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MISTERO DI ORIONE

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MISTERO DI ORIONE



( IMMAGINE 1, titolo)

Introduzione

La costellazione di Orione, ( IMMAGINE 2 ) fin dai tempi più remoti, ha sempre esercitato un grande fascino sulle popolazioni delle varie civiltà. Oggi, studiosi delle più disparate discipline ne stanno riscoprendo l'importanza e il messaggio. Tra le tante ipotesi proposte alcune rasentano l'incredibile, altre il grottesco. Ma un attento studio dei reperti archeologici giunti sino a noi, permette di rintracciare un filo conduttore che lega le credenze su Orione.

Chi, per primo, ha detto qualcosa su Orione? E con quale intento? Esiste un messaggio valido anche per noi sul tema di Orione?

Non è improbabile che, come il racconto del diluvio, anche per Orione si sia tramandato un insegnamento che ha origine dal nucleo dei sopravvissuti alla grande catastrofe universale e da questi trasmesso ai discendenti e diffuso in ogni angolo della terra, ricevendo connotazioni e aggiustamenti in base alle culture poi sviluppatesi autoctonamente.

Forse i sopravvissuti al diluvio erano portatori di una informazione, di un messaggio, utili anche per i nostri giorni.

E' scritto in cielo

Numerose civiltà, abbiamo detto, conservano nelle loro produzioni letterarie degli accenni alla costellazione di Orione.

Secondo Lokamanya Tilak ( IMMAGINE 3 ), in India nei paramenti dei sacerdoti Parsi e dei Bramani, è contemplato anche un 'sacro cordone', una specie di corda fatta con fibre vegetali, addobbata attorno al petto degli officianti e alla quale vengono fatti tre nodi proprio sopra l'ombelico, a simboleggiare le tre stelle della cintura di Orione.

Tracce di una trinità associata ad Orione si trovano anche nella cultura Maya ( IMMAGINE 4 ). Hancock ci informa che "Le tre stelle della cintura di Orione sono generalmente descritte nel Popol Vuh come pietre disposte 'nel focolare della creazione', o come la tartaruga della rinascita".

I Maya concepivano la terra come una immensa tartaruga dalla quale era uscito, fendendone il guscio, l'Antenato, il Signore della vita. Questo Antenato ( di cui riparleremo) è rappresentato nei reperti archeologici con la testa di granturco e con una cint 545v2113f a dove campeggiano tre stelle. Secondo il Gillette sono probabilmente "Gli astri della Cintura di Orione. Per i Maya i tre astri rappresentavano la frattura nel cosiddetto Guscio della Tartaruga Cosmica, da cui, nel mito della creazione, rinacque l'Antenato".

Un riferimento ad Orione si troverebbe anche in una delle grandi figure ( IMMAGINE 5 ) incise sul terreno degli altopiani di Nazca in Perù. La dottoressa Phillis Pitluga, astronoma presso il Planetario Adler di Chicago, dopo aver effettuato un approfondito studio computerizzato degli allineamenti stellari di Nazca, è giunta alla conclusione che la famosa figura del ragno fu concepita come un diagramma terrestre dell'immensa costellazione di Orione, e che le linee drittissime collegate alla figura sembrano essere state tracciate per rilevare, nel corso delle epoche, il variare delle declinazioni della Cintura di Orione.

Ma la scoperta più eclatante, riguardo ai collegamenti con la costellazione di Orione nelle antiche civiltà, è stata fatta da Robert Bauval. Nel 1993 ( IMMAGINE 6 ) Bauval, in viaggio in Egitto, notò che quando attraversavano il meridiano di Giza, le tre stelle della cintura di Orione formavano una linea completamente dritta nella parte alta del cielo meridionale. Le due stelle più basse, che gli arabi chiamano Alnitak e Alnilam, formavano una diagonale perfetta mentre la terza stella, Mintaka, appariva leggermente spostata a sinistra rispetto all'osservatore ( IMMAGINE 7 ). Questo allineamento, sempre secondo Bauval, corrisponde esattamente alla pianta delle tre piramidi dell'altopiano di Giza.

Bauval scoprì anche che le stelle della cintura di Orione ( IMMAGINE 8 ) sono inclinate in direzione sud-ovest lungo una diagonale relativa all'asse della Via Lattea, e le piramidi sono inclinate in direzione sud-ovest lungo una diagonale relativa all'asse del Nilo.

