercano di comunicare con i loro sistemi slave, master o agent.

Ciò consente di sapere se alcune macchine all'interno della propria rete sono utilizzate per lanciare un genere di attacco conosciuto ma non sempre sono in grado di identificare nuove varianti o prodotti nuovi.

La maggior parte delle soluzioni commerciali sono ormai in grado di riconoscere Trinoo, TNF o Stacheldraht.

L'FBI fornisce gratuitamente un prodotto chiamato "find_ddos" che cerca all'interno del filesystem prodotti di DDoS quali Trinoo, TNF, TNF2K e Stacheldraht.

Il prodotto è disponibile solo in formato binario sia per Solaris (Sparc e Intel) che per Linux (Intel); non dimentichiamo che l'assenza di sorgenti rende l'applicativo non controllabile e quindi, potenzialmente, potrebbe contenere delle backdoors. [12]

4.4.4 Network Auditing Tools

Sono numerosi i programmi che consentono l'analisi di una intera rete aziendale per verificare la presenza di agenti per DDoS. Alcuni esempi sono nel paragrafo 5.8 Auditing.

4.5 Origini e rimedi

Partite da questo presupposto, mai superfluo: fatta la legge trovato l'inganno. Trasponendo questo concetto nel nostro caso, potremo tranquillamente affermare che una volta trovata la patch al problema, la "concorrenza" è subito pronta a neutralizzarla immettendo nel circuito una variante dell'attacco.

Land, per esempio, trae le sue origini da attacchi del tipo "Syn Flood" che hanno aperto la strada alle successive scoperte delle debolezze intrinseche del Tcp-Ip.

Anche per il Bonk , per esempio, viene comunque consigliato di utilizzare un sistema di difesa perimetrale (firewall) che abbia tra le sue caratteristiche la possibilità di filtrare i pacchetti Udp malformed, in modo tale da consentire una difesa "a monte" delle macchine vulnerabili.

Sempre relativamente alla scelta della politica preventiva dei DoS, alcuni consigliano una politica di packet filtering per evitare questo tipo di attacchi. Tuttavia altri hanno dimostrato che un approccio di tipo "stateful inspection" è assai più dinamico ed è effettivamente meno aggirabile della classica politica "router based".

Un Bug esemplificativo dei DoS su device critici.

Piattaforma : Ascend

Uno degli obiettivi preferiti dei malicious hacker è il router.

Recentemente sono stati segnalati dei bug che colpiscono i prodotti Ascend Communications Pipeline access router e MAX access server. In particolare risultano essere vulnerabili le versioni 5.0Ap42 (MAX) e 5.oA (Pipeline).

I bug sono due. Sono basati su una debolezza pratica dei sistemi operativi proprietari sopra citati e consentirebbero al malicious hacker, in possesso di una sufficiente esperienza, o di colpire con un DoS o, addirittura, di effettuare il download dell'intero file di configurazione del router, comprese le password di accesso remoto e le altre informazioni riservate.

Andiamo un nel dettaglio. Relativamente all'attacco denial of service, l'attacker può mandare in crash il router, mandandogli dei pacchetti Udp malformed sulla porta che il router stesso usa per farsi localizzare dal tool di remote management (chiamato Ascend Java Configurator) la porta in questione è la Udp 9 (Udp discard port).

Il secondo attacco sfrutta SNMP. Si tratta di qualcosa "leggermente" più preoccupante, in quanto, come abbiamo detto prima, può consentire il totale controllo del router.

Il sistema SNMP di Ascend consente di settare a vari livelli le variabili Mib. É protetto da password di scrittura ("write") e lettura ("pubblic") e ha delle estensioni proprietarie. All'interno delle Mib sono compresi una serie di configurazioni di sistema, chiamate "sysconfigTftp".

La gestione di queste variabili può essere effettuata attraverso TFTP. Ciò significa che una volta ottenute le password (la qual cosa non è inverosimile viste le nostre premesse) l'attacker può addirittura riconfigurare il router. A tal fine è indispensabile che l'accesso alle operazioni di scrittura siano disabilitate o ne venga reso difficile l'accesso con strong password.

Comunque, tutto il web site di ascend contiene dati interessanti sulla gestione di queste problematiche che vengono continuamente aggiornati. [13]


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