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SISTEMA DI BUDGET, CONTROLLO DI GESTIONE E BILANCIO

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SISTEMA DI BUDGET, CONTROLLO DI GESTIONE E BILANCIO

Traccia



La Jolly S.p.a. è un'impresa industriale che al 31/12/n-1 presenta una situazione così caratterizzata:

Patrimonio netto 5.100.000 migliaia di lire;

ROE 8%;

ROI 9,5%;

Leverage 2,2;

Ricavi netti di vendita 28.875.000 migliaia di lire, risultanti dalla vendita di due prodotti (A e B), rispettivamente al prezzo unitario di 3.000 lire e di 5.250 lire, in uguali quantità.

A partire dall'anno n, il management decide di affiancare l'attività di e-commerce alla tradizionale vendita tramite filiali; ciò comporterà l'effettuazione di nuovi investimenti per l'acquisto di elaboratori e di software di base, per la progettazione e la gestioneF del sito aziendale, nonché per la diversa organizzazione della logistica aziendale collegata alle vendite in rete. L'allargamento del mercato di sbocco consentirà di incrementare la quantità dei prodotti venduti, con un presumibile aumento del 10%, e di migliorare la redditività delle vendite.

Il candidato elabori il sistema di budget in forma sintetica relativo all'anno n, con i valori in euro, tenendo conto dei dati esposti in precedenza.

Successivamente svolga uno dei seguenti punti a scelta.

Con riferimento alle indicazioni inserite nella parte generale si redigano i budget settoriali, fino all'elaborazione del Budget del risultato della gestione caratteristica, tenendo conto di quanto segue:

i due prodotti sono fabbricati con l'utilizzo di due materiali (Alfa e Beta), del costo unitario standard rispettivamente di 0,30 euro e 0,25 euro;

le rimanenze dei prodotti finiti sono valutate ipotizzando un costo di produzione pari al 45% del prezzo di vendita;

i costi indiretti di produzione ammontano a 2 250 000 euro.

Effettuare l'analisi degli scostamenti delle vendite ipotizzando una variazione rispetto alle previsioni elaborate nella parte generale e redigere una relazione che contenga, oltre ai risultati ottenuti, le possibili cause che hanno prodotto tali risultati e le eventuali azioni già intraprese con la descrizione del contesto in cui l'azienda opera.

Redigere il bilancio a stati comparati al 31/12/n, con i valori espressi in euro, tenendo conto dei dati previsionali già elaborati, che sono confermati in sede di consuntivo. La Nota integrativa è richiesta con esclusivo riferimento alle tabelle relative alla Movimentazione delle Immobilizzazioni e alle Variazioni del Patrimonio netto.

SVOLGIMENTO DELLA PRIMA PARTE OBBLIGATORIA

I dati riportati nel testo permettono una veloce ricostruzione dello Stato patrimoniale e del Conto economico sintetico dell'anno n-1 con i valori in lire; in particolare, gli importi patrimoniali ricavati dagli indici vanno collocati nello Stato patrimoniale sintetico riclassificato secondo il criterio della pertinenza gestionale, perché è con riferimento a questa forma che tali indici sono correttamente determinati.

Lo scopo di questo lavoro preliminare è quello di avere le informazioni necessarie per elaborare il sistema di budget, cioè il Budget degli investimenti, il Budget finanziario (Fonti / impieghi), il Budget economico e il Budget patrimoniale relativi all'anno n.

Dati da inserire nello Stato patrimoniale e nel Conto economico sintetici relativi all'anno n-1 rispondenti ai vincoli:

capitale proprio, corrispondente al patrimonio netto, 5 100 000 migliaia di lire (vincolo del testo);

totale attività operative, pari al prodotto tra il capitale proprio e il leverage:

(5 100 000 migliaia di lire x 2,2) = 11 220 000 migliaia di lire;

reddito d'esercizio, dato dal prodotto tra il capitale proprio e il ROE:

(5 100 000 migliaia di lire x 8%) = 408 000 migliaia di lire;

reddito operativo, ottenuto dal prodotto tra il totale delle attività operative e il ROI (si considerano le attività non operative pari a zero):

(11 220 000 migliaia di lire x 9,5%) = 1 065 900 migliaia di lire;

con vendite pari a 28 875 000 migliaia di lire, possiamo ipotizzare un Valore della produzione leggermente superiore, ad esempio pari a 28 880 000 migliaia di lire, da cui ricaviamo, per differenza con il reddito operativo, Costi della produzione per 24 814 100 migliaia di lire;

gli altri valori da inserire sono stati calcolati sulla base di percentuali e/o indici, come indicato nelle note successive.

Poiché il sistema di budget richiesto è in euro (unica moneta legale a tutti gli effetti dal 1/03/2002) , è necessario convertire i valori da utilizzare per la sua elaborazione. In questa sede, con i valori disponibili per grandi aggregati, è possibile attuare una trasformazione diretta degli importi disponibili, ricordando però che la conversione dei valori contabili deve essere effettuata con riferimento alle singole voci e con gli arrotondamenti previsti dalle norme; in particolare, la conversione del capitale sociale può comportare un arrotondamento per eccesso o per difetto con il conseguente utilizzo di riserve o la riduzione del valore nominale delle azioni.

Di seguito si riportano gli schemi di bilancio sintetici con i valori originari espressi lire, risultanti dai conteggi esposti in precedenza, e successivamente convertiti in euro (con arrotondamento all'unità di euro).

STATO PATRIMONIALE sintetico riclassificato (criterio della pertinenza gestionale) al 31/12/n-1

ATTIVO

migliaia di lire

euro

PASSIVO

migliaia di lire

euro

Attività correnti

Passività correnti

Attività fisse

Passività non correnti

Totale attività operative

Capitale proprio

Attività non operative

di cui Capitale sociale + Riserve

Utile d'esercizio 

Totale attivo

Totale passivo

Nota.

Le attività operative sono state suddivise tra correnti e fisse in base alla percentuale di incidenza sul totale posta pari rispettivamente al 45% e al 55%.

Le passività non correnti sono state ipotizzate pari al 12% del totale, mentre le passività correnti sono state determinate per differenza.

CONTO ECONOMICO sintetico al 31/12/n-1

migliaia di lire

euro

Valore della produzione

Costi della produzione

Risultato operativo

Oneri finanziari

Risultato al lordo imposte

Imposte

Utile d'esercizio

Nota.

Il reddito operativo risulta coincidente con il risultato della gestione caratteristica perché ipotizziamo che l'azienda non abbia effettuato operazioni nell'ambito della gestione patrimoniale.

Sono stati tralasciali i proventi finanziari, mentre gli oneri finanziari sono stati calcolati ipotizzando un ROD pari al 4,75%.

Le imposte sono state calcolate per differenza e corrispondono a circa il 47% del risultato al lordo delle imposte.

La costruzione del sistema dei budget è piuttosto complessa e nello svolgimento della traccia è possibile attuare delle semplificazioni, purché siano evidenti i legami tra i diversi documenti.

A

Possiamo iniziare dal Budget degli investimenti, che comprende senz'altro i nuovi investimenti per l'attività di e-commerce programmata a partire dall'anno n. Lo schema riassuntivo si presenta nel modo seguente:

BUDGET DEGLI INVESTIMENTI anno n

Immobilizzazioni immateriali

Descrizione

Costo storico

F.do ammortamento

Valore residuo

valori al 31/12/n-1

investimenti programmati

ammortamenti

valori al 31/12/n

Immobilizzazioni materiali

Descrizione

Costo storico

F.do ammortamento

Valore residuo

valori al 31/12/n-1

investimenti programmati

ammortamenti

valori al 31/12/n

Nota.

I valori sono stati inseriti per raggruppamenti omogenei (Immobilizzazioni immateriali e immateriali) e il totale dei valori residui iniziali corrisponde al totale delle attività operative fisse risultanti al 31/12/n-1 dallo Stato patrimoniale precedente.

Il Budget degli investimenti comprende anche gli ammortamenti programmati per l'anno n, che risultano necessari per la redazione del Budget finanziario e dei Budget economici settoriali.

B

Il passaggio successivo riguarda la redazione del Budget del risultato della gestione caratteristica, che nel nostro caso coincide con il risultato operativo , come indicato nelle note precedenti.

L'elaborazione di questo budget presuppone di norma la costruzione di tutti i budget settoriali;. in questo ambito, comunque, soprattutto se il candidato sceglie di non sviluppare il primo punto facoltativo, è possibile determinare il contenuto per grandi aggregati, salvo poi rendere i dati maggiormente analitici con scelte opportune nel Budget economico d'esercizio.

I dati inseriti, anche se sintetici, saranno comunque necessari per l'elaborazione del Budget finanziario e del successivo Budget patrimoniale.

La scelta iniziale per la costruzione del budget riguarda il valore delle vendite nette, alle quali il testo fa riferimento, e anche se non è esplicitamente richiesto, è senz'altro opportuno elaborare il budget settoriale delle vendite, in base ai vincoli del testo, nel modo descritto di seguito.

Vendite relative all'anno n-1, come da vincolo del testo:

Descrizione

Quantità

Prezzo unitario (LIRE)

Ricavi (LIRE)

Prodotto A

Prodotto B

TOTALE VENDITE

Nota.

Le quantità sono state così determinate:

q = 28 875 000 000 : (3 000 + 5 250) = 3 500 000 unità

Incrementando la quantità venduta del 10%, come imposto dal testo, e convertendo il prezzo unitario in euro, otteniamo il seguente Budget settoriale delle vendite per l'anno n.

BUDGET DELLE VENDITE anno n

Quantità

Prezzo unitario (EURO)

Ricavi (EURO)

Prodotto A

Prodotto B

TOTALE VENDITE

Tenendo conto dell'incremento della redditività delle vendite (ROS) richiesta dal testo, si ipotizza una variazione dal 3,69% circa dell'anno n-1 al 5% per l'anno n. Di conseguenza il risultato operativo si pone pari a 820 050 euro. A questo punto è possibile individuare il Valore della produzione, leggermente superiore ai ricavi netti di vendita, e determinare per differenza il totale dei Costi della produzione.

Il Budget del risultato della gestione caratteristica, in forma sintetica, si presenta così:

BUDGET DEL RISULTATO DELLA GESTIONE CARATTERISTICA anno n

Valore della produzione

Costi della produzione

Risultato della gestione caratteristica (= risultato operativo)

C

A questo punto è necessario elaborare il Budget finanziario delle fonti e degli impieghi per evidenziare eventuali modifiche nell'ambito dei finanziamenti aziendali, che possono produrre variazioni negli oneri finanziari dell'anno n, rispetto al precedente.

I dati necessari sono i seguenti:

per gli impieghi

Valore degli investimenti programmati (v. Budget investimenti)

1 000 000 euro

Debiti a medio - lungo termine: ipotizziamo un rimborso pari a

100 000 euro

Capitale proprio: distribuzione dividendi pari all'80% del reddito netto n-1

168.572 euro

per le fonti

Flusso di cassa generato dalla gestione corrente (v. tabella successiva*)

968 572 euro

Aumento di capitale a pagamento (si ipotizza che il capitale necessario per coprire il fabbisogno richiesto sia reperito tramite questa fonte)

300 000 euro

Accensione di nuovi debiti (non si inseriscono variazioni )

*Determinazione del flusso di cassa generato dalla gestione corrente

Risultato della gestione caratteristica (v. Budget risultato gestione caratteristica)

Risultato della gestione finanziaria (si ipotizzano oneri finanziari leggermente inferiori rispetto all'anno precedente, anche per il rimborso dei debiti)

140.000

Imposte (pari al 50% del risultato prima delle imposte)

340.025

Risultato d'esercizio

Ammortamenti (v. Budget degli investimenti)

Altri accantonamenti (T.F.R.)

Incremento CCN (v. calcolo sviluppato successivamente**)

374.535

Flusso di cassa generato dalla gestione corrente

**Determinazione dell'incremento del CCN

Il CCN corrisponde alla differenza tra le attività disponibili e le passività a breve termine, così come risulta dallo Stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio della liquidità/esigibilità.

Per determinare in modo opportunamente corretto la variazione intervenuta nell'anno n rispetto al precedente, è necessario determinare il CCN relativo ai due esercizi e successivamente effettuarne la differenza.

Questo calcolo serve anche per la redazione del Budget patrimoniale.

In primo luogo riclassifichiamo lo Stato patrimoniale al 31/12/n-1, con i valori in euro, secondo tale criterio (v. tabella riassuntiva successiva).

In secondo luogo individuiamo i nuovi valori relativi all'anno n:

- per ciò che riguarda l'Attivo, i dati noti si riferiscono solo alle immobilizzazioni, pari a 3.413.973 euro (v. Budget degli investimenti);

- per ciò che riguarda il Passivo è possibile calcolare i nuovi valori relativi al capitale proprio e alle passività a medio-lungo termine, sulla base delle variazioni indicate in precedenza:

capitale proprio n: (2 633 930 168 572 + 300 000 + 340 025) = 3 105 383 euro;

passività a medio - lungo termine n:(1 738 394 100 000 + 230 000) = 1 868 394 euro.

I dati disponibili, però, non sono ancora sufficienti e, poiché è necessario individuare una modalità operativa corretta e collegata a quanto sviluppato in precedenza, possiamo procedere nel modo seguente:

l'indice di rotazione degli impieghi relativo all'anno n-1 è pari a circa 2,5 (28 875 milioni lire / 11 220 milioni lire - v. parte iniziale) e tale valore può essere assunto come valido anche per l'anno n;

il totale delle vendite relative all'anno n risulta di 16 401 000 euro (v. Budget settoriale delle vendite);

utilizzando i due dati precedenti possiamo determinare il totale delle attività operative, che ammonta a 6.560.400 euro;

di conseguenza per l'anno n le attività disponibili ammontano a 3.126.427 euro, mentre le passività a breve corrispondono a 1.586.623 euro.

Pertanto:

p       il CCN relativo all'anno n-1 risulta pari a (2 607 591 – 1 422 322) = 1 185 269 euro

p       il CCN relativo previsto per l'anno n risulta pari a (3 146 427 – 1 586 623) = 1 559 804 euro

p       la variazione del CCN corrisponde a un incremento di 374 535 euro, così determinato:

(1 559 804 – 1 185 269) = 374 535 euro

Lo schema seguente riassume i conteggi descritti.

STATO PATRIMONIALE sintetico riclassificato (criterio della liquidità / esigibilità)

IMPIEGHI

31/12/n-1

consuntivo

31/12/n

preventivo

FONTI

31/12/n-1

consuntivo

31/12/n

preventivo

Liquidità immediate

Passività a breve

Liquidità differite

Passività a medio / lungo

Rimanenze

Capitale proprio

Attività disponibili

Immobilizzazioni immateriali

Immobilizzazioni materiali

Attività immobilizzate

Totale impieghi

Totale fonti

Nota.

Si tralasciano i singoli componenti delle attività disponibili, perché non rilevanti, mentre si inseriscono i valore relativi alle immobilizzazioni, perché sono noti (v. Budget degli investimenti).

Le passività a medio - lungo termine per l'anno n-1 sono state ipotizzate pari al 30% del totale e le passività a breve sono determinate per differenza.

Il Budget finanziario è il seguente:

BUDGET FINANZIARIO anno n

FONTI

IMPIEGHI

Flusso di cassa generato dalla gestione corrente

Investimenti

Aumento di capitale

Rimborso debiti

Pagamento dividendi

Nota.

Il procedimento utilizzato per ottenere il Budget finanziario implica alcune scelte personali (come ad esempio il ricorso a capitale proprio o di terzi) che hanno effetti diversi sui valori finali: nello svolgere questo tipo di traccia il candidato può ipotizzare alcune scelte da controllare e modificare qualora i risultati non fossero soddisfacenti e/o coerenti con la traccia.

D

A questo punto disponiamo di tutti i dati necessari per elaborare il Budget patrimoniale e il Budget economico, che costituiscono il Budget generale dell'esercizio.

I documenti, che presentano un contenuto maggiormente analitico rispetto ai precedenti, sono i seguenti:

BUDGET PATRIMONIALE anno n

ATTIVO

PASSIVO

Immobilizzazioni

Patrimonio netto

Immobilizzazioni immateriali

Capitale

Immobilizzazioni materiali

Riserve

Totale immobilizzazioni

Utile d'esercizio

Attivo circolante

Totale

Rimanenze

Debiti T.F.R.