Se si guarda attentamente ( IMMAGINE 9 ) in una notte serena si vedrà che anche la più piccola delle tre stelle, quella situata in alto ( Mintaka ), si trova leggermente spostata a est rispetto alla diagonale principale formata dalle altre due. Questo disegno è riprodotto sul terreno dove riscontriamo che la Piramide di Micerino (la più piccola delle tre) si trova esattamente nella misura giusta a est rispetto alla diagonale principale formata dalla Piramide di Chefren (che rappresenta la stella centrale, Alnilam) e la Grande Piramide, (che rappresenta Alnitak). "risulta evidente - conclude Bauval - che tutti questi monumenti furono posizionati secondo una pianta generale modellata con straordinaria precisione su quelle tre stelle. Ciò che realizzarono a Giza fu di costruire la Cintura di Orione sul terreno" ( IMMAGINE 10 ).

Bauval, inoltre, afferma che esistono sul terreno intorno alla zona di Giza altre piramidi, alcune ormai distrutte ( IMMAGINE 11 ), che riproducono l'intera regione celeste di Orione, compresa la costellazione delle Iadi, rappresentata in terra dalle piramidi di Dashour. ( IMMAGINE 12 )

Osiride e Orione

Alcuni studiosi affermano che nella Grande Piramide ( IMMAGINE 13 ) si officiavano particolari riti in favore del faraone defunto. Come si sa, il re rappresentava il dio Osiride.

Nel pantheon egiziano Osiride e Iside sono tra gli dei più importanti e sono rappresentati l'uno da Orione e l'altra dalla stella Sirio . Nella Grande Piramide si trovano due grandi stanze, quella del re e quella della regina e, a detta di alcuni astronomi, da queste due camere partirebbero i condotti che, in un preciso momento dell'anno, in una precisa epoca, miravano contemporaneamente uno (quello che parte dalla camera del re) sulla prima stella della Cintura di Orione, e l'altro (quello che parte dalla camera della regina) sulla stella Sirio.

Quando il faraone moriva gli veniva riservata una complessa cerimonia funebre il cui scopo era quello di 'proiettarlo' nella zona celeste di Orione, dove sarebbe rinato sotto forma di una stella.

Faulkner afferma che la costellazione di Orione era una delle dimore ultraterrene dei defunti re, tramutati in stelle.

Anche Mercer, nel suo Religion of Ancient Egypt, rileva che il re morto era identificato con Osiride, che a sua volta si identificava con la costellazione di Orione.

Da numerosi Testi delle Piramidi risulta chiaro che Orione (Sahu per gli egiziani) era identificato con Osiride rinato. Leggiamone alcuni: ( IMMAGINE 14 )

"O re, tu sei questa grande stella, il Compagno di Orione, che attraversa il cielo con Orione, che naviga l'Oltremondo con Osiride, tu ascendi dall'oriente al cielo, venendo rinnovato nella tua giusta stagione e ringiovanito nel tempo dovuto. Il cielo ti ha ridato vita con Orione" (PT 882-883)

( IMMAGINE 15 ) "Guardate egli è diventato come Orione, guardate Osiride è diventato come Orione. O re, il cielo ti concepisce come Orione. tu ascenderai regolarmente con Orione dalla regione orientale del cielo, tu discenderai regolarmente con Orione nella regione occidentale del cielo" (PT 820-822)

Che gli egiziani avessero, nell'antichità, una religione stellare è fuori di dubbio. Leggiamo altri Testi delle Piramidi ( IMMAGINE 16 ) "Il re è una stella che illumina il cielo" (PT 1455); e ancora "Guardate il re sorge come una stella che si trova sul lato inferiore del cielo" (TP 347); oppure "Il re, una stella luminosa che giunge da lontano. il re appare come una stella" (TP 262).

Per gli egiziani la porzione di cielo ove campeggia Orione era chiamato Duat ( IMMAGINE 17 ), ancora leggiamo sui Testi delle Piramidi: "Il Duat ha afferrato la tua mano nel luogo dove si trova Orione" (PT 802); e ancora "Vivi e sii giovane di fianco a tuo padre (Osiride), di fianco a Orione nel cielo" (PT 2180).

Il Duat è un concetto simile al cristiano 'Regno dei cieli'. Gli egiziani avevano pensato di riprodurre sulla terra questo Duat celeste. Amcora Bauval nota: "L'idea che l'antico Duat, il cielo degli egiziani, avesse una controparte sulla terra, è una cognizione che gli egittologi hanno desunto da molti testi funerari esistenti nei musei di tutto il mondo".

Nel Libro delle due vie, contenente testi funerari del Regno Medio, si spiega che fisicamente, sulla terra, esisteva un luogo che fungeva da porta che dava direttamente accesso al Duat. Questo luogo era chiamato Rostau, la necropoli mentita nella parte meridionale di Giza. Ma Rostau era l'antico nome di Giza. Quindi Giza è il Duat terrestre, come Orione è il Duat celeste.

Ne consegue che tutti i riti funebri condotti nella necropoli di Giza avevano il solo scopo di interagire con gli eventi del Duat celeste e, in un certo senso, influenzarli. Era un po' come operare sulla terra per tener sotto controllo il cielo.

Il fiume celeste

Sempre dai Testi delle Piramidi veniamo informati che gli egiziani, nella topografia del loro Duat, sia celeste che terrestre, parlavano di 'vie d'acqua' su cui recarsi, da attraversare, da navigare. Essi erano inoltre convinti che il Nilo rappresentasse sulla terra il 'fiume celeste', cioè la Via Lattea.

Il re defunto veniva proiettato in cielo a raggiungere la Via Lattea, che doveva attraversare. Così spiegano i testi originali ( IMMAGINE 18 ):

"Possa tu sollevare me (il re defunto) e innalzarmi alla Serpeggiante Via d'acqua. Possa tu pormi fra gli dei, le stelle imperiture" (PT 1759)

"La Serpeggiante Via d'acqua è in piena, i Campi di Canne sono colmi d'acqua, e io (il re defunto) sono traghettato su di essa laggiù al lato orientale del cielo, al luogo dove gli dei mi hanno foggiato, dove sono nato nuovo e giovane. Guardate, mi levo come una stella che si trova sul lato inferiore del cielo." (PT 343-357)

Un breve excursus ( IMMAGINE 19 ) ci dimostrerà come non soltanto gli egiziani credevano che la Via Lattea fosse un sentiero da attraversare, o percorrere, dopo la morte.

Orfici e Pitagorici dicevano che i defunti dimoravano nella Via Lattea

Fra gli indios Sumo dell'Honduras e del Nicaragua si ritiene che 'Madre Scorpione' dimori in fondo alla Via Lattea dove riceve i defunti.

I Pawnee e i Cherokee dicono che i defunti sono accolti da una stella all'estremità settentrionale della Via Lattea.

In India la Galassia era rappresentata dal Gange, e il Gange si pensava che nascesse dalla Via Lattea.

I Nativi nord-americani credevano che la Via Lattea fosse il 'Sentiero degli Spiriti'.

Tornando agli egiziani, il Nilo veniva quindi a rappresentare sulla terra la Via Lattea, e la Via Lattea era realmente la 'via celeste' che i defunti attraversavano dopo la morte per giungere in Orione ( IMMAGINE 20 ).

Nelle complesse cerimonie funebri in onore del faraone, gli egiziani trasportavano il suo corpo, su una barca cerimoniale, da una sponda del Nilo all'altra. Il punto di approdo era la necropoli di Giza. Quindi Giza veniva anche a rappresentare il Duat terrestre, il regno dei cieli rappresentato sulla terra. Giza e il Nilo, in definitiva, rappresentavano Orione e la Via Lattea.

Come sulla terra il faraone attraversava il Nilo per giungere a Giza, così in cielo, dopo che vi era stato proiettato' attraverso il condotto nella Grande Piramide attraversava la Via Lattea per giungere finalmente in Orione, il vero Duat.

Gillette ci riferisce che una cerimonia simile veniva approntata dalle popolazioni del centro America.

Ricordiamo la canoa di Doppio Pettine ( IMMAGINE 21 ) che compie il suo ultimo viaggio nell'aldilà, traghettato da dèi rematori.

Vale la pena di ricordare anche che sulla canoa del re americano figurano tre dei dalla forma animalesca: un cane, un uccello e una scimmia. Mentre sulla barca di faraone che compie un analogo tragitto, vi sono tre dei dalla forma umana ma con le teste di cane, di uccello e di scimmia.

In modo analogo agli egizi anche i popoli centro americani svilupparono una architettura sacra basata sulle costellazioni.

Secondo l'archeologo Robert Cormack ( IMMAGINE 22 ) "l'ultima capitale dei Maya Quichè degli altopiani guatemaltechi, è stata progettata secondo lo schema celeste riflesso dalla forma della costellazione di Orione"

Mentre il prof. Stansbury Hagar (segretario del Dipartimento di Etnologia al Brooklyn Institute of the Arts and Sciences), è convinto che Teotihuacan, antica città azteca a 50 chilometri nord-est da Città del Messico è stata costruita con lo stesso intento. In questo sito, come a Giza, si trovano tre piramidi ( IMMAGINE 23 ) affiancate dal lunghissimo 'Viale dei Morti'. Secondo Hagar, il viale doveva rappresentare la Via Lattea, come il Nilo per gli egiziani, e l'intero sito era stato progettato come una sorta di carta del cielo che "riproduceva sulla terra una presunta pianta celeste dello spazio dove dimoravano le divinità e gli spiriti dei morti".

Come in Egitto ( IMMAGINE 24 ), anche a Teotihuacan, le tre piramidi, quella della Luna, quella del Sole e quella di Quetzalcoatl, sono posizionate a rappresentare la cintura di Orione.

Secondo varie interpretazioni la parola Teotihuacan significa proprio "Luogo dove gli uomini diventano dei", oppure "Luogo dove partono gli dei". Altri, più semplicemente, traducono con "La città degli dei".

Le stesse tradizioni centroamericane raccolte nel XVI secolo da Padre Bernardino de Sahagun riferiscono che la città era nota perché "i Signori la sepolti, una volta deceduti, anziché morire si trasformavano in dei. (la città) era il luogo dove gli uomini diventavano dei". Era anche conosciuta come "il posto di quelli che avevano la strada degli dei".

Sembra che anche in Italia, a Montevecchia (Lecco) ( IMMAGINE 25 ) ci siano delle piramidi, tre, disposte con la stessa geometria di quelle di Giza e di Teotihuacan. Ma la scoperta è ancora sottoposta al vaglio degli studiosi e una parola definitiva non è ancora stata detta. Seguiremo gli sviluppi della vicenda.

Ancora i Sumeri

Abbiamo a lungo parlato degli egizi, ma sembra improbabile che siano stati loro ad elaborare la complessa 'teologia' su Orione. Infatti lo studioso De Santillana ( IMMAGINE 26 ) afferma che "L'idea egiziana che Orione era Osiride non è accettabile dato che senz'altro Orione è precedente a Osiride", quindi le nozioni sulla costellazione "sembrano essere state dottrina comune nell'età precedente la storia e in tutta la fascia delle civiltà superiori intorno al nostro globo; sembra anche che siano nate dalla grande rivoluzione intellettuale e tecnologica del tardo neolitico", per cui: "l'intensità e la ricchezza, nonché la coincidenza di particolari in questo stratificarsi di riflessioni hanno portato alla conclusione che tutto ebbe origine nel Vicino Oriente".

Noi avevamo postulato l'ipotesi che fossero state sparse sulla superficie del globo da coloro che, inizialmente residenti in Armenia dopo il diluvio, si sono poi sparsi in ogni direzione, fondando le grandi civiltà che tutti conosciamo.

Con tutta probabilità gli avi dei Sumeri sono all'origine della nozione di Orione quale porta stellare. Ci sono prove archeologiche consistenti a favore di questa tesi.

Orione e la Bibbia

Secondo l'archeologo Rohl i Sumeri erano, con molta probabilità, gli antenati dei Patriarchi biblici. Senz'altro Abramo e la sua gente avevano ascendenze in tal senso. Quindi non è fuori luogo trovare citazioni su Orione nella Sacra Scrittura ebraico-cristiana.

C'è un solo problema: la Bibbia, dalla prima all'ultima pagina, stigmatizza il culto astrologico e l'uso dei riferimenti zodiacali, poiché li colloca sul piano dell'idolatria. Infatti i redattori sacri hanno sempre menzionato soltanto le costellazioni dell'Orsa e delle Pleiadi, perché funzionali alla navigazione e all'orientamento in genere. Perché allora menziona Orione in 4 passaggi? Addirittura, in uno di essi, pone Orione in relazione ad un evento escatologico della massima importanza!

I passi di cui sopra sono ( IMMAGINE 27 ): Giobbe 9:9 e Giobbe 38:31; Amos 5:8; Isaia 13:5-10. Proprio quest'ultimo brano illustra gli eventi che si collocano alla fine del mondo quando, secondo l'insegnamento biblico, dovrebbe tornare sulla terra il Messia per completare l'opera della redenzione. Così è scritto "Urlate, poiché il giorno dell'Eterno è vicino; esso viene come una devastazione dell'Onnipotente. Ecco, il giorno dell'Eterno giunge. Poiché le stelle e Orione non faran più brillare la loro luce"

In molte bibbie la parola Orione viene tradotta con "costellazioni", ma negli antichi testi della Bibbia dei Settanta, è correttamente riportato "Orione".

Quindi, Orione è associato al ritorno del Cristo sulla terra.

Stupirà sapere che allo scadere della profezia detta delle "2300 sere e mattine", scritta da Daniele 2600 anni fa, sorge un movimento mondiale di risveglio e riforma religiosi. In seno a questo movimento una donna, Ellen White, considerata anch'essa una messaggera di Dio, riceve in visione una informazione sui tempi della fine del mondo.

Ricordiamo che, sempre secondo la profezia menzionata, dal 1844, anno in cui scade, il tempo corre verso il compimento finale. Insomma dal 1844, secondo la Bibbia, è iniziato il periodo che comunemente si chiama "fine dei tempi" e al cui termine apparirà il Messia.

Ellen White ( IMMAGINE 28 ) parlando proprio di quel giorno, nel riportare i termini della visione, così scrisse nel suo libro "Early writings", del 1848 "Apparvero grosse nubi oscure e cozzarono le une contro le altre. L'atmosfera si squarciò e si arrotolò all'indietro, allora noi potemmo guardare attraverso lo spazio aperto in Orione, da dove proveniva la voce di Dio. La Santa Città scenderà attraverso questo spazio aperto"

Alcuni scienziati sono perplessi nel constatare quanti fenomeni strani ed inspiegabili stiano avvenendo nella zona di Orione in questi ultimi anni. Nessuno capiva cosa volesse dire Dio a Giobbe quando affermò ( IMMAGINE 29 ) "Sei tu che stringi i legami delle Pleiadi, potresti tu sciogliere le catene di Orione?"

Potrebbe sembrare soltanto un linguaggio figurato, ma forse non è così. Alcuni anni or sono è apparso in televisione uno scienziato che, parlando di anomalie nella zona della cintura di Orione, affermava che le stelle di essa si stavano allontanando vertiginosamente le une dalle altre in sensi opposti e, per illustrarlo usò specificatamente questa espressione: "La cintura di Orione si sta sciogliendo". Dio aveva detto a Giobbe: "Puoi tu sciogliere le catene di Orione?"

Perché Orione è incatenato? E si prevede che possa essere sciolto? Che cosa, in Orione è per ora incatenato e che potrebbe sciogliersi?

Ellen White mette Orione implicitamente in relazione con il ritorno del Messia sulla terra alla fine del mondo. Non è la sola.

Lo studioso Adrian Gilbert mette anch'esso Orione e i fenomeni celesti ad esso connessi, in relazione con l'apparizione del Messia, Così scrive nel suo libro "I re pellegrini" (IMMAGINE 30): "Orione, così come nell'antichità simboleggiava Osiride, il padre dei faraoni egizi, adesso rappresenta anche il Padre che risiede nei cieli di Gesù. Pare dunque che l'ascensione al cielo di Gesù sia strettamente collegata ad Orione. Stando così le cose abbiamo ulteriori motivi per ricordare che Orione, il padre del tempo sta attualmente raggiungendo il suo punto di massima elevazione nel cielo"

E quindi conclude ( IMMAGINE 31 ): "Che una porta stellare sia sul punto di aprirsi?"

Gilbert ha commesso l'errore di imbastire date sul ritorno del Messia, e qui non lo seguiamo; ma ha avuto il coraggio di trattare il problema nei suoi giusti termini. Anch'egli pensa ad Orione come ad una porta stellare, una specie di diaframma spazio-temporale che immette in dimensioni a noi sconosciute; forse l'eternita?

Gilbert ha inoltre involontariamente usato le stesse immagini della Bibbia e di Ellen White, affermando che qualcosa si sta "aprendo", cioè si sta "sciogliendo".

Forse un altro indizio potrà metterci sulla giusta strada ( IMMAGINE 32 ): l'etimologia della parola che individua la stella più luminosa di Orione, Betelgeuse.

Gli studiosi ci informano che è una parola di derivazione ebraica ed è composta da Betel (Casa di Dio), e Jahase ( Fuoco divino). Quindi, Betelgeuse potrebbe significare all'incirca "Fuoco divino nella casa del Signore".

Che avessero ragione gli antichi quando, trasmettendoci informazioni su Orione, ci rivelavano una verità insieme scientifica e religiosa? Cioè che la costellazione è la porta d'accesso all'eternità, al Regno dei cieli, alla Casa del Padre?

Gesù, parlando ai suoi discepoli della sua morte li preparava all'evento rincuorandoli con delle promesse; in una occasione menzionò proprio una dimora, delle case, che sarebbe andato a preparare, naturalmente dopo la sua ascensione. Leggiamo il testo nell'evangelo di Giovanni (IMMAGINE  33 ): "Il vostro cuore non sia turbato. nella casa del Padre mio ci sono molte dimore, io vado a prepararvi un luogo"

( IMMAGINE 34 ) "E quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò, e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi" ( Giovanni 14:1-3)

Conclusioni

Forse l'antico messaggio su Orione è stato veramente riscoperto nella nostra epoca. Dio ha voluto comunicare all'uomo una parola di speranza; ha voluto additare un luogo dal quale proveniamo e nel quale possiamo tornare: la nostra casa vera, il famoso "paradiso perduto".

Lo psicologo svizzero Paul Tournier afferma che l'uomo ha bisogno di un posto; ne ha un bisogno disperato e ne è continuamente alla ricerca. Questo luogo, afferma ancora lo studioso, l'unico che può dare realmente sicurezza totale è proprio l'Eden perduto, e ci ricorda come da bambini ci costruivamo delle traballanti capanne fatte con le coperte e gli spazzoloni della mamma e nelle quali ci sentivamo comunque sicuri, sereni, padroni di un luogo appunto. Quelle capanne rappresentavano, senza che ne fossimo coscienti, il luogo originario, la casa del Padre, posta dietro la porta di Orione.

Orione è la meravigliosa parabola di un Dio che non ha dimenticato l'uomo e che presto tornerà per portarlo a casa; nel luogo in cui, per usare una espressione della stessa Bibbia, non ci saranno più né lacrime, né dolore, né grido, né morte.

Crediamo che gli egizi e le altre popolazioni dell'antichità, abbiano conservato soltanto una parte dell'insegnamento su Orione. A volte questo messaggio è stato stravolto, come nel caso della verità sui defunti che, secondo l'insegnamento biblico, non sono già nel luogo ove si trova Orione, ma giacciono ancora incoscienti nella tomba in attesa della resurrezione.

Questa resurrezione ci sarà soltanto l'ultimo giorno della storia dell'umanità quando, scendendo da Orione, il Messia verrà svegliare i morti.

Orione ci dice che c'è una patria, c'è una vita dopo la morte, c'è un Messia che garantisce tutto questo.

Bibliografia

AVENI ANTHONY: "Scale fino alle stelle", ed. Corbaccio, Milano 2000

BAUVAL-GILBERT; "Il mistero di Orione", ed. Corbaccio, Milano 1997

BONIFACIO ANTONIO; "L'Egitto dono di Atlantide", Agpha Press, Roma, 1998

DECHEND-DE SANTILLANA: "Il Mulino di Amleto", Adelphi, Milano 1983

GILBERT ADRIAN: "I re pellegrini", ed. Corbaccio, Milano 1988

LEMESURIER PETER: "Gli dei dell'alba", Milano 1998

HANCOCK GRAHAM: "Le impronte degli dei", ed, Corbaccio, Milano 1996

HANCOCK-BAUVAL: "Custode della Genesi", ed. Corbaccio, Milano 1997

HANCOCK GRAHAM: "Lo specchio del cielo", ed. Corbaccio, Milano 1998

WADE  KEN: "The Orion conspiracy", Pacific Press Publishing Association, Boise 1994


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