Crediti

Debiti

Disponibilità liquide

verso banche

Totale attivo circolante

verso fornitori

Ratei e risconti

verso Istituti previdenziali

tributari

altri debiti

Totale debiti

Ratei e risconti

Totale attivo

Totale passivo

BUDGET ECONOMICO anno n

Ricavi netti di vendita

Variazione scorte prodotti

Valore della produzione

Costo acquisto materie

Costo MOD

Costi indiretti di produzione

Variazione scorte materie

Costi industriali

Risultato lordo industriale

Costi amministrativi

Costi commerciali

Reddito operativo lordo

Oneri finanziari

Risultato al lordo delle imposte

Imposte

Reddito d'esercizio

SVOLGIMENTO DELLA SECONDA PARTE

PRIMO PUNTO FACOLTATIVO

I Budget settoriali sono collegati tra loro dai diversi dati che vengono elaborati in modo sequenziale e che, in sintesi, si collocano nel Budget del risultato della gestione caratteristica al termine della procedura richiesta.

Di seguito vengono proposti i singoli budget con le note esplicative; viene riportato di nuovo anche il Budget settoriale delle vendite, che inizia la serie, già elaborato in precedenza.

Nel procedere alla stesura dei budget successivi al primo non sono stati ripresi i dati inseriti nella parte generale, scelti con altri criteri meno analitici, ed è per questo che i risultati finali differiscono. Inoltre l'ultimo budget presenta volutamente anche una forma diversa, rispetto al precedente.

BUDGET DELLE VENDITE (1)

Quantità

Prezzo unitario (EURO)

Ricavi  (EURO)

Prodotto A

Prodotto B

TOTALE VENDITE

BUDGET DELLA PRODUZIONE (2)

Prodotto A

Prodotto B

Vendite programmate (rif. 1)

Rimanenze finali

Esistenze iniziali

32.000

40.000

Quantità programmata

BUDGET DELLE MATERIE (3)

Produzione programmata (rif.2)

Fabbisogno ALFA

Quantità materia ALFA

Fabbisogno BETA

Quantità materia BETA

Prodotto A

Prodotto B

TOTALE

Nota.

L'inserimento di due materiali è richiesto dal testo.

BUDGET DEGLI APPROVVIGIONAMENTI (4)

Materia ALFA

Materia BETA

 

Fabbisogno (rif. 3)

 

Rimanenze finali

 

Esistenze iniziali

90.000

95.000

 

Quantità programmata

 

COSTO UNITARIO

 

COSTO COMPLESSIVO

Nota.

I costi unitari delle materie sono un vincolo del testo.

BUDGET DELLA MANODOPERA DIRETTA (5)

Produzione programmata (rif.2)

Ore per prodotto

Ore totali

Costo medio orario

Costo totale

Prodotto A

Prodotto B

TOTALI

Nota.

Il tempo medio di fabbricazione è stato scelto in modo da ottenere un risultato adeguato.

BUDGET DELLE RIMANENZE (6)

ESISTENZE INIZIALI (rif. 2 e 4)

Valori unitari

Valori complessivi

MATERIA ALFA

MATERIA BETA

TOTALE

PRODOTTI A

PRODOTTI B

TOTALE

RIMANENZE FINALI (rif. 2 e 4)

Valori unitari

Valori complessivi

MATERIA ALFA

MATERIA BETA

TOTALE

PRODOTTI A

PRODOTTI B

TOTALE

Nota.

Il calcolo per il valore unitario delle rimanenze dei prodotti è il seguente:

Prodotto A (1,55 x 45%) = 0,70 euro.

Prodotto B (2,71 x 45%) = 1,22 euro.

BUDGET DEL COSTO DEL VENDUTO (7)

Esistenze iniziali materie (rif.6)

Acquisti (rif. 4)

Rimanenze finali materie (rif.6)

45.500

Manodopera diretta (rif. 5)

Costi indiretti di produzione

Esistenze iniziali prodotti (rif.6)

Rimanenze finali prodotti (rif.6)

72.240

9.418.910 939e43j

Nota.

I costi indiretti di produzione sono un vincolo del testo.

BUDGET DEL RISULTATO DELLA GESTIONE CARATTERISTICA (8)

Ricavi netti di vendita (rif. 1)

Costo del venduto (rif. 7)

9.418.910 939e43j

Altri costi indiretti

Risultato della gestione caratteristica

SECONDO PUNTO FACOLTATIVO

L'analisi degli scostamenti consiste nel confrontare i dati preventivi, contenuti nei budget, con quelli effettivi, di natura consuntiva, ottenuti nel periodo di riferimento. Il presente caso riguarda gli scostamenti da analizzare con riferimento al budget settoriale delle vendite, elaborato nella parte generale.

Il primo confronto, di carattere generale, si riferisce al totale dei ricavi. I dati effettivi riportati nello schema che segue, pur essendo il primo, sono in realtà il risultato delle scelte effettuate con riferimento a ciascun prodotto, inserite successivamente: pertanto il valore effettivo viene ricavato dalla somma dei singoli valori dei prodotti A e B indicati negli schemi successivi.

A

Dati da budget: totale ricavi previsti

Dati effettivi

Scostamento globale

B

Adesso mettiamo a confronto i risultati di budget con i dati effettivi, opportunamente scelti, e determiniamo gli scostamenti con riferimento a ciascun prodotto.

PRODOTTO A

Dati da budget

Descrizione

Quantità

Prezzo

Ricavo complessivo

Prodotto A

Dati effettivi

Descrizione

Quantità

Prezzo

Ricavo complessivo

Prodotto A

Dati effettivi

Dati di budget

Scostamento globale

77.500

Scostamento di volume

77.500

Scostamento di prezzo

Scostamento globale

77.500

PRODOTTO B

Dati da budget

Descrizione

Quantità

Prezzo

Ricavo complessivo

Prodotto B

Dati effettivi

Descrizione

Quantità

Prezzo

Ricavo complessivo

Prodotto B

Dati effettivi

Dati di budget

Scostamento globale

11.500

Scostamento di volume

Scostamento di prezzo

38.500

Scostamento globale

11.500

C

La relazione richiesta dal testo è un report che deve contenere:

i risultati delle analisi, cioè i valori determinati in precedenza: nell'illustrare la situazione è utile inserire gli schemi elaborati, descrivendone in modo appropriato il contenuto;

le cause degli scostamenti rilevati: le scelte proposte evidenziano uno scostamento di volume per il prodotto A e uno scostamento combinato (positivo per il volume e negativo per il prezzo) per il prodotto B; non avendo una descrizione precisa del tipo di azienda e di prodotto, le cause possono essere diverse, anche con riferimento alla tipologia stessa dei prodotti considerati.

Risulta comunque importante che il candidato possa formulare delle ipotesi coerenti e opportunamente collegate agli aspetti studiati nell'ambito delle strategie e del vantaggio competitivo dell'azienda industriale. Ad esempio, ipotizzando che i due prodotti (A e B) siano destinati a target differenti, lo scostamento negativo di volume (prodotto A) può essere motivato da previsioni troppo ottimistiche in relazione all'espansione delle vendite in nuovi mercati (in questo caso il mercato globale collegato all'e-commerce) oppure dal prezzo troppo elevato per il tipo di prodotto, anche se la strategia aziendale prevedeva un vantaggio competitivo di differenziazione piuttosto che un vantaggio competitivo di costo.

Viceversa, nel caso del prodotto B il risultato evidenzia una buona accoglienza del mercato, ma qualche riserva in relazione al prezzo (più basso nel consuntivo rispetto alle previsioni), che potrebbe essere causata, oltre che da scelte di carattere strategico generale, da una forte concorrenza nel settore;

le azioni già intraprese nell'ambito del contesto in cui opera l'azienda con eventuali osservazioni: l'ultima parte deve evidenziare eventuali correttivi già posti in essere per migliorare i risultati nell'ambito del controllo di gestione, come ad esempio la riduzione del prezzo del prodotto B, e dare suggerimenti coerenti con quanto esposto in precedenza.

TERZO PUNTO FACOLTATIVO

Per svolgere questa parte è necessario riprendere i dati iniziali e quelli successivamente elaborati per la costruzione del Budget generale dell'esercizio. Inoltre il contenuto del Budget degli investimenti è utile per l'elaborazione della Nota integrativa con riferimento alla Movimentazione delle immobilizzazioni.

I documenti di bilancio sono i seguenti.

STATO PATRIMONIALE al 31/12/n

ATTIVO

31/12/n

31/12/n-1

PASSIVO

31/12/n

31/12/n-1

B)IMMOBILIZZAZIONI

A) PATRIMONIO NETTO

I Immobilizzazioni immateriali

I Capitale

4) Concessioni, licenze, marchi

II Riserva soprapprezzo azioni

Totale

IV Riserva legale

II. Immobilizzazioni materiali

VI Riserve statutaria

1) Terreni e fabbricati

VII Altre riserve

2) Impianti e macchinario

IX Utile d'esercizio

3) Attrezzature industriali

Totale patrimonio netto

4) Altri beni

Totale

C) TRATT. FINE RAPPORTO

Totale immobilizzazioni

D) DEBITI

C) ATTIVO CIRCOLANTE

3) verso banche

I. Rimanenze

6) verso fornitori

1) Materie  prime

11) debiti tributari

4) Prodotti finiti

12)debiti verso istituti di previdenza

Totale

13) altri debiti

II. Crediti

Totale

1) verso clienti

5) verso altri

E) RATEI E RISCONTI

Totale

IV. Disponibilità liquide

1) Depositi bancari

3) Denaro in cassa

Totale

Totale attivo circolante

D) RATEI E RISCONTI

Totale attivo

Totale passivo

CONTO ECONOMICO al 31/12/n

A) VALORE DELLA PRODUZIONE:

31/12/n

31/12/n-1

1) ricavi delle vendite e delle prestazioni

2) variazione delle rimanenze di prodotti

3.800

5) altri ricavi e proventi

Totale A

B) COSTI DELLA PRODUZIONE:

6) per acquisti di materie

7) per acquisti di servizi

8) per godimento beni di terzi

9) per il personale

a) salari e stipendi

b) oneri sociali

c) trattamento di fine rapporto

10) ammortamenti e svalutazioni

a) ammortamento delle immobilizzazioni immateriali

b) ammortamento delle immobilizzazioni materiali

d) svalutazione dei crediti

11) variazioni delle rimanenze di materie

14) oneri diversi di gestione

Totale B

Differenza (A - B)

C) PROVENTI E ONERI FINANZIARI:

17) interessi e altri oneri finanziari

Totale C

140.000

150.134

Risultato prima delle imposte

22) imposte

Utile d'esercizio

NOTA INTEGRATIVA

VARIAZIONI DEL PATRIMONIO NETTO anno n

Descrizione

Capitale

Riserva soprapr.

Riserva legale

Riserva statutaria

Altre riserve

Utile d'esercizio

Totali

Valori al 31/12/n-1

Destinazione dell'utile d'esercizio

210.714

Aumento di capitale a pagamento

Utile d'esercizio

Valori al 31/12/n

MOVIMENTAZIONI DELLE IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI anno n

 

Concessioni, licenze e marchi

Descrizione

Costo storico

F.do ammortamento

Valore residuo

Valori al 31/12/n-1

Acquisto software

Ammortamenti

Valori al 31/12/n

MOVIMENTAZIONI DELLE IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI anno n

 

Terreni e fabbricati

Descrizione

Costo storico

F.do ammortamento

Valore residuo

Valori al 31/12/n-1

Acquisto fabbricati

ammortamenti

Valori al 31/12/n

Impianti e macchinario

Descrizione

Costo storico

F.do ammortamento

Valore residuo

Valori al 31/12/n-1

ammortamenti

Valori al 31/12/n

Attrezzature industriali

Descrizione

Costo storico

F.do ammortamento

Valore residuo

Valori al 31/12/n-1

ammortamenti

Valori al 31/12/n

Altri beni

Descrizione

Costo storico

F.do ammortamento

Valore residuo

Valori al 31/12/n-1

Acquisto

ammortamenti

Valori al 31/12/n

Business Plan: consigli sulla stesura

Introduzione

Funzione del business plan

Struttura del business plan

Indice dei contenuti

Executive Summary

Profilo professionale dei soci

Il prodotto

Mercato di riferimento

Strategie di marketing

La produzione

Piano economico-finanziario

Introduzione

Il business plan può essere definito un piano di fattibilità per concretizzare sulla carta un’idea imprenditoriale.

Ha infatti uno scopo preciso, quello cioè di valutare e considerare se un determinato progetto possa essere realizzato con un certo risultato, e inoltre è uno strumento che attualmente viene utilizzato anche quando l’impresa intende presentare una richiesta di finanziamento o per un monitoraggio vero e proprio del suo andamento.

Anche se sussistono dei requisiti minimi per la sua redazione, in realtà non c’è un modello prestabilito, i suoi contenuti possono risultare variabili proprio in relazione al tipo di attività e alla complessità del progetto stesso.

Funzione del business plan

Il business plan ha tra le sue funzioni quelle di: 

Stimolare l’imprenditore a riflettere sulla propria idea di business, nonché sulle risorse da utilizzare e sul mercato in cui operare;

Valutare preventivamente la fattibilità del progetto;

Facilitare la presentazione dell’idea imprenditoriale all’esterno;

Permettere controllo e monitoraggio

Struttura del business plan

Indice contenuti;

Executive Summary;

Profilo professionale soci;

Prodotto;

Mercato di riferimento;

Strategie di marketing;

Produzione;

Approvvigionamenti;

Organizzazione;

Piano economico-finanziario.

Indice dei contenuti  

E’ indispensabile per strutturare l’idea progettuale;

Facilitare la lettura e la comprensione a coloro che lo stanno analizzando (ad es. enti che devono fornire il nulla osta nel caso di concessione di finanziamenti).

Executive Summary

La Executive Summary è la descrizione sintetica del progetto con lo scopo di indicare e comunicare i punti fondamentali: 

Modalità funzionamento del prodotto o servizio;

Obiettivi da raggiungere;

Proponenti;

Esistenza del mercato;

Fattori potenziali di successi;

Sbocchi commerciali;

Localizzazione;

Canali di vendita;

Forma giuridica.

Profilo professionale dei soci  

In questa sezione vengono indicati i proponenti del progetto e le loro esperienze: 

Curriculum degli imprenditori;

Forma societaria che si intende realizzare;

Struttura aziendale;

Motivazioni che spingono alla realizzazione del progetto.

Il prodotto  

In questa parte viene descritto il prodotto che si intende fornire al mercato sottolineando gli aspetti peculiari e i vantaggi rispetto alla concorrenza: 

Descrizione delle caratteristiche del prodotto;

Vantaggi competitivi;

Comparazione del prodotti con altri analoghi;

Eventuale utilizzo di particolari tecnologie che lo rendano più competitivo rispetto alla concorrenza.

Mercato di riferimento

L’analisi del mercato di riferimento è indispensabile per catalogare e raccogliere le informazioni sull’ambiente in cui verrà a svolgersi la nuova attività:

grado di attrattività del mercato;

analisi della domanda sia qualitativa sia quantitativa;

prodotti offerti dai concorrenti;

tecniche di marketing;

i mezzi per rendere il prodotto più appetibile;

valutazione della clientela di riferimento (sua segmentazione);

individuazione dei bisogni dei clienti;

zone geografiche.

Strategie di marketing   

Le strategie di marketing vengono utilizzate per portare il prodotto dall’azienda al consumatore finale: le leve del marketing, (marketing mix) sono:

Prodotto

Prezzo

Promozione

Distribuzione

Risorse umane

1. Il Prodotto: è importante definire tutte le caratteristiche e i pregi del prodotto o servizio che si intende commercializzare, indicando anche gli

eventuali accessori che ne aumentano il valore. 

2. Anche il prezzo va considerato come elemento decisivo nella scelta del consumatore; è importante confrontarlo anche con il prezzo normalmente praticato dalla concorrenza, i costi di produzione. 

3. L’attività promozionale consiste in una serie di strumenti come pubblicità, marketing diretto, relazioni pubbliche, promozioni vendite, che

servono a comunicare al cliente potenziale l’esistenza di quel prodotto e i vantaggi rispetto ad altri analoghi prodotti della concorrenza.

4. Per la scelta dei canali di distribuzione sarà necessario valutare la natura del mercato di riferimento e i vantaggi connessi a ciascun canale. 

5. Le Risorse umane sono strategicamente indispensabili: è opportuno avvalersi di collaboratori esperti e idonei a rapportarsi con la clientela o

provvedere alla loro formazione.

La produzione 

Nel business plan l’imprenditore deve indicare quali tecnologie e processi produttivi utilizzerà e in particolare: 

Cosa verrà prodotto internamente all’azienda e cosa invece attraverso servizi esterni (outsourcing);

Tecnologie e processi produttivi (macchine e impianti);

Dimensione degli impianti;

Immobilizzazioni materiali (macchinari, impianti, immobili, terreni, capannoni, automezzi);

Immobilizzazioni immateriali (software, brevetti, licenze).

Sarà importante definire

Il piano degli investimenti e quello di ammortamento per le tecnologie utilizzate; 

Il programma di insediamento con costi e tempi per l’installazione degli impianti; 

Approvvigionamenti dei fattori produttivi.

Piano economicofinanziario  

E’ la parte più complessa in cui sarà calcolato il fabbisogno finanziario del progetto e deriva direttamente dalle scelte dell’imprenditore nelle diverse fasi:

piano degli investimenti

piano delle fonti di finanziamento

ricavi e costi

bilancio previsionale

flussi di cassa

Per quanto riguarda il piano delle fonti di finanziamento l’imprenditore può optare per: 

fonti interne

fonti esterne 

Il piano degli investimenti serve a quantificare il capitale necessario per la costituzione dell’impresa e il suo funzionamento: prevede gli investimenti effettuati in immobilizzazioni e in capitale circolante.

Le immobilizzazioni sono beni materiali (immobili, macchinari, automezzi, dotazioni informatiche e altre attrezzature) e immateriali (brevetti e marchi) che presumibilmente rimarranno in azienda per un lungo periodo.

Con il capitale circolante (liquidità, scorte crediti verso clienti) si sosterranno i costi per le materie prime e i costi di produzione. 

Il Piano delle fonti di finanziamento indica attraverso quali fonti l’imprenditore acquisterà i beni necessari per avviare l’impresa: fonti interne (capitale fornito dai soci) o fonti esterne (prestiti o finanziamenti agevolati).

Bisogna quindi distinguere tra:

Capitale proprio o di terzi a medio-lungo termine (debiti verso fornitori, mutui, leasing, finanziamenti);

Capitale di terzi a breve termine (debiti verso fornitori di materie prime o verso banche). 

Il piano di costi e ricavi serve per valutare se l’impresa è in grado di produrre un utile, calcolando il punto di pareggio (Break Even Point, il volume di produzione minimo che un’impresa deve raggiungere per conseguire un utile ).

Gli elementi da inserire sono:

Ricavi (di vendita o altri);

Costi: (materie prime, stipendi, energia, affitti, telefono, luce, gas, ammortamenti, assicurazioni). 

Il bilancio previsionale è composto da:

Conto Economico (stime dei ricavi che l’imprenditore presume di ottenere e dei costi da sostenere per la produzione nell’arco di un anno solare);

Stato patrimoniale che si compone di Attivo (beni presenti e loro valore) e Passivo (fonti di finanziamento ed eventuale utile);

Nel piano dei flussi di cassa si valuta la liquidità dell’impresa per evitare improvvise carenze di risorse. E’ necessario stimare mensilmente entrate e uscite; dalla differenza tra le due si ottiene il saldo netto mensile.

Business plan: Guida generale

Premessa

Sintesi dell'idea imprenditoriale

Presentazione dell'impresa

Il prodotto/servizio offerti

Il mercato di sbocco

La concorrenza

Gli obiettivi strategici

Punti critici da analizzare

Convenienza economica dell'iniziativa

Organizzazione, pianificazione e costi del personale

Il piano degli investimenti

Lo stato patrimoniale I parte   II parte   III parte

Prospetto di stato patrimoniale

Il conto economico

Prospetto di conto economico

Piano finanziario

Premessa

In una realtà in continua evoluzione dove la complessità di gestione aumenta di pari passo all’evoluzione tecnologica non si può improvvisare.Diventa fondamentale la cultura della pianificazione. Il business plan ha proprio lo scopo di pianificare l’idea imprenditoriale.

E’ un momento molto importante perché l’imprenditore ha un’idea completa dell’investimento che deve andare a fare e quindi può prendere decisioni difficili sulla base di informazioni circostanziate.

La formulazione di un business plan può essere d’aiuto, sia all’imprenditore che ad un eventuale finanziatore.

Per il finanziatore/investitore esso è la principale fonte di informazione su cui basare le decisioni di finanziamento, in quanto egli può così dedurre:

cosa si intende fare

quali risultati si intende raggiungere

come conseguirli

In sostanza con il Business Plan si presenta una relazione che aiuta a spiegare ad un finanziatore e, più in generale ad un potenziale socio di capitali (banche, privati, fondi comunitari o nazionali, ecc) che l’iniziativa proposta non solo è fattibile, ma costituisce un buon investimento.

Per tale motivo il documento di Business Plan deve essere tecnico, chiaro e sintetico, basato su analisi precise e su dati concreti ed attendibili.

Per l’imprenditore la preparazione del Business Plan costituisce un’ottima modalità per analizzare in anticipo tutti gli aspetti della nuova iniziativa e consentire la valutazione ex ante degli effetti delle possibili scelte alternative, nonché la quantificazione delle risorse umane e finanziarie, necessarie allo sviluppo dell’impresa.

Sintesi dell’idea imprenditoriale

E’ molto importante iniziare il lavoro presentendo una breve sintesi che riporti, in maniera chiara ed essenziale gli elementi forti dell’idea imprenditoriale, questo perché un lettore esterno deve subito capire i punti fondamentali del business plan affinché possa approfondirli. 

Nello scrivere il business plan è importante rispondere ai seguenti punti: 

In che cosa consiste il progetto imprenditoriale;

Perché è innovativo;

Quali risultati economici e competitivi può consentire di ottenere;

Cosa si chiede al destinatario del business plan.

Presentazione dell’impresa 

In questo paragrafo bisogna inserire le seguenti informazioni: 

La storia;

L'ubicazione;

La forma e la composizione societaria;

La presenza di legami con altre imprese;

I componenti del gruppo imprenditoriale e le loro esperienze.

E' molto importante la descrizione delle attitudini, delle esperienze di vita e di lavoro precedenti di ognuno dei potenziali imprenditori o soci, i quali non solo presentano l’idea, ma successivamente dovranno saperla sviluppare e, magari, modificare e migliorare, a seconda della propria capacità e sensibilità.

E’ importante, dunque, fornire tutte le indicazioni principali relative sia alle caratteristiche degli aspiranti imprenditori (magari allegando un curriculum vitae), sia alla genesi dell’idea imprenditoriale, sia alle motivazioni che li spingono a “mettersi in proprio” in quel particolare settore di attività.

Il prodotto/servizio offerti

Si deve essere chiari nell’identificare il prodotto/servizio che l’iniziativa imprenditoriale intende vendere. E’ necessario infatti evidenziare in modo chiaro i seguenti punti:

Qual è il prodotto/servizio che si intende produrre/vendere;

Quali bisogni soddisfa;

Qual è il gruppo di clienti (target) potenziali a cui si rivolge.

Le suddette caratteristiche scaturiscono da un’attenta analisi del mercato in cui si ha intenzione di entrare. E’ possibile, infatti, che le caratteristiche tecniche o fisiche del prodotto/servizio debbano essere cambiate o modificate proprio perché l’analisi del mercato ha evidenziato bisogni da soddisfare che necessitano di un prodotto/servizio in parte o totalmente diverso da quello che il neo imprenditore aveva inizialmente ideato.

D’altro canto, il target di riferimento potrebbe risultare diverso da quello immaginato in precedenza, cosicché anche i potenziali acquirenti del nostro prodotto/servizio potrebbero essere diversi da quelli previsti nella stesura iniziale del progetto. 

Quindi, la descrizione del prodotto/servizio, sebbene appaia all’inizio del business plan, è il frutto di un attento processo di analisi delle caratteristiche del mercato in cui ci si intende immettere.

Sarà importante, durante questa fase, evidenziare:

quali bisogni soddisfa il nostro prodotto/servizio; 

quali sono le caratteristiche distintive del nostro prodotto/servizio; 

quali sono le differenze più importanti tra il nostro prodotto e quello della concorrenza.

Il mercato di sbocco 

 Descrizione del mercato e dei segmenti;

 Dimensioni e prospettive di sviluppo della domanda complessiva;

 Risultati di eventuali ricerche di mercato svolte;

 Identificazione e descrizione del segmento o dei segmenti di mercato prescelti (elasticità della domanda al prezzo, frammentazione/concentrazione della clientela);

 Potere contrattuale dei clienti obiettivo;

 Dimensioni e prospettive di sviluppo del segmento di mercato prescelto (tasso di crescita, determinanti della crescita, stagionalità /ciclicità).

Le piccole dimensioni delle nuove iniziative imprenditoriali, a cui questo lavoro si rivolge, non giustificano certo la programmazione di ricerche di mercato articolate e costose; tuttavia, un’attenta analisi della realtà in cui ci si intende immettere è quanto mai importante per aumentare le possibilità di successo della nuova iniziativa.

La dimensione quantitativa (in termine di vendite possibili e in termini geografici) del mercato, è un dato necessario per effettuare previsioni attendibili sulle vendite/ricavi possibili della nuova iniziativa imprenditoriale. 

Tali informazioni sono spesso già contenute nelle pubblicazioni delle varie associazioni di categoria (Ass. commercianti, Ass. industriali, Ass. artigiani, ecc.). L’analisi di queste informazioni può dare validi suggerimenti per quanto riguarda i dati di tendenza del mercato nazionale, regionale o provinciale.

Se l’area di interesse, invece, è circoscritta a zone geografiche più limitate (es. Comuni, ecc.) le informazioni contenute nelle pubblicazioni suddette non sono sufficienti per effettuare previsioni attendibili. 

In questo caso si può interpellare la Camera di Commercio locale per avere a disposizione dati statistici e elenchi nominativi delle aziende presenti sul territorio che effettuano attività concorrenti. Altre fonti informative dalle quali desumere nominativi e tipologia delle aziende concorrenti sono costituite dalla Guida Monaci e, in mancanza d’altro, dalle Pagine Gialle. Anche le fiere di settore costituiscono una fonte di riferimento importante per capire e misurare le caratteristiche di un mercato.

Un ulteriore sistema per effettuare delle analisi di tipo quantitativo senza ricorrere a costose ricerche di mercato, può essere quello di analizzare i bilanci della concorrenza locale. Infatti, almeno per le società di capitali (dunque anche per le S.r.l.), i bilanci sono pubblici e libera è la loro consultazione.

Se l’analisi del mercato può sembrare a volte laboriosa, per le difficoltà connesse al reperimento delle informazioni necessarie, l’esame della concorrenza è quanto mai facilitato dal fatto stesso di poter individuare fisicamente i nostri concorrenti, che saranno numericamente ben determinati, anche se la nostra attività fosse molto comune (al contrario dei clienti potenziali, molto difficili da stimare).

Una volta individuato il concorrente e la sua clientela si dovrà cercare di scoprirne i “difetti”, o i punti di debolezza, al fine di non commettere i suoi stessi errori. In aggiunta, si potranno imitare i fattori comportamentali o le scelte gestionali che a noi sembrano positivi o di successo. 

Anche l’osservazione delle tecniche di vendita attuate dai concorrenti, come l’analisi del comportamento dei consumatori, potranno offrirci spunti significativi per delineare le nostre strategie commerciali. Infine, attraverso il confronto con i prezzi praticati dalla concorrenza ci si potrà rendere conto di quali sono i prezzi relativi ad un dato prodotto/servizio, nella zona presa in oggetto, in un dato momento.

L’analisi del mercato, effettuata con gli strumenti appena descritti, permette al potenziale imprenditorie di ricavare, da un’idea generale di prodotto o di mercato, un’idea particolare. In altre parole, l’idea si va raffinando ed arriva così a delinearsi come business. E’ solo a questo punto che si può identificare in modo esatto il prodotto/servizio e il segmento del mercato che ci interessa.

La concorrenza

E’ necessario conoscere i propri concorrenti rispondendo ai seguenti punti:

 Descrizione della struttura dell'offerta;

 Situazione e grado di turbolenza tecnologica del settore;

 Profilo dei principali concorrenti;

 Grado di competitività dei settori;

 Perché i prodotti della concorrenza non soddisfano pienamente le esigenze del mercato;

 Come si pensa di superare le barriere all'entrata nel settore;

 Identificazione dei concorrenti potenziali;

 Barrire all'entrata nei confronti dei concorrenti potenziali;

 Identificazione dei prodotti/servizi sostitutivi.

Gli obiettivi strategici    

Formulazione degli obiettivi generali del progetto di investimento  

Visione del progetto  

Determinazione degli obiettivi immediati del progetto

Quali prodotti/servizi verranno offerti ?

Che posizione di mercato e quali tassi di crescita di intende perseguire ?

Quali sono gli obiettivi delle varie unità dell’impresa (marketing, produzione, approvvigionamenti, finanziamenti, gestione del personale, organizzazione)?

Quali sono i potenziali clienti (caratteristiche e localizzazione) dell’azienda ?  

Scelta della strategia del progetto  

Che tipo di strategia fondamentale meglio si adatta agli obiettivi (area geografica, sezioni e segmenti di mercato, riduzione dei costi, etc)?

Quali sono le risorse principali (critiche) e gli input richiesti?

Quale è la localizzazione scelta e perché?  

Determinazione degli obiettivi e delle strategie

Obiettivi e strategie di marketing

Obiettivi e strategie per l’approvvigionamento

Obiettivi e strategie di produzione

Obiettivi e strategie finanziarie  

Una volta effettuata l’analisi del mercato, l’aspirante imprenditore dovrebbe essere in grado di definire con precisione quali sono gli obiettivi economici e di mercato che l’azienda si prefigge di raggiungere, sia nel breve periodo, sia a regime. In più, dovrebbe possedere tutti gli elementi volti alla definizione e descrizione delle strategie da adottare nella programmazione delle azioni di marketing (in termini di prodotto, prezzo, promozione e modalità distributive).

Punti critici da analizzare

Punti critici da analizzare  

Analisi del dettaglio

Area del Business Plan in cui inserire le risposte  

Composizione della compagine sociale

Descrizione del team imprenditoriale (ruoli chiave nell’azienda, esperienze dei soci e della società).  

Presentazione della società  

Obiettivi  

Descrizione dell’idea imprenditoriale e delle motivazioni che stimolano a realizzare il progetto.

Obiettivi e strategie da raggiungere e loro definizione temporale.

Vantaggio economico e competitivo che può vantare l’azienda.  

Presentazione dell’iniziativa  

Offerta  

Descrizione del prodotto/servizio offerto;

Descrizione dei bisogni che si intende soddisfare;

Descrizione dei vantaggi competitivi tecnologici, organizzativi ecc., che l’azienda può spendere sul mercato.

Presentazione dell’iniziativa

Piano di marketing  

Domanda  

Analisi del mercato in generale, e del mercato che si intende conquistare.

Analisi della clientela in generale e del segmento di mercato che si vuole colpire.

Risultati di indagini specifiche sul campo, interviste e studi.

Ricerche di mercato.  

Ricerca di mercato

Piano di marketing  

Struttura organizzativa  

Organizzazione aziendale e prezzi dei prodotti offerti, canali distributivi, eventuali accordi di commercializzazione, canali di approvvigionamento.

Costi connessi di organizzazione.  

Piano di marketing

Piano di produzione

Piano economico-finanziari  

Concorrenza  

Verifiche di mercato.

Analisi della concorrenza.  

Ricerca di mercato  

Costi 

Progetti tecnici e computi metrici delle opere murarie.

Preventivi ufficiali di spesa per macchinari, impianti e attrezzature.

Caratteristiche tecniche dell’impianto e sua capacità produttiva.  

Piano degli investimenti

Piano di produzione

Piani economico-finanziari  

Risultati economici  

Analisi dei bilanci preventivi

Analisi del cash-flow

Analisi degli indici di bilancio previsti.  

Piani economico-finanziari

Convenienza economica dell’ iniziativa:

Il Business Plan essendo un documento indispensabile per la valutazione del progetto di investimento, e, quindi per la concessione delle agevolazioni, deve comunque contenere informazioni, dati e notizie che illustrino la fattibilità e la convenienza economica dell’iniziativa, in base agli obiettivi che l’azienda intende perseguire, ai mezzi ed alle risorse di cui dispone e alle strategie che intende attuare. 

L’imprenditore deve insomma approfondire una serie di conoscenze che in realtà sono utilissime per partire con il piede giusto:   

Settore di appartenenza

Individuazione dei concorrenti  

Tecnologia adottata  

Andamento del mercato di riferimento  

Analisi dell’offerta concorrente  

Copertura del mercato  

Evoluzione dei consumi  

Prezzi praticati  

I punti di forza  

Possibili reazioni dei concorrenti  

Analisi della distribuzione  

Analisi economiche e finanziarie del settore  

Questi dati e queste conoscenze non sono solo funzionali alle possibilità di ottenere un finanziamento o un’agevolazione, ma costituiscono lo strumento effettivo per comprendere come muoversi all’interno e all’esterno dell’impresa che si vuole realizzare.

Il Business Plan, elaborato su dati concreti e attendibili, permetterà all’imprenditore di pianificare la strategia competitiva e di operare, con successo, in condizioni di incertezza ridotte.

Le scelte strategiche, pertanto, riguarderanno:

L’accesso al mercato:

barriere all’entrata

barriere all’uscita

valutazioni di convenienza economica

ostacoli di altra natura  

 La scelta dei canali distributivi  

I vantaggi competitivi differenziali  

Il posizionamento strategico dell’azienda  

La determinazione dei prezzi  

L’individuazione dei mercati di sbocco  

La tecnologia da adottare  

Le politiche promozionali  

La scelte delle migliori fonti di finanziamento  

Organizzazione, pianificazione e costi del personale

La costituzione di un nucleo di lavoratori dipendenti efficiente, include parecchie fasi:

pianificazione della forza lavoro;

organizzazione;

descrizione delle mansioni;

caratteristiche personali;

reclutamento;

assunzione;

inserimento;

valutazione e sviluppo;

sistemi del personale.

La pianificazione dell'organico

La pianificazione della forza lavoro consiste nel processo di traduzione del piano aziendale globale, in cui viene definito che cosa fare, in un piano del personale e delle capacità lavorative di cui avrete bisogno per raggiungere i vostri obiettivi. Esaminando ogni stadio del ciclo lavorativo, da cui scaturisce il prodotto/servizio, si può riuscire a comprendere quale deve essere la quantità e la qualità di capacità professionali occorrenti.

Per ogni fase del lavoro è necessario stimare quanto del volume totale di capacità lavorativa richiesta da quella fase medesima potrà essere coperta da ciascun dipendente, e, quindi, quante persone sono necessarie per raggiungere i livelli produttivi programmati. 

Può essere necessario fare programmi con un certo respiro nel tempo, organizzando la forza lavoro con procedure di bilanciamento quantitativo così da evitare tempi morti, oppure può essere utile ricorrere al part-time per livellare le punte occasionali della curva di domanda di lavoro.

Per la pianificazione dell’organico suggeriamo la seguente tabella:   

anno ()  

anno ()  

anno ()  

N° addetti diretti  

Costo medio per addetto diretto  

COSTI TOTALI DIRETTI  

N° operai indiretti  

Costo medio per operaio indiretto  

N° quadri e impiegati  

Costo medio per quadro e impiegato  

N° dirigenti

Costo medio per dirigenti

COSTI TOTALI INDIRETTI  

TOTALE COSTO PERSONALE (diretti+indiretti)  

TFR (% sul costo totale del lavoro)  

IL PIANO DEGLI INVESTIMENTI

Il Piano degli investimenti programma gli acquisiti di capitale fisso (immobili, impianti, attrezzi, strumenti, macchinari, marchi, etc), indicando i tempi di inserimento nei cicli delle attività e in un linguaggio di quantificazione degli immobilizzi di capitale da destinare al capitale circolante (sommando, ad esempio, il saldo dell’IVA e crediti verso clienti al magazzino e sottraendovi i debiti verso fornitori e gli altri debiti). 

Nel Piano degli Investimenti vengono dunque indicate non solo le caratteristiche tecniche, ma anche l’organizzazione produttiva funzionale al perfetto sincronismo degli elementi dell’impresa: capacità tecnico-produttiva degli investimenti, innovazione tecnologica connessa al processo produttivo, grado di usura e processi di obsolescenza dei fattori di produzione.

Nel piano degli investimenti la relazione immediata è con gli aspetti significativi e qualificanti della parte produttiva, quali l’innovazione tecnologica, del processo produttivo impiegato, il grado di automazione, i limiti e i vantaggi dei processi erogativi nel caso di servizi, etc. etc.

Questa analisi è particolarmente dettagliata nel caso delle attività produttive di tipo manifatturiero, perché in quel caso la progettazione e l’organizzazione di impianti e infrastrutture, la definizione della logistica, la progettazione nell’uso lineare o modulare di macchinari e strumenti richiede da un lato una visione d’insieme delle varie fasi dei processi di produzione, dall’altro una concezione dettagliata delle caratteristiche di ciascun fattore di produzione integrato agli altri. 

Dal punto di vista operativo, il piano degli investimenti dovrebbe contenere i seguenti dati fondamentali:

costi di acquisizione esterna e relativi oneri accessori

vita fisica e tecnologica dei beni  

costi di avviamento dell’impianto e/o delle attività (formazione del personale, spese di consulenza, etc)

piano del personale necessario per la piena operatività degli investimenti.  

Tipologia investimenti  

Importo in Euro

Fornitori

1. Immobilizzazioni materiali  

1 terreni e fabbricati (a+b+c  

a) fabbricati civili  

b) fabbricati industriali  

c) terreni  

2. Impianti e macchinari (a+b)  

a) impianti  

b) macchinari  

3. Attrezzature industriali e/o commerciali  

4. Altri beni  

a) Automezzi  

b)  Mobili e arredi  

c) macchine d’ufficio  

5. Immobilizzazioni immateriali  

a) costi di impianto  

b) costi di ricerca, sviluppo e pubblicità  

c) concessioni, licenze marchi e diritti simili

d) avviamento  

e) altre (costi software ecc)  

6. Immobilizzazioni finanziarie

a) partecipazioni finanziarie  

b) altro

Lo Stato Patrimoniale (I parte)

Lo stato patrimoniale è il prospetto che rappresenta la fotografia dei valori relativi ai beni di proprietà della neoimpresa in cui sono stati investiti i capitali, e indica, inoltre, le fonti da cui l'imprenditore ha attinto il denaro per costituirne il patrimonio.

Due sono le sezioni in cui è suddiviso:

la sezione degli impieghi di capitale (attività), in cui è contenuto l'elenco dei 'beni' in cui è stato investito il denaro a disposizione del neoimprenditore per costituire l'ossatura principale dell'impresa;

la sezione delle fonti di finanziamento (passività), in cui sono indicate le fonti di finanziamento da cui l'imprenditore ha attinto il denaro per costituire l'impresa e avviare l'attività.

I capitali da investire nelle imprese che devono essere avviate, provengono da varie fonti:

capitale proprio (o capitale di rischio), rappresentato dai capitali propri dell'imprenditore;

capitale di terzi, rappresentato da capitali che provengono da soggetti terzi sotto forma di debiti (ad esempio fornitori) o sotto forma di prestiti (banche).  

Lo Stato Patrimoniale (II parte)

Il denaro in cassa e la disponibilità in banca rappresentano la ricchezza dell'impresa, e saranno dunque registrati nelle attività dello stato patrimoniale come indicato nella seguente tabella:   

 Stato patrimoniale (alla costituzione)

IMPIEGHI (attività)

FONTI DI FINANZIAMENTO (passività)

I capitali sono impiegati in:  

Immobilizzazioni materiali

  • immobili
  • macchinari
  • attrezzature
  • automezzi
  • mobili e arredi
  • computer

Immobilizzazioni immateriali

  • brevetti
  • marchi
  • spese di costituzione
  • licenze
  • ristrutturazioni

Liquidità

  • cassa
  • banca

I capitali arrivano da:

Capitale proprio

Capitali di terzi

  • fonti a breve termine:
  • fidi bancari
  • debiti vs/fornitori di merci o servizi
  • fonti a medio-lungo termine:
  • debiti verso fornitori di immobilizzazioni
  • finanziamenti agevolati
  • mutui
  • leasing  

Gli impieghi, o investimenti, sono altresì indicati come attività poiché rappresentano il patrimonio e la ricchezza iniziale dell'impresa.Le attività ci indicano pertanto, dove e come è stato investito il denaro nell'impresa al momento della costituzione.

I contenuti dello stato patrimoniale sono quindi gli elementi che devono costituire il preventivo prima dell'avvio dell'impresa per valutare se, a fronte degli investimenti necessari per costituire il patrimonio della futura impresa, sono sufficienti i capitali di cui i soci pensano di poter disporre al momento dell'avvio. 

È intuitivo che quanto è stato investito nell'impresa per costituire il patrimonio della futura impresa, è esattamente uguale al denaro che l'imprenditore è riuscito a raccogliere facendo ricorso a tutte le forme di cui sopra. Nello stato patrimoniale deve cioè sussistere questa relazione:

Impieghi = fonti di finanziamento

Gli impieghi di capitali (beni dell'impresa) e le fonti di finanziamento (i debiti verso terzi e verso i soci) devono pareggiare.

Prospetto di Stato Patrimoniale

Stato patrimoniale        Anno 1     Anno 2     Anno 3  

Attività'

  • Spese d'impianto/ricerca/pubblicità  
  • Avviamento  
  • Immobili  
  • Impianti/Macchinari/attrezz.  
  • Hardware/Software  
  • Automezzi  
  • Immobilizzazioni 
  • Cassa e c/c bancari attivi  
  • Crediti/Cauzioni  
  • Rimanenza merci o altro  
  • Attivo circolante
  • Ratei e Risconti 

Totale attività  

Passività

  • Capitale di rischio 
  • Fondi di riserva  
  • (Eccedenza prelievi titolare es. preced.)  
  • (Prelievi titolare esercizio corrente)  
  • Utili portati a nuovo
  • Utili di esercizio  
  • Patrimonio netto
  • Fondi oneri e rischi
  • Fondo T.F.R 
  • Fondi amm.to 
  • Mutui  
  • Finanziamento agevolato  
  • Banche c/c passivi  
  • Altri debiti a breve  
  • Debiti 
  • Ratei e risconti passivi 

TOTALE PASSIVITA'  

Il conto economico

Il Conto economico è composto da due sezioni, una di sinistra, chiamata convenzionalmente dare e una di destra detta avere.

Il conto economico permette, innanzitutto, all'imprenditore, di 'registrare per memoria', tutte le operazioni che saranno effettuate in un determinato periodo di tempo e che genereranno dei costi. Per comodità, la vita dell'impresa viene suddivisa in tanti 'sottoperiodi' chiamati esercizi che generalmente corrispondono ad un anno di attività (1 gennaio-31 dicembre).

Quindi, nella sezione di sinistra (dare), sono riportati (tabella 3) i costi sostenuti in un anno di attività (per un'impresa appena avviata, rappresentano i costi che si sono sostenuti nel primo anno).   

Tabella 3 - Conto economico

Costi (sezione dare)

 Ricavi (sezione avere)  

Tutti i costi delle risorse consumate nell'esercizio

  • materie prime
  • salari e contributi sociali
  • stipendi e contributi sociali
  • materiali di consumo
  • cancelleria
  • telefono, luce, gas
  • assicurazioni
  • affitti
  • ammortamenti  

Cosa deve l'imprenditore segnare nella sezione avere del conto economico? Nella sezione di destra sono registrati tutti i ricavi che rappresentano il corrispettivo derivante dalla vendita dei beni o dei servizi che l'impresa produrrà in un anno di attività (tabella 4).    

Tabella 4 - Conto economico

Costi (sezione dare)

 Ricavi (sezione avere)  

Tutti i costi delle risorse consumate nell'esercizio  

  • materie prime
  • salari e contributi sociali
  • stipendi e contributi sociali
  • materiali di consumo
  • cancelleria
  • telefono, luce, gas
  • assicurazioni
  • affitti
  • ammortamenti  

Tutti i ricavi dei beni/servizi venduti nell'esercizio  

La differenza tra le attività contenute nello stato patrimoniale e i costi presenti nel conto economico consiste nel fatto che le attività sono degli investimenti che l'imprenditore effettua per acquistare beni che saranno utilizzati per molti anni nell'impresa o magari per tutta la vita aziendale. Essi sono anche detti costi pluriennali.

I costi registrati nel conto economico, invece, vengono sostenuti a fronte dell'acquisto di beni che saranno utilizzati e consumati in un singolo esercizio e la cui utilità si esaurisce nell'anno. Essi vengono anche indicati come costi di esercizio e sono costi ripetitivi a fronte di acquisti effettuati anche più volte nell'arco dell'esercizio.

Se l'acquisto di un impianto di un macchinario viene effettuato all'avvio dell'impresa e sarà utilizzato per molti esercizi, le materie prime o il materiale di cancelleria saranno acquistati e consumati nell'arco di un solo esercizio per garantire il funzionamento dell'attività e saranno riacquistati ogniqualvolta le scorte risulteranno esaurite.

Nella redazione dei bilanci vige il principio della competenza. In base a tale principio, devono essere imputati, cioè 'caricati' al singolo esercizio di attività, solo i costi effettivamente riferiti alle attività svolte in quell'anno. Se quindi non si pone nessun problema di registrazione per i costi di esercizio che sono, senza alcun dubbio riferiti a quanto è stato svolto nell'anno, possono invece sorgere problemi per l'imputazione dei costi pluriennali. Sarebbe contabilmente scorretto 'caricare' l'intero costo di un impianto solo sull'esercizio in cui è stato acquistato. L'impianto sarà utilizzato non solo in quell'esercizio, ma in più anni, se non durante tutta la vita dell'azienda.

In base al principio della competenza, quindi, il costo pluriennale deve essere suddiviso tra tutti gli esercizi per cui sarà utilizzato.

Il conto economico ha la funzione di confrontare tutti i costi che sono stati sostenuti durante l'anno, con tutti i ricavi che ha conseguito attraverso le vendite.

Da tale analisi possono sorgere due realtà: se i ricavi sono stati maggiori dei costi si ha avuto un profitto; se i ricavi sono minori dei costi dovremo leggere una perdita.

Prima di decidere se avviare o meno un'impresa, l'imprenditore dovrà riuscire a 'preventivare' tutti i possibili costi da sostenere almeno per i primi due anni di attività, e i volumi di fatturato che potrà realizzare, allo scopo di valutare il grado di profittabilità dell'impresa.

Prospetto di conto economico

Anno 1  

Anno 2  

Anno 3

Fatturato (A)  

Costi di produzione (B) 

Rimanenze iniziali  

+ Acquisto materiali  

+ Acquisto accessori  

+ Imballaggi e confezioni  

+ Lavorazioni  

+ Studi/Ricerche/Prog.tecnica  

+ Manutenzioni  

+ Ammortam.industriali  

- Rimanenze finali  

Totale costi di produzione

Margine di contribuzione 

Costi commerciali (C) 

Provvigioni  

+ Promoz/Pubblicità/RM  

+ Perdite su crediti (1%)  

+ Trasporti  

+ Viaggi/trasferte x comm.

+ Gestione magazzini  

Totale costi commerciali

Costi commerciali (C) 

Provvigioni  

+ Promoz/Pubblicità/RM  

+ Perdite su crediti (1%)  

+ Trasporti  

+ Viaggi/trasferte x comm.

+ Gestione magazzini  

Totale costi commerciali 

Costi generali (D) 

Compensi collaboratori  

+ Spese varie  

+ Assicurazioni  

+ Compenso Amministratori  

+ Affitto  

+ Enel/Acqua/Gas  

+ Spese condominiali  

+ Commercialista  

+ Spese telefoniche  

+ Imposte e tasse d'esercizio  

+ Ammortamenti 

Totali costi generali

Totale costi (B+C+D) 

Utile ope.  (A - B.C.D

- Oneri finanziari  

- Oneri vari

- Imposte indeducibili (IRAP)  

Utile d'esercizio

Utile ai fini IRPEF

IRPEF* (se unico reddito)

Piano finanziario

Quanti capitali sono necessari per avviare l'impresa; e dove possono essere reperiti?

Da che cosa deve essere costituito il patrimonio della futura impresa per raggiungere un profitto? 

A quali fonti di finanziamento l'impresa attinge e come vengono investiti i capitali raccolti. Sono indicate le risorse che l'impresa utilizza in un particolare momento e come vengono investite; 

Come il patrimonio aumenta o diminuisce per effetto della gestione. Questo tipo di informazione si presenta come una sorta di giudizio sulle performance di impresa; indica se l'impresa è riuscita a fare profitto, aumentando così la sua ricchezza iniziale, oppure se ha prodotto solo perdite, riducendo in tal modo il patrimonio dell'impresa stessa. 

Il fabbisogno finanziario comprende le uscite di cassa che dovrà effettuare inizialmente la nuova impresa: non solo, dunque, quelle per gli investimenti, ma anche quelle per il cosiddetto attivo circolante (scorte, credito Iva, liquidità, ecc.).

L’aspirante imprenditore deve dimostrare come ha intenzione di coprire il proprio fabbisogno. L’azienda ha a disposizione due tipologie di fonti di finanziamento: a breve e a lungo termine. Si considerano a breve quelle fonti rimborsabili nei successivi 12 mesi; a lungo termine quelle rimborsabili oltre i 12 mesi. Nelle fonti di breve termine si includono i debiti verso fornitori e l’utilizzo dell’affidamento bancario (scoperto, anticipazione, sconto di effetti). Nelle fonti a lungo termine si includono gli apporti dei soci, i mutui bancari, i finanziamenti agevolati, ecc. Una corretta gestione aziendale richiederebbe che gli investimenti di breve periodo siano finanziati da debiti rimborsabili nel breve periodo e, viceversa, che gli investimenti immobilizzati per lungo periodo siano finanziati da debiti a lungo termine.   

Fabbisogno

Investimenti  

Capitale d'esercizio  

(scorte+crediti+liquidità)  

Rimborso finanziamento agevolato

Rimborso altri debiti  

Prelievi titolare/Rimb. capitale di rischio

Totale

Fonti di Finanziamento

Capitale (mezzi propri)

Ulteriori apporti di capitale  

Prestiti infruttiferi da soci  

Contributi a fondo perduto  

Finanziam. Agevolato  

Finanziam. con ricorso al cred.ord.  

Debiti vs/fornitori  

Diminuzioni di capitale di esercizio

Affidamenti bancari utilizzati  

Fonti gestione corrente  

(utili+amm.ti+accant.ti)  

Totale

ESEMPIO DI “BUSINESS PLAN” per un negozio di Abbigliamento:

A  - DATI SULL’IMPRESA RICHIEDENTE

A1  - Denominazione PAPERINA

Natura giuridica ..DITTA INDIVIDUALE

A2 - Unità locale interessata dal programma di investimenti: Comune PAPEROPOLI

prov. PA., CAP .00000via e n. civ. PAPEROPOLI, 131

tel. .00000000 fax 00000

A3 - Nominativo, data di nascita, titolo di studio, esperienze lavorative precedenti della titolare o dei soci dell’impresa richiedente:

Titolare / soci

Data di nascita

Gg/mm/aaaa

Titolo di studio

(a,b,c,d,e)

Precedenti esperienze di lavoro

(si/no)

Imprendi-toriali

di lavoro autonomo

di lavoro dipendente

PAPERINA 

d

NO

NO

NO

B – DESCRIZIONE DELL’INIZIATIVA

B1 – L’IMPRESA

Paperina ha collaborato in diversi negozi della provincia, acquisendo una buona esperienza nella gestione e conduzione di un’attività preposta al commercio al dettaglio di abbigliamento.

Elementi essenziali che rappresentano sicuri fattori di successo per l'iniziativa imprenditoriale intrapresa, sono oltre le esperienze maturate nelle attività di lavoro precedentemente svolte, anche la naturale predisposizione ai rapporti interpersonali e la buona capacità di comprensione delle esigenze dei clienti.

La ditta Paperina ha intenzione di aprire un negozio per la vendita di abbigliamento casual e sportivo per uomo e donna. Un abbigliamento senza fronzoli, adatto per tutti i giorni, sia sul lavoro che per lo svago. Poi intende abbinare all’abbigliamento casual, l’abbigliamento sportivo delle note griffe xxx, xxx e xxx che hanno già dato l’assenso a dare i propri marchi in esclusiva per la zona dove si intende localizzare l’iniziativa.

Le capacità e le competenze gestionali sono, infine, assicurate dalla formazione scolastica e professionale della signora Paperina, infatti per oltre un anno ha collaborato presso lo studio di un commercialista acquisendo una discreta competenza nella contabilità.

Si è scelto di localizzare il negozio in Paperopoli, perché non vi sono concorrenti diretti per il tipo di attività che si vuole attivare.

B2 DESCRIZIONE DELL’ATTIVITA’ CHE SI INTENDE SVOLGERE, DEL PRODOTTO/SERVIZIO OFFERTO E DEL MERCATO DI RIFERIMENTO

L'attività che si desidera impiantare, opera nel settore commerciale in particolare nella vendita al dettaglio di abbigliamento casual e sportivo

I prodotti/servizi offerti saranno

abbigliamento casual uomo donna

abbigliamento sportivo uomo donna

Rispetto alla concorrenza il maggior punto di forza è dato dal fatto che gli altri negozi che vendono abbigliamento casual e sportivo sono localizzati in altri paesi ad almeno 10 Km dal punto vendita oggetto del futuro investimento.

Sicuramente un altro fattore critico di successo sarà la simpatia e la cordialità della titolare, costantemente protese al soddisfacimento delle richieste dei clienti. Doti che non si inventano e che la titolare della ditta individuale ha dimostrato già di avere nelle precedenti esperienze.

In più ci sarà l’esclusiva per la zona dei prodotti sportivi della xxx, xxx e xxx

I fattori che si ritengono pertanto vincenti rispetto alle possibilità di mercato sono rappresentati:

a) dalla mancanza di concorrenza nel paese dove viene localizzata l’iniziativa

b) dalla proposta di prodotti nuovi e particolari con marchi in esclusiva

c) dalla competenza e cordialità con cui si assiste il cliente

B3 – DESCRIZIONE DEI FATTORI DELLA PRODUZIONE

Per gli anni 2003 e 2004 sono stati calcolati i seguenti consumi di materia prima, che normalmente per il settore sono in rapporto della metà del fatturato:

budget degli acquisti

rimanenze iniziali

acquisti

rimanenze finali

consumi

La stima dei consumi dei servizi gli anni 2003 e 2004 è di 15 e 16 milioni come rappresentata dalla seguente tabella:

totale servizi

anno 2003

anno 2004

enel

telefono

compensi professionali

pubblicità

totale servizi

Attualmente la ditta Paperina non ha occupati. Ma per l’anno dell’entrata a regime degli investimenti sono stati previsti l’assunzione di due dipendenti a tempo indeterminato. I due dipendenti saranno una donna ed un uomo .

L’attività proposta non crea problemi di natura ambientale, comunque la ditta userà la raccolta differenziata per diminuire l’impatto sul territorio.

B4 – GLI ASPETTI FINANZIARI

Per far fronte all’investimento , si pensa di utilizzare per eventuali squilibri finanziari mezzi propri e l’autofinanziamento aziendale. La ditta non ha finanziamenti in corso.

Per quanto concerne il fatturato è stato ipotizzato gli anni 2003 e 2004 un totale di 220 e 240 milioni così diviso:

anno 2003

anno 2004

abbigliamento casual uomo donna

abbigliamento sportivo

Totale fatturato

Che per le caratteristiche del negozio e le precedenti esperienze lavorative, sono facilmente alla portata della proponente.

Gli ammortamenti dei beni materiali sono stati calcolati al 20% , in cinque anni. Lo stesso criterio è stato utilizzato per il contributo a fondo perduto. Il 20% del contributo viene inserito annualmente in altri ricavi e proventi, mentre la rimanente parte viene riportata in risconti passivi.

B5 – DESCRIZIONE DEGLI INVESTIMENTI

L'investimento complessivo prevede un costo da sostenere di 101 milioni e per i relativi beni (nuovi di fabbrica), si procederà all'acquisto diretto.

La spesa complessiva, di 101 milioni , di cui si richiede l'agevolazione prevista dalla Legge 215/92 è così ripartita:

scaffali metallici ed arredo uffici

vetrina esposizione

computer, stampante, lettore barcode

Totale investimento

C  - DATI RIEPILOGATIVI DEL PROGRAMMA DI INVESTIMENTI

C1  Attività principale, svolta o da svolgere, alla quale sono destinati gli investimenti del programma:

Descrizione COMMERCIO AL DETTAGLIO DI CONFEZIONI PER ADULTI

..…….. codice attività ISTAT '91  00000

C2  - Tipologia di iniziativa: .AVVIO DI ATTIVITA’.

C3 - Date effettive o previste relative al programma:

C3.1 -data (gg/mm/aaaa) di avvio a realizzazione del programma: 01/01/2002..

C3.2 -data (gg/mm/aaaa) di ultimazione del programma: 31/12/2002

C3.3 - data (gg/mm/aaaa) di entrata a regime: 01/01/2003

C3.4 -anno del primo esercizio “a regime” del programma: 2004

C3.5 - Tempo di realizzazione (in mesi): 12

C4 - Importo complessivo dell'investimento (importi in milioni di lire) 101

C4.1 di cui A) Acquisto diretto ……101

B) leasing……………………

C4.2 - di cui per servizi reali (riportare il totale del prospetto D2) …………………………..

C4.3 - di cui destinato alla produzione agricola primaria …………………………..

C4.4 - di cui costo agevolabile del rilevamento in caso di acquisizione di attività preesistente ……………….

C5 - Solo per i progetti innovativi e per le iniziative di sola acquisizione di servizi reali: investimento netto preesistente risultante dall'ultimo bilancio approvato prima della presentazione della domanda (o dell'avvio dell'iniziativa) o dal libro cespiti ammortizzabili (importi in milioni di lire/migliaia di Euro):

C6 - Contributo Legge 215/92complessivo previsto (importi in milioni di lire) 75

C6.1 di cui per attività agricola primaria …………………………….

C6.2 di cui per servizi reali ……………………………..

C7 - Occupati complessivi attivati dal programma (riportare il totale del prospetto D6.1) 2

C8 - Numero di donne occupate attivate dal programma (riportare il totale del successivo prospetto D6.2) 1

C9 - L'impresa aderisce o si impegna ad aderire entro l'anno 'a regime' ai seguenti sistemi di certificazione di qualità e/o ambientale:

C10 - Programma finalizzato al commercio elettronico o al collegamento telematico tra imprese:


SI NO X

D - PROSPETTI ANALITICI E DATI ECONOMICO – FINANZIARI DELL’INIZIATIVA

D1 - Dettaglio delle spese del programma (al netto dell'I.V.A.) a fronte delle quali si richiedono le agevolazioni (da compilare nel caso di iniziative di avvio di attività, acquisizione di attività preesistente e progetti aziendali innovativi). Importi in milioni di Lire o migliaia di Euro.

a) IMPIANTI GENERALI

Beni rilevati con l'acquisto di attività preesistente

Acquisto diretto beni nuovi

Leasing

TOTALE A Investimenti destinati all'attività principale

TOTALE B Investimenti destinati ad altra eventuale attività

TOTALE A+B

Descrizione investimenti

importi

TOTALE IMPIANTI GENERALI

b) MACCHINARI E ATTREZZATURE

vetrina esposizione

computer, stampante, lettore barcode

n. 40 ripiani 75*70

n. 530 ripiani 100*70

n. 55 ripiani 125*70

n. 92 montanti cm. 2.00

n. 30 montanti cm. 1.25

n. 800 pannelli plastificati cm 1.0

n. 100 pannelli plastificati cm 1.25

n. 64 pannelli plastificati cm 1.0

n. 134 zoccolature cm 1.00

n. 980 mensole cm 0.70

n. 530 portaprezzi

n. 2 scrivanie

n. 3 poltrone

n. 6 poltrone visitatore

n. 1 tavolo riunione

TOTALE MACCHINARI E ATTREZZATURE

c) BREVETTI

Beni rilevati con l'acquisto di attività preesistente

Acquisto diretto beni nuovi

Leasing

TOTALE A Investimenti destinati all'attività principale

TOTALE B Investimenti destinati ad altra eventuale attività

TOTALE A+B

Codice ISTAT

Codice ISTAT

Descrizione investimenti

importi

TOTALE BREVETTI

d) SOFTWARE

TOTALE SOFTWARE

e) OPERE MURARIE

Beni rilevati con l'acquisto di attività preesistente

Acquisto diretto beni nuovi

Leasing

TOTALE A Investimenti destinati all'attività principale

TOTALE B Investimenti destinati ad altra eventuale attività

TOTALE A+B

Codice ISTAT

Codice ISTAT

Descrizione investimenti

importi

Ristrutturazione del locale

Progettazione e direzione lavori

Max 5% della spesa totale per opere murarie

TOTALE OPERE MURARIE

Max 25% di a) + b)

f) STUDI DI FATTIBILITA' E PIANI DI IMPRESA

TOTALE STUDI

Max 2% di a) + b) +c) +d) +e) +f)

TOTALE INVESTIMENTI

a) + b) +c) +d) +e) +f)

D2 - Spese per acquisizione di servizi reali (importi in milioni di lire/migliaia di Euro)

SERVIZI REALI

IMPORTO

TOTALE SERVIZI REALI

D3 – TOTALE COMPLESSIVO (D1 +D.2) (milioni di lire)

D4  - Suddivisione delle spese di cui al punto D1 e D2 per anno solare, a partire da quello di avvio a realizzazione del programma indicato al punto C.3.1

(importi in milioni di lire/migliaia di Euro)

SPESE

Anno di avvio

2° anno

3° anno

4° anno

anni

Spese dirette

Spese in leasing

D5- Prospetti riepilogativi nel caso di acquisto di attività preesistente (Importi in Milioni di Lire/ Migliaia di Euro):

D5.1 - Denominazione dell'impresa (o ramo d'azienda) rilevata

D5.2 - Eventuali soci o titolare dell'attività rilevata partecipanti nell'impresa richiedente:

A

SOCI/TITOLARE dell'impresa rilevata partecipanti nell’impresa richiedente (nominativi)

B

Partecipazione nell'impresa rilevata

(% quote del capitale)

C

Partecipazione nell'impresa richiedente

(% quote del capitale)

D5.3 - Eventuali soci/titolare dell’attività rilevata che siano coniugi e parenti entro il secondo grado dei soci/titolare dell’impresa richiedente:

A

SOCI/TITOLARE

dell'impresa

rilevata

(nominativi)

B

Partecipazione nell'impresa richiedente

(% quote del capitale)

C

Grado di parentela

D

SOCI/TITOLARE

dell'impresa

richiedente

(nominativi)

E

Partecipazione nell'impresa richiedente

(% quote del capitale)

D5.4 - Costi del rilevamento

Tipologie di spesa

Costo effettivo

di cui agevolabile*

Macchinari e attrezzature

Brevetti

Software

TOTALE beni rilevati

* N.B.: Ai fini dell'ammissibilità alle agevolazioni il costo del rilevamento è decurtato in proporzione alla partecipazione all'impresa richiedente del titolare/soci dell'impresa rilevata, ovvero di coniugi o parenti entro il secondo grado degli stessi.

D5.5 - Investimenti successivi al rilevamento (beni nuovi):

1. Impianti generali ..

Macchinari e attrezzature

Opere murarie

Brevetti ..

Software ..

TOTALE beni nuovi ..

D5.6 Totale agevolabile dell’iniziativa (Totale agevolabile D5.4 + totale D5.5) ..

D6  - OCCUPATI ATTIVATI DALL'INIZIATIVA

- D6.1 - Incremento complessivo degli occupati

OCCUPATI

Dato precedente*

Dato a regime**

VARIAZIONE

Costo per salari e stipendi nell’anno a regime***

dirigenti

quadri e impiegati

operai

altri

TOTALE

- D6.2 – Di cui: Incremento di donne occupate

DONNE OCCUPATE

Dato precedente*

Dato a regime**

VARIAZIONE

Costo per salari e stipendi nell’anno a regime***

dirigenti

quadri e impiegate

Operaie

Altre

TOTALE

* N.B. : il dato precedente è :

per l'avvio di nuova attività: sempre = 0

per i progetti innovativi e la sola acquisizione di servizi reali: numero medio mensile di occupati nei dodici mesi antecedenti l'avvio a realizzazione. (o la data di presentazione della domanda per le iniziative da realizzare), espresso in U.L.A;

per l'acquisizione di attività preesistente: numero medio mensile di occupati dell'impresa acquisita, nei dodici mesi antecedenti l'avvio a realizzazione.(o la data di presentazione della domanda per le iniziative ancora da realizzare), espresso in U.L.A;

** Numero medio dei occupati previsti per l’esercizio “a regime”, espresso in ULA.

***Il costo per salari e stipendi nell’anno a regime deve coincidere con il valore riportato nello schema D8 (Conto Economico) alla voce “Personale “ nell’anno a regime dell’iniziativa.

D7 - Stati patrimoniali dell’impresa. Compilare fino all'esercizio a regime (importi in milioni di Lire/ migliaia di Euro)

(Tale prospetto non deve essere compilato se l’iniziativa consiste esclusivamente nell’acquisizione di servizi reali)

ATTIVO

Penultimo consuntivo

Ultimo consuntivo

1° anno

(avvio)

2° anno

3° anno

4° anno

anni

Rimanenze

Altro attivo circolante

Di cui: disponibilità liquide

crediti a breve

ratei e risconti

Immobilizzazioni

Di cui: immateriali

materiali

finanziarie

TOTALE ATTIVO

PASSIVO

Passivo circolante

Di cui: debiti a breve vs fornitori

debiti a breve vs banche

ratei e risconti

Passivo a M/L termine

Di cui: debiti a M/L termine

Trattamento Fine Rapporto

Fondi rischi e oneri

Mezzi propri

Di cui: Capitale sociale

Riserve

Utili (perd.) portate a nuovo

Utili (perd.) dell’esercizio

TOTALE PASSIVO

D8 - Conti economici dell’impresa. Compilare fino all'esercizio a regime (importi in milioni di Lire/ migliaia di Euro)

(Tale prospetto non deve essere compilato se l’iniziativa consiste esclusivamente nell’acquisizione di servizi reali)

CONTO ECONOMICO

Penultimo consuntivo

Ultimo consuntivo

1° anno

(avvio)

2° anno

3° anno

4° anno

anni

Fatturato

(Ricavi delle vendite e delle prestazioni)

Variazione delle rimanenze di prodotti finiti

Altri ricavi e proventi

A) Valore della produzione

Acquisti di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci

Acquisizione di servizi, consulenze, utenze, trasporti, pubblicità ecc.

Variazione delle rimanenze di materie prime e merci

Fitti passivi e canoni per locazioni

Personale

Accantonamenti

Ammortamenti

Oneri diversi di gestione

B) Costi della produzione

Risultato operativo (A - B)

Proventi finanziari

Interessi e oneri finanziari

C) Proventi e oneri finanziari

Proventi straordinari

Oneri straordinari

D) Proventi e oneri straordinari

Risultato prima delle imposte

(A - B + C + D)

Imposte sul reddito d’esercizio

Utile netto (perdita) dell’esercizio

D9 - Piano finanziario per la copertura degli investimenti dell'iniziativa e del capitale di esercizio (importi in milioni di Lire/ migliaia di Euro)

(Tale prospetto non deve essere compilato se l’iniziativa consiste esclusivamente nell’acquisizione di servizi reali)

FABBISOGNO

(milioni di lire/ migliaia di euro)

FONTI DI COPERTURA

(milioni di lire/ migliaia di euro)

A. Immobilizzi agevolabili

(CON ESCLUSIONE DI QUELLI IN LEASING)

E. Mezzi propri

B. Immobilizzi non agevolabili

(CON ESCLUSIONE DI QUELLI IN LEASING)

F. Agevolazioni richieste per il programma

(CON ESCLUSIONE DI QUELLE RELATIVE AI BENI ACQUISITI IN LEASING)

C. Quota capitale canone anticipato

(SOLO PER IMMOBILIZZI IN LEASING)

G. Altri finanziamenti a m/l termine

H. Finanziamenti coperti dalle garanzie di cui all'art.5 comma 3del Regolamento

D. Capitale di esercizio

I. Altre disponibilità (specificare):

Totale fabbisogno

Totale fonti

Gli Indici di Bilancio

Le finalità degli indici di bilancio

Gli indici di bilancio- Classificazione

Gli indici di produttività/efficienza I Parte   II Parte   III Parte

Gli indici di liquidità

Gli indici di leva

Gli indici di redditività I Parte   II Parte   III Parte

Gli indici di sviluppo

LE FINALITA’ DEGLI INDICI DI BILANCIO

Gli indici (o quozienti) di bilancio sono grandezze calcolate come rapporti tra voci di conto economico e/o stato patrimoniale ottenute dai bilanci riclassificati relativi a un singolo esercizio, a due o più esercizi consecutivi. Gli indici di bilancio adempiono alle seguenti finalità:  

essi sono sintesi di grandi quantità di informazioni contabili, 

e sono utili ad un approfondito confronto:    

a.      tra dati di una stessa impresa relativi a esercizi diversi (confronto longitudinale o su base storica), si pensi  al confronto degli indici di bilancio tra due anni consecutivi e la quantità d’informazione;  

b.     tra dati di imprese diverse relativi agli stessi esercizi;  

c.      con dati di riferimento esterni assunti come valori medio-normali (benchmark) di impresa o di settore, ottenuti come:  

valori medi di gruppi omogenei di imprese  

standard teorici o soggettivi.

Le informazioni fornite dagli indici di bilancio sono spesso imprecise. Le differenze nei valori di un indice nel tempo e tra imprese possono avere molte spiegazioni: non basta un confronto meccanico tra indici per concludere che un’impresa è in situazione migliore di un’altra.

L’analisi degli indici aiuta a porre le domande giuste, ma raramente fornisce le risposte, che richiedono una conoscenza di prima mano e approfondita dell’impresa.

GLI INDICI DI BILANCIO: CLASSIFICAZIONE 

Gli indici calcolati nella prassi sono molto numerosi. Presenteremo soltanto quelli più usati.

Li possiamo classificare in cinque categorie:

Indici di produttività/efficienza, che segnalano quanto efficientemente l’impresa sta usando le proprie attività;

Indici di liquidità, che indicano la capacità dell’impresa di far fronte alle uscite monetarie previste e inattese.

Indici di leva, che misurano il peso dell’indebitamento nella struttura finanziaria dell’impresa;

Indici di redditività, che misurano il rendimento (o ritorno) sul capitale investito nelle attività operative nette, o sul patrimonio netto;

Indici di sviluppo, che misurano l’incremento (o il decremento) relativo delle principali poste economiche e patrimoniali; 

In questa lezione vedremo il calcolo o l’interpretazione degli indici presi isolatamente, nella successiva utilizzeremo insiemi coordinati di indici per l’analisi della redditività e del rischio

Gli indici di produttività/efficienza  (I parte)

Indicano la capacità dell’azienda di generare dati volumi di grandezze di flusso (produzione, ricavi) contenendo lo stock di attività operative e il connesso fabbisogno finanziario. Sono in genere calcolati come rapporti tra grandezze flusso e stock: quanto maggiore il loro valore, tanto migliore è la produttività dell’impresa nell’utilizzo del capitale investito.  

Rotazione delle attività operative

Formula:

          Ricavi (anno t)

Attività operative nette (media anni t e t-1)

Misura l’intensità con cui l’impresa sfrutta la sua dotazione di attività operative (riportate al denominatore come media dei valori a inizio e a fine esercizio).

Dipende principalmente:

a.      dall’intensità di capitale che caratterizza il settore dell’impresa (dipende dalla tecnologia e dalla rilevanza degli investimenti immateriali).

b.     a parità di settore, dalle scelte di integrazione o di esternalizzazione (outsourcing) di fasi dei processi di produzione/vendita.

Il modello d’impresa prevalente  nel tessuto industriale italiano si basa sull’outsourcing della quasi totalità delle fasi dei processi di trasformazione industriale verso imprese subfornitrici proprio per contenere gli investimenti in immobilizzazioni e scorte di materie prime e semilavorati.

dal grado di ammortamento delle immobilizzazioni;

dal grado di sfruttamento della capacità produttiva o commerciale disponibile o dall’efficienza tecnica o organizzativa (produzione, commercializzazione, logistica).

Un alto valore dell’indice di rotazione non è sempre un segnale di efficienza. Può infatti indicare che l’impresa sta lavorando al limite della propria capacità, oppure che ha un parco di immobilizzazioni vecchio: in entrambi i casi si segnala un fabbisogno di investimenti di rinnovo/espansione. Se questi investimenti verranno effettuati, l’indice di rotazione scenderà bruscamente.

Gli indici di produttività/efficienza  (II parte)

Rotazione del capitale circolante netto

Formula:

           Ricavi (anno t)

Capitale circolante operativo netto

         (media anni t et

Misura la capacità di contenere lo stock medio di rimanenze e di crediti commerciali (al netto dei debiti verso fornitori) necessario per sostenere un dato volume di ricavi.

Rotazione delle scorte

Formula:

     Costi variabili di produzione 

            e vendita (anno t)

     Rimanenze media anni t et

La formula presuppone che le rimanenze siano valutate al costo variabile (diretto) e non al costo pieno, comprensivo di una quota di costi generali; in caso contrario occorre mettere al numeratore una misura dei costi coerente con il criterio di valutazione delle scorte. Si ricorda che i costi variabili totali sono diminuiti dell’eventuale quota capitalizzata a fronte di incremento di immobilizzazioni per lavori interni.

Un’alta rotazione delle scorte può essere un segnale positivo di efficienza produttiva e commerciale, ma anche un segnale patologico nel caso in cui l’impresa sia costretta a ridurre le scorte per carenza di capitali, con pregiudizio per la continuità della produzione e della commercializzazione.

Gli indici di produttività/efficienza  (III parte)

Periodo medio di incasso dei crediti commerciali (espresso in giorni)

Formula:

    Crediti vs.clienti 

   (media anni t e t-1 )

Ricavi medi giornalieri (anno t)

Ricavi medi giornalieri = Ricavi/365

L’impresa ha convenienza a ridurre la durata delle dilazioni medie per ridurre l’investimento in crediti dati i ricavi. Una riduzione forzata può però tradursi in conseguenze negative (perdita di opportunità di vendita, concessione di sconti).  

Per cogliere intuitivamente il significato di questo indicatore può servire un semplice esempio. L'impresa Pippo ha prodotto nell'anno 200(x) ricavi per 365 €. I suoi crediti verso clienti ammontavano a fine 200(x) a 91 €, importo invariato rispetto ai crediti alla fine dell'anno precedente.

La società ha venduto in media per 1 € al giorno. Supponiamo che tale importo sia costante nel tempo e che tutte le vendite siano incassate dopo g giorni dalla fatturazione.

Ogni giorno si aggiungono nuovi crediti per 1 € (le vendite fatturate nel giorno) e si estinguono crediti in essere per la stessa cifra (per l'incasso delle fatture emesse g giorni prima).

I crediti si stabilizzano su un importo pari ai ricavi fatturati in g giorni di vendita: quindi nel nostro caso, se i crediti ammontano a 91 €, sono spiegati da una durata media g pari a 91 giorni.

Gli indici di liquidità

Misurano la capacità dell’impresa di generare liquidità dalle attività operative e di coprire gli impegni di pagamento a breve termine.

Incidenza del capitale circolante netto sulle attività operative

Formula:

Capitale circolante operativo 

        netto (anno t)

Attività operative nette 

           (anno t)  

Il capitale circolante operativo netto misura il valore della componente delle attività operative destinate a generare a breve termine liquidità. L’indice esprime il peso di questa componente sulle attività operative.

Indice di liquidità corrente

Attività correnti operative + Attività di tesoreria

Passività correnti operative + Debiti di tesoreria + Debiti strutturali a breve termine(anno t)

Misura il grado di copertura dei debiti a breve termine (operativi e finanziari).

Indice di liquidità differita (acid test)

Crediti vs. clienti + Attività di tesoreria (anno t)

Passività correnti operative + Debiti di tesoreria + Debiti strutturali a breve termine(anno t)

E’ ottenuto come l’indice precedente, ma si sottrae al numeratore il valore delle rimanenze.

Indice di liquidità immediata

Attività di tesoreria (anno t)

Passività correnti operative + Debiti di tesoreria + Debiti strutturali a breve termine(anno t)

E’ analogo al precedente. Qui al numeratore lasciamo solo le attività prontamente liquidabili

Gli indici di leva

Riguardano la struttura finanziaria dell’impresa e misurano l’importanza relativa dei debiti nel finanziamento delle attività operative. Sono calcolati soltanto se la posizione finanziaria netta è debitoria. Nel caso in cui l’impresa non possieda attività finanziarie, la posizione finanziaria netta coincide con i debiti finanziari; quando sono presenti attività finanziare, tale posizione esprime l’indebitamento netto dell’impresa.

Incidenza dell’indebitamento netto sulle attività operative

Posizione finanziaria netta anno( t)

Debiti strutturali + Debiti di Tesoreria -

Attività di Tesoreria Riserve strategiche di liquidità

Attività operative nette anno t

Attività operative nette

Indice di leva finanziaria

Formula:

Posizione finanziaria netta 

    (media anni t e t

    Patrimonio netto 

    (media anni t e t

Gli ultimi due indici proposti esprimono lo stesso fenomeno con una scala di misurazione diversa:il primo varia da 0 a 1, mentre Il secondo varia da 0 a ∞. Negli approfondimenti sulla leva finanziaria utilizzeremo il secondo 'formato' e ipotizzeremo inoltre attività finanziarie nulle, ovvero posizione finanziaria netta coincidente con i debiti di finanziamento, in formule avremo:

Indice di leva finanziaria

 Debiti strutturali Debiti di 

tesoreria (media anni t et

    Patrimonio netto 

   (media anni t e t

Gli indici di redditività (I Parte)

Misurano l’incidenza del risultato operativo o del risultato netto sui ricavi, sulle attività operative, o sul patrimonio netto. Sono indicatori di sintesi che rappresentano il punto d’arrivo dell’analisi economico finanziaria. Per interpretarli in modo sensato, occorre analizzarli in modo coordinato con gli indici di produttività e di leva.

Redditività delle vendite (Return on Sales, ROS)

Formula:

ROS

Risultato operativo al netto 

    di imposte( anno t)

        Ricavi (anno t)  

Esprime la percentuale dei ricavi che diventa risultato operativo, che è tanto maggiore quanto minore l’incidenza dei costi.

Si noti l’utilizzo del risultato operativo al netto delle imposte di pertinenza della gestione operativa.

Margine di contribuzione sulle vendite

Margine di contribuzione 

            (anno t)  

        Ricavi (anno t)  

Esprime la percentuale dei ricavi che residua come margine dopo che sono stati coperti i costi diretti di produzione e vendita.

Gli indici di redditività (II Parte)

Redditività delle attività operative (Return on Investment, ROI)

Formula:

ROI =

Risultato operativo al netto 

  delle imposte ( anno t)

Attività operative nette 

  (media anni t et –1)  

Esprime il ritorno sull’investimento nella gestione operativa. È il ritorno netto che percepirebbero, in teoria, gli azionisti se le attività operative fossero finanziate al 100% con patrimonio netto.

Una formula alternativa di calcolo del ROI è la seguente:

ROI =

Risultato operativo + Proventi finanziari 

   (entrambi netti di imposte, anno t)  

Attività operative nette + Attività tesoreria + 

Riserve strategiche liquidità (media anni t e t-1)  

Negli sviluppi successivi ipotizzeremo assenze di riserve strategiche di liquidità e un livello trascurabile di attività di tesoreria, ovvero una situazione in cui le differenze tra le due formule sono irrilevanti.

Gli indici di redditività (III Parte)

Costo medio dei debiti (id)

Formula:

id = (Oneri finanziari anno t)

Debiti strutturali Debiti di tesoreria 

         (media anni t et

E’ una stima grezza del tasso di interesse effettivo medio ponderato pagato sui debiti di finanziamento.

Redditività del patrimonio netto (Return on Equity, ROE)

Formula:

ROE =

Risultato netto dell'esercizio (anno t )

Patrimonio netto (media anni t e t –1)  

Esprime il ritorno conseguito degli azionisti sull’investimento nel patrimonio netto dell’impresa, quest’ultimo misurato in base al suo valore di bilancio.

Gli azionisti partecipano al risultato netto secondo due modalità: la distribuzione di dividendi e l’incremento del valore del patrimonio netto per l’accantonamento a riserve degli utili non distribuiti.

Il ROE non è l' unica misura del rendimento conseguito dagli azionisti in un esercizio, e non è nemmeno la più precisa: una misura alternativa è il rendimento calcolato sul valore di mercato delle azioni

Gli indici di sviluppo

Sono calcolati come tassi di variazione percentuale e misurano la dinamica delle principali poste di bilancio.

Tasso di sviluppo dei ricavi

Formula:

Ricavi anno t - Ricavi anno t -1

Ricavi anno t

Tasso di sviluppo delle attività operative nette

Formula:

Attività operative nette anno  t Attività operative nette anno t

Attività operative nette anno t

Tasso di sviluppo del patrimonio netto

Formula:

Patrimonio netto anno t – Patrimonio netto anno t -1

Patrimonio netto anno t

Dalla loro lettura congiunta si possono ottenere spiegazioni delle variazioni degli indici di produttività e di leva.

Ad esempio, una crescita dei ricavi a un tasso superiore a quello delle attività operative nette determina un aumento della Rotazione delle attività operative. Se il tasso di sviluppo delle attività operative è superiore a quello del patrimonio netto si osserva contestualmente un incremento dell’indice di leva finanziaria.

IL CONTROLLO DI GESTIONE

Contabilità analitica o industriale

Le principali differenze tra la CG e la CI

Classificazione dei costi in contabilità industriale I parte   II parte   III parte   IV parte

Le configurazioni di costo nella contabilità industriale

Costo primo

I centri di costo

Costo industriale o di produzione I parte    II parte

Costo variabile (Direct costing)

Costo pieno (Full costing)

Struttura dei costi

Rapporto tra andamento dei costi e andamento dei volumi di produzione I parte    II parte

III parte   IV parte

Contabilità analitica o industriale 

La Contabilità industriale - CI (o contabilità analitica) ha per obiettivo la determinazione dei costi e dei ricavi di particolari oggetti di analisi (prodotti, aree funzionali, centri di costo, divisioni, ecc.) e costituisce uno strumento di informazione necessario per integrare i dati desunti dalla Contabilità generale che presenta alcuni limiti quali:

  • riguarda l’impresa nella sua globalità;
  • si riferisce alla gestione passata.

In questa ottica, la CI e la CG hanno lo scopo di fornire informazioni sull’effettivo svolgimento sulla gestione, da confrontare con gli obiettivi di budget per verificarne il concreto grado di raggiungimento.

LE PRINCIPALI DIFFERENZE TRA LA CG E LA CI

Contabilità generale

Contabilità industriale

Oggetto di rilevazione

Scambi con economie
esterne

Effettiva utilizzazione delle risorse nei processi produttivi

Classificazione dei dati

Per origine o natura economica

Per destinazione

Tempi di rilevazione

In fase di accertamento

In fase di utilizzo

Obbligatorietà

Civile e Fiscale

Facoltativa

Strumenti di rilevazione

Metodo Partita doppia

Metodi contabili e/o extracontabili

Classificazione dei COSTI in Contabilità industriale I parte 

A) Costi diretti ed indiretti

Tale classificazione si basa sulla possibilità di misurare oggettivamente l’effettivo utilizzo di un fattore produttivo impiegato per un certo prodotto o centro di costo

I costi diretti sono attribuiti ai centri di costo o ai prodotti mediante misurazione oggettiva del fattore impiegato.  

q.tà fattore x prezzo unitario

Esempio:

10 h di lavoro x 40.000 (costo orario) =

400.000 Lit (costo diretto) 

I costi indiretti sono attribuiti ai centri di costo o ai prodotti mediante una ripartizione più o meno soggettiva. 

Costo da ripartire x coefficiente di ripartizione

I criteri di ripartizione possono essere :

  • su base unica:il totale dei costi indiretti viene ripartito in proporzione di una sola quantità nota (cost driver);
  • su base multipla:il totale dei costi indiretti viene  suddiviso in classi omogenee, per ciascuna delle quali si applica un diverso criterio di ripartizione (cost driver).

Classificazione dei costi in contabilità industriale II PARTE

Esempio (Base unica): 

  • costi indiretti: 10.000;
  • base di ripartizione: h lavorate;
  • prodotti fabbricati. A, B, e C;
  • h lavorate complessivamente: 40;
  • h lavorate per il prodotto A: 10, B:20, C: 10. 

Quota costi indiretti per il prodotto: 

A: 10.000 x 10/40 = 2.500

B: 10.000 x 20/40 = 5.000

C: 10.000 x 10/40 = 2.500 

Esempio (Base multipla): 

  • costi indiretti: 10.000, di cui 4.000 di costo del lavoro e 6.000 di ammortamenti;
  • base di ripartizione.
    • h/uomo
    • h/macchina
  • prodotti fabbricati. A, B, e C
  • h/uomo lavorate per il prodotto A: 10 (totale 40)
  • h/macchina lavorate per il prodotto A: 5 (totale 30) 

Quota costi indiretti per il prodotto A: 

      a)  4.000 x 10/40 = 1.000

      b)  6.000 x  5/30 = 1.000

          TOTALE    2.000 

Osservazioni:

la distinzione costi diretti/indiretti non è assoluta (l’ammortamento di un macchinario può essere un costo indiretto per una serie di prodotti e diretto per il relativo centro di costo);

la necessità di calcoli poco laboriosi e tempestivi, alcuni costi vengono considerati indiretti, anziché essere ripartire.

Classificazione dei COSTI in Contabilità industriale III parte 

B) Costi variabili e fissi

Classificazione secondo la loro variabilità rispetto alle quantità prodotte. In tal senso si distinguono le varie voci di costo in: 

Costi fissi. Sono costi il cui valore complessivo non cambia al variare della produzione. Ad esempio, l'affitto di un capannone industriale non cambierà per effetto dell'aumento o della diminuzione della produzione del 10%. 

Costi variabili. Questi costi variano proporzionalmente al variare della produzione. Il costo delle materie utilizzate nella produzione varierà in proporzione quasi diretta ai volumi sviluppati. 

Graficamente, l'andamento delle diverse categorie di costo rispetto al volume di produzione, in ipotesi di andamento lineare, può essere così rappresentato:

I costi fissi totali sono quindi costanti al variare dei volumi produttivi, mentre i costi fissi unitari (CF/Q) presentano un andamento inversamente proporzionale all'andamento delle quantità: diminuiscono quando il volume produttivo aumenta e crescono quando il volume produttivo diminuisce.

Classificazione dei COSTI in Contabilità industriale IV parte 

B) Costi variabili e fissi

I costi variabili totali, nulli a livello '0' di produzione (Q = 0), aumentano proporzionalmente per un valore pari al costo variabile unitario.

C) Costi controllabili e non controllabili

I costi controllabili sono quelli che, con riferimento ad un determinato centro, sono influenzabili in maniera significativa dal responsabile del centro stesso.
I costi non controllabili non sono imputabili al responsabile del centro, bensì a livelli superiori della struttura organizzativa.
Questa suddivisione esiste a livello di centro di responsabilità. A livello complessivo aziendale tutti i costi sono controllabili.

LE CONFIGURAZIONI DI COSTO NELLA CONTABILITÀ INDUSTRIALE

  • Costo primo;
  • Costo industriale o di produzione;
  • Costo variabile (Direct costing);
  • Costo pieno (Full costing).

COSTO PRIMO  

Somma di tutti i costi diretti, tra cui le materie prime e la forza lavoro.

Il vantaggio di tale configurazione è l’oggettività, in quanto non richiede alcuna valutazione/attribuzione di altri costi.

Tuttavia in molti casi può risultare insufficiente a causa della mancata considerazione di costi rilevanti.

Esempio: determinazione del costo 

primo di un prodotto software “A”:

- materie prime  10.000

- lavoro            50.000

      costo primo 60.000

I CENTRI DI COSTO  

I centri di costo sono unità organizzative della struttura aziendale (reparti, uffici, laboratori, ecc. ) che interagiscono nell’ambito del processo produttivo.

L’identificazione dei centri di costo è necessaria per:

  • corretta imputazione ai costi (i costi attribuiti ai prodotti secondo l’utilizzo dei fattori produttivi);
  • facilitare i processi decisionali (evidenza dei costi/economicità di ogni centro);
  • controllare la gestione (il controllo è efficace se è esiste la corrispondenza centro di costo - centro di responsabilità). 

I centri di costo devono presentare le seguenti caratteristiche: 

  • omogeneità delle operazioni eseguite;
  • omogeneità dei fattori produttivi utilizzati (es. prevalenza di capitale umano);
  • significatività nell’ambito del processo produttivo;
  • identificazione di un responsabile. 

Si distinguono in : 

  • centri produttivi;
  • centri ausiliari (interagiscono con i centri produttivi senza intervenire direttamente nel processo - es. manutenzione);
  • centri funzionali (centri non produttivi - finanza, controllo di gestione, personale, ecc.).

COSTO INDUSTRIALE O DI PRODUZIONE  I PARTE

Somma di tutti i costi diretti e indiretti imputabili ad un prodotto, tra cui le materie prime, la forza lavoro, l’energia, gli ammortamenti. Il vantaggio di tale configurazione è la quantificazione del costo complessivo di produzione e rappresenta un importante indicatore di efficienza. La sua determinazione impone tuttavia un processo valutativo al fine di attribuire correttamente i costi indiretti.

Esempio: determinazione del costo industriale di un prodotto software “A”

materie prime

lavoro

costo primo

energia

ammortamenti

consulenze

costo industriale

Energia (cost driver: h/uomo lavorate)
Totale costo= 100.000
totale h lavorate = 100
h. lav “A” = 10

Ammortamenti (cost driver: h/ macchina lavorate)
Totale costo= 1.200.000
totale h lavorate = 60
h. lav “A” = 10

COSTO INDUSTRIALE O DI PRODUZIONE  II PARTE

Consulenze (cost driver: n. prodotti SW)
Totale costo= 400.000
n. prodotti = 4
prodotto “A” = 1

Esempio: determinazione del costo industriale di un prodotto software “A”

materie prime

lavoro

costo primo

energia

ammortamenti

consulenze

costo industriale

Energia (cost driver: h/uomo lavorate)
Totale costo= 100.000
totale h lavorate = 100
h. lav “A” = 10

Ammortamenti (cost driver: h/ macchina lavorate)
Totale costo= 1.200.000
totale h lavorate = 60
h. lav “A” = 10

COSTO VARIABILE (Direct costing) 

Include esclusivamente la componente variabile del costo di prodotto.

Tale configurazione, basandosi sulla distinzione tra costi fissi e variabili, presuppone un processo valutativo per una corretta attribuzione dei costi semivariabili (es. costo dell’energia che comprende il pagamento di un canone fisso).

Esempio: determinazione del costo variabile di un prodotto software “A”

materie prime

lavoro

costo primo

energia

ammortamenti

consulenze

costo industriale


Energia
Costo unitario x consumo effettivo
1.000 per Kwh x 8 Kwh utilizzati

Consulenze
Costo per chiamata / n. chiam. per “A”
400.000 / 10

COSTO PIENO (Full costing)Include tutte le componenti di spesa sostenute (costi generali, oneri finanziari, imposte). Tale configurazione ha il vantaggio di non trascurare alcun costo, ma presuppone un processo di attribuzione di costi ben più complesso.
Il “peso” del “ribaltamento” dei costi sul prodotto può determinare un risultato poco significativo.

Esempio: determinazione del costo industriale di un prodotto software “A”

materie prime

lavoro

costo primo

energia

ammortamenti

consulenze

costo industriale

spese commerciali

spese amministrative

spese generali

oneri finanziari

oneri fiscali

costo pieno

STRUTTURA DEI COSTI

RAPPORTO COSTI VARIABILI E COSTI FISSI

Le strategie d’impresa dipendono in misura notevole dal rapporto tra costi fissi e costi variabili

Impresa A

Impresa B

Costi variabili

Costi variabili

Costi fissi

Costi fissi

Condannata a realizzare alti volumi di produzione

Può realizzare bassi volumi di produzione

RAPPORTO TRA ANDAMENTO DEI COSTI E ANDAMENTO DEI VOLUMI DI PRODUZIONE I PARTE

L'analisi di break even (BEP) consente di determinare l'ammontare delle vendite necessario per raggiungere il pareggio dal punto di vista economico e rappresenta un importante strumento nell'analisi di fattibilità e di economicità di progetti, di determinate aree produttive o di interi complessi aziendali.

Il break even point (punto di pareggio - BEP) è dunque il punto in cui l'impresa non realizza né perdite né profitti, riuscendo a coprire con i ricavi di vendita i costi variabili e i costi fissi nel loro totale.

RAPPORTO TRA ANDAMENTO DEI COSTI E ANDAMENTO DEI VOLUMI DI PRODUZIONE II PARTE 

I grafici evidenziano, per ogni livello di produzione ipotizzabile all’interno della capacità produttiva ( cioè a parità di costi fissi) l’entità dell’utile (o perdita):

U = p x q - (CF + cvu x q)

BEP --> U = 0

0 = p x q - (CF + cvu x q)

q (BEP) = CF/( p - cvu)

La stessa equazione può essere rivista, ottenendo:

Margine di contribuzione (Mdc) 

Il Mdc indica il contributo dato da ogni unità di prodotto venduta alla copertura dei costi fissi ed eventualmente al conseguimento dell’utile. Differenti Mdc rappresentano diverse strutture di costo e diversi livelli di LEVA OPERATIVA.

La leva operativa indica il rischio d’impresa legato all’andamento delle vendite.

RAPPORTO TRA ANDAMENTO DEI COSTI E ANDAMENTO DEI VOLUMI DI PRODUZIONE III PARTE 

ESEMPIO:

l’azienda A produce un unico prodotto venduto al prezzo di 200;

il costo variabile per unità prodotta di 120;

costi fissi per 60.000.

IMPRESA A

BEP: ?

Mdc = 200 - 120 = 80

BEP = CF/Mdc = 60.000/80 = 750

Ricavi = 750 x 200 = 150.000

Costi totali = 60.000 + 120 x 750 = 150.000

Utile = (200 - 120) x 750 - 60.000 = 0 

MDC è, in termini matematici, la derivata della funzione di Utile (U = f(q)) 

ESERCIZIO:

L’azienda B produce un unico prodotto venduto al prezzo di 200 ;

il costo variabile per unità prodotta di 180;

costi fissi per 15.000. 

a.      calcolare il BEP e rappresentare l’andamento dei costi e ricavi su un piano cartesiano;

b.     confrontare i risultatati con quelli ottenuti dall’analisi dell’azienda A, indicando quale risulta più rischiosa dal punto di vista operativo.

Come aumentare la redditività?

(come “anticipare” il BEP)

RAPPORTO TRA ANDAMENTO DEI COSTI E ANDAMENTO DEI VOLUMI DI PRODUZIONE IV PARTE 

BEP: ?

Mdc = 200 - 180 = 20

BEP = CF/Mdc = 15.000/20 = 750

Ricavi = 750 x 200 = 150.000

Costi totali = 15.000 + 180 x 750 = 150.000

Utile = (200 - 180) x 750 - 15.000 = 0

Le due aziende, pur con una diversa struttura di costi, raggiungono il BEP in corrispondenze di uguali quantità vendute (750). Ciò che le differenzia è proprio la leva operativa.
L'azienda B, rispetto all'azienda A, presenta infatti una bassa leva indotta dal minore margine di contribuzione unitario, che determina, a parità di quantità vendute, un profitto (ma anche una perdita!) più contenuto. Dal punto di vista operativo, l'azienda A si presenta più rischiosa, in quanto il mancato raggiungimento del BEP determinerà maggiori perdite. D'altra parte, però, ogni unità venduta in più, rispetto all'azienda B, genererà un maggiore profitto.

Riclassificazione del bilancio

Il bilancio a scalare

Definizione di costo del prodotto venduto

A valore della produzione e costi della produzione

La forma di conto economico

Schema della forma di bilancio

Finalità della riclassificazione

Gli schemi di riclassificazione

Criteri di riclassificazione di bilancio

Il criterio funzionale

Le attività operative nette

Il conto economico per natura

Il conto economico per destinazione

Il conto economico a costi fissi e variabili

I ricavi

Il margine di contribuzione

I costi generali

I costi operativi capitalizzati nell'esercizio

I ricavi o costi non ricorrenti

Il margine operativo lordo

Il risultato operativo

La gestione finanziaria I parte    II parte

Il margine di struttura

La posizione finanziaria netta

Lo stato patrimoniale - Attività

Lo stato patrimoniale - Passività

Altre componenti del conto economico

Le gestioni accessorie

Le categorie di attività accessorie

Componenti economiche generate da attività accessorie

La gestione fiscale

Alcuni aspetti critici della gestione fiscale

La riclassificazione del bilancio

Il bilancio a scalare 

Riclassificare un bilancio a forma a scalare, permette di calcolare dei risultati intermedi individuando specifici ambiti di attività dell’impresa. Ad esempio, è consuetudine separare gli aspetti legati all’attività caratteristica dell’azienda (l’acquisto, la trasformazione e la vendita dei prodotti e dei servizi) dall’attività di raccolta dei finanziamenti, dagli eventi di carattere straordinario e dai costi legati alle imposte.

La separazione di questi diversi ambiti, individuando gli specifici costi e ricavi degli stessi, permette di dare dei giudizi sulla capacità dell’azienda di produrre valore nello svolgimento dei suoi processi di trasformazione, senza influenzare questo giudizio attraverso la considerazione dei costi dei finanziamenti (che dipendono da scelte tra capitale proprio e capitale di terzi), l’imposizione fiscale e l’eventuale incidenza di oneri e proventi straordinari.

Così, la conoscenza del reddito (prima delle imposte) che si sarebbe avuta se non si fossero verificati degli eventi straordinari (come le plusvalenze e le minusvalenze da alienazione) dà una migliore percezione di quanto valore l’azienda produce in condizioni normali.

In pratica questa separazione serve a capire come va l’attività caratteristica dell’azienda. Se un’azienda produce salumi, è importante capire se la sua attività è redditizia, aldilà dei costi finanziari, proventi ed oneri straordinari, ecc.

La forma di un conto economico di questo tipo potrebbe essere la seguente : 

 Ricavi

Costi operativi

Risultato operativo

Oneri finanziari

Proventi finanziari

Risultato economico ordinario

Oneri straordinari

Proventi straordinari

Risultato prima delle imposte

Imposte

Risultato netto

DEFINIZIONE DI COSTO DEL PRODOTTO VENDUTO

Costi operativi sostenuti nell’esercizio

Rimanenze iniziali di materie

Rimanenze iniziali di prodotti

Rimanenze finali di materie

Rimanenze finali di prodotti

Costo del prodotto venduto

Allo stesso tempo, è possibile definire come costo della produzione del periodo la somma risultante dai costi sostenuti, più i costi delle materie non acquistate ma ricevute dall’esercizio precedente e impiegate in questo esercizio per la produzione (rimanenze iniziali di materie), meno il costo delle materie acquistate nel periodo ma non impiegate (rimanenze finali di materie).

Data questa definizione di costo della produzione, è possibile affermare che il costo del prodotto venduto è dato dal costo della produzione più il costo dei prodotti finiti venduti nel periodo ma prodotti in quello precedente (rimanenze iniziali di prodotti finiti) meno il costo dei prodotti finiti ottenuti nell’esercizio ma non ancora venduti (rimanenze finali di prodotti finiti).

Allora il costo del prodotto venduto risulta essere:

Costi operativi sostenuti nell’esercizio

Rimanenze iniziali di materie

Rimanenze finali di materie

Costo della produzione

Rimanenze iniziali di prodotti

Rimanenze finali di prodotti

Costo del prodotto venduto

La configurazione del Conto economico “a ricavi e costo del venduto” è allora la seguente:

Ricavi di vendita

Costi operativi sostenuti nell’esercizio

Rimanenze finali di materie

Costo della produzione

Rimanenze iniziali di prodotti

Rimanenze finali di prodotti

Costo del prodotto venduto

Costo del prodotto venduto

Risultato operativo

Oneri finanziari

Proventi finanziari

Risultato economico ordinario

Oneri straordinari

Proventi straordinari

Risultato prima delle imposte

Imposte

Risultato netto

A VALORE DELLA PRODUZIONE E COSTI DELLA PRODUZIONE

E' possibile utilizzare una configurazione “a valore della produzione e costi della produzione” nella quale viene individuato il valore di quanto è stato prodotto (pari alle vendite meno quanto venduto ma non prodotto nell’esercizio perché ricevuto dall’esercizio precedente (le rimanenze iniziali di prodotti finiti) più quanto prodotto ma non venduto (le rimanenze finali di prodotti finiti). Dal costo della produzione si sottrae il costo della produzione, determinato come sopra. Un conto economico di questo tipo risulta così strutturato:

 Ricavi di vendita

Rimanenze iniziali di prodotti

Rimanenze finali di prodotti

Valore della produzione

Costi operativi sostenuti nell’esercizio

Rimanenze iniziali di materie

Rimanenze finali di materie

Costo della produzione

Costo della produzione

Risultato operativo

 Oneri finanziari

Proventi finanziari

Risultato economico

Oneri straordinari

Proventi straordinari

Risultato prima delle imposte

Imposte

Risultato netto

È evidente che in termini algebrici nulla cambia e il risultato finale è lo stesso. Tuttavia si tratta di modi diversi di presentare il Conto economico. Nei paragrafi che seguono il tema della forma dei prospetti di bilancio verrà ripreso e le conseguenze informative dell’impiego delle diverse forme diverranno evidenti.

LA FORMA DI CONTO ECONOMICO

E' utile considerare brevemente la forma di Conto economico. Si tratta di una forma “a valore della produzione e costi della produzione” che vuole far emergere, le seguenti alle grandezze:  

Il Valore aggiunto, che si ottiene sottraendo al valore della produzione i costi della produzione relativi al consumo di beni e servizi, cioè risorse diverse dal lavoro dipendente; il valore aggiunto misura la parte del valore della produzione che va a remunerare gli apportatori di lavoro dipendente, i creditori, il fisco e i proprietari; è una misura che, sostanzialmente, equivalente a quella, omonima, impiegata nella contabilità nazionale per misurare il prodotto interno lordo di un settore o di un sistema economico;

Il Margine Operativo Lordo (MOL) dato dalla differenza tra Valore aggiunto e Costo del lavoro dipendente oppure, alternativamente, dal Risultato operativo caratteristico maggiorato dell’importo di Ammortamenti/svalutazioni di immobilizzazioni.

SCHEMA DELLA FORMA DI BILANCIO

Valore della produzione (A)

Costi della produzione: beni e servizi (B1)

Valore aggiunto (A B1)

Costi della produzione: lavoro dipendente (B2)

Margine operativo Lordo

Costi della produzione: ammortamenti e svalutazioni e oneri diversi (B3)

Risultato operativo caratteristico C= A-B1 -B2 -B3)

Proventi finanziari e accessori (D)

Risultato operativo globale (C + D)

Oneri finanziari (F)

Risultato ordinario (C + D - F)

Rettifiche di valore attività finanziarie (G)

Proventi e oneri straordinari (H)

Risultato prima delle imposte (F +/ G +/ H)

Imposte sul reddito (I)

Risultato (utile o perdita) di esercizio (F +/- G +/- H - I)

FINALITA’ DELLA RICLASSIFICAZIONE

Il bilancio fornisce la sintesi di una massa di informazioni elementari relative a tutti i fatti gestionali che hanno interessato l’entità giuridica corrispondente all’azienda.

La riclassificazione del bilancio consiste nel raggruppare le voci economiche e patrimoniali in categorie omogenee al fine di rendere più espressive, coordinate e sintetiche le informazioni sulla situazione economica, finanziaria e patrimoniale dell’azienda. Se elaboriamo bilanci riclassificati secondo uno schema uniforme possiamo:  

effettuare confronti nel tempo tra bilanci di un’impresa;

effettuare confronti tra bilanci di imprese diverse;

applicare tecniche di analisi di bilancio (quozienti, rendiconti finanziari, confronto con valori di mercato).

GLI SCHEMI DI RICLASSIFICAZIONE

Si possono applicare schemi alternativi di riclassificazione, in funzione degli interessi dell’analista e della disponibilità di informazioni aggiuntive rispetto a quelle presenti nel bilancio.

Limitiamoci a confrontare due criteri di riclassificazione, che si differenziano soprattutto per il trattamento delle poste patrimoniali:

Il criterio della liquidità/esigibilità elenca le attività in ordine di liquidità decrescente (partendo dalla cassa e c/c attivi fino ad arrivare alle immobilizzazioni) e le passività in ordine di esigibilità decrescente (dai c/c passivi ai debiti a lungo termine);

Il criterio funzionale o della pertinenza gestionale aggrega le voci patrimoniali (ed economiche) distinguendo quelle che riguardano il “cuore” dell’attività dall’impresa dalle voci relative ad attività strumentali, accessorie o a carattere straordinario.

CRITERI DI RICLASSIFICAZIONE DI BILANCIO 

Il criterio della liquidità/esigibilità mette in primo piano la capacità dell’attivo aziendale di generare la liquidità necessaria per soddisfare gli impegni nei confronti dei creditori (equilibrio finanziario). Richiede una ricognizione dettagliata della natura contrattuale o tecnica delle voci patrimoniali. Trascura i nessi logici e funzionali tra voci patrimoniali e tra voci patrimoniali ed economiche.

Il criterio funzionale mette in primo piano la produzione del risultato operativo mediante l’utilizzo di un complesso di attività d’impresa impiegate nella gestione caratteristica (distinti dalle attività accessorie). Evidenzia inoltre la struttura finanziaria (apporto relativo di creditori e proprietari al finanziamento delle attività d’impresa) e la conseguente ripartizione del risultato operativo tra creditori, proprietari e fisco.

Richiede informazioni extracontabili (interne). E’ il criterio appropriato per analizzare la redditività e il rischio delle imprese.

IL CRITERIO FUNZIONALE

Consideriamo le seguenti aree:    

Gestione operativa (la più importante);

Gestione finanziaria;

Gestioni accessorie;

Gestione fiscale.

LA GESTIONE OPERATIVA (O CARATTERISTICA)

Si tratta del cuore dell’attività dell’impresa (il suo business caratteristico), comprende i processi di approvvigionamento di fattori produttivi (materie prime, componenti, lavoro, servizi), di trasformazione e di vendita di beni/servizi.

Richiede, per essere svolta, una dotazione di attività operative (o attività d’impresa) comprendenti:

Capitale circolante operativo, composto da crediti commerciali e scorte e in parte finanziato da debiti Verso fornitori di beni o di lavoro (debiti verso fornitori e lavoratori dipendenti);

Immobilizzazioni materiali (impianti, macchinari, immobili strumentali);

Immobilizzazioni immateriali (marchi, brevetti, investimenti in ricerca e sviluppo o in pubblicità).

LE ATTIVITA' OPERATIVE NETTE

Il valore delle attività operative nette indica il fabbisogno di risorse finanziarie necessario per far fronte agli investimenti nella gestione operativa. Tale fabbisogno deve essere coperto da finanziamenti strutturali (debiti di finanziamento e patrimonio netto).

Tra le attività correnti operative non mettiamo c/c attivi e altre attività liquide (di tesoreria): tali voci, se rilevanti, rappresentano un surplus di liquidità che l’azienda decide di non impiegare nella gestione operativa. Pertanto non le inseriamo qui, bensì nella gestione finanziaria.

A rigore potremmo mettere tra le attività correnti operative una parte del saldo dei c/c attivi commisurata alla scorta media di liquidità necessaria per una gestione fluida dei pagamenti. Per semplicità non effettuiamo detta scissione e teniamo la liquidità in un' unica voce attribuita alla gestione finanziaria.

Tra le passività correnti operative non mettiamo c/c passivi e altri debiti a breve verso le banche. Si potrebbe obiettare che tali debiti dovrebbero essere messi qui, dato che svolgono funzioni analoghe alle dilazioni dei fornitori (ad esempio l’azienda può pagare pronta cassa utilizzando il fido sul c/c anziché pagare a 60 giorni).

Preferiamo imputare i debiti a breve verso banche alla gestione finanziaria trattandosi di prestiti concessi da intermediari finanziari in contropartita di una remunerazione esplicita e previa valutazione della solvibilità dell’impresa, caratteristiche che non si ritrovano nei debiti di fornitura. Inoltre in Italia i debiti bancari a breve hanno rilevanza strutturale, non limitandosi a finanziare il capitale circolante.

Tra i debiti verso dipendenti abbiamo, in Italia, una voce complessa, il fondo Trattamento Fine Rapporto (TFR). Il fondo TFR viene alimentato con accantonamenti mensili pari ad una percentuale delle retribuzioni lorde (è pertanto una parte dello stipendio che viene differita alla cessazione del rapporto).

In aggiunta, il fondo viene rivalutato annualmente nella misura del 75% della variazione dell’indice dei prezzi al consumo, più una maggiorazione dell’1,5 %. Il fondo TFR è quindi una voce ibrida, che riflette un debito a medio-lungo termine verso i dipendenti, e sul quale è prevista una remunerazione periodica esplicita, a differenza di quanto vale per i debiti di fornitura.

Le immobilizzazioni materiali e immateriali concorrono alle Attività operative nette per il loro valore al netto dei fondi ammortamento (valore netto contabile). In questo modo la misura delle risorse finanziarie assorbite dalle attività operative (cioè le Attività operative nette) è influenzato dalle politiche di ammortamento. La misura che si ottiene è quindi soggetta a un notevole margine di discrezionalità.

Il conto economico PER NATURA

SCHEMA DI RIFERIMENTO PER LA RICLASSIFICAZIONE DEL CONTO ECONOMICO PER NATURA

Ricavi delle vendite e delle prestazioni

Altri ricavi e proventi

Variazione lavori in corso su ordinazione

VALORE DELLA PRODUZIONE VENDUTA

Incrementi di immobilizzazioni per lavori interni

Variazione delle rimanenze prodotti, semilavorati e finiti

 = VALORE DELLA PRODUZIONE

Acquisti per materie prime, sussidiarie di consumo e di merci

Variazioni riman.di materie prime, sussidiarie di consumo e di merci

- CONSUMI

- SERVIZI

+ Costi per godimento beni terzi

= Proventi/oneri diversi di gestione

+ Accantonamenti per rischi ed oneri

- Contributi in conto esercizio

- COSTI DIVERSI

= VALORE AGGIUNTO

Stipendi e salari più oneri sociali

Trattamento fine rapporto di quiescienza e simili 

Altri costi

- COSTI PER IL PERSONALE

= MARGINE OPERATIVO LORDO

Ammortamento immobilizzazioni immateriali

Ammortamento immobilizzazioni materiali

Svalutazione dei crediti compresi nell'attivo circolante

Leasing

- TOTALE AMMORTAMENTI, SVALUTAZIONE E LEASING

= REDDITO OPERATIVO DELLA GESTIONE CARATTERISTICA

Proventi da immobilizzazioni mat. extracaratt.

Proventi da partecipazioni

Altri proventi finanziari

Plus/(minus)valenze su titoli

Rivalutazioni attività finanziarie

=REDDITO DA INVESTIMENTI FINANZIARI

=REDDITO DEL CAPITALE INVESTITO

- INTERESSI E ALTRI ONERI FINANZIARI

Proventi e oneri di cambio

Proventi straordinari

(Oneri straordinari)

(Accantonamenti per rischi ed oneri straordinari)

Altre svalutazioni delle immobilizzazioni

=TOTALE DELLE PARTITE STRAORDINARIE

= RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE

- IMPOSTE CORRENTI SUL REDDITO DI ESERCIZIO

UTILE (O PERDITA DI BILANCIO)

Il conto economico PER DESTINAZIONE

SCHEMA DI RIFERIMENTO PER LA RICLASSIFICAZIONE DEL CONTO ECONOMICO PER DESTINAZIONE

Nome società:

Data:

Numero dipendenti:

FATTURATO NETTO

Rimanenze iniziali materie prime

Acquisti materie prime

(Rettifiche di acquisti)

(Rimanenze finali materie prime)

= CONSUMI

Salari ed oneri

+ Accantonamento TFR

+ Spese per servizi industriali diversi

+ Ammortamento

= COSTO DELLA PRODUZIONE

+ Rimanenze iniziali prodotti finiti e semilavorati

- Rimanenze finali prodotti finiti e semilavorati

- Impianti in economia

- COSTO DEL VENDUTO

= MARGINE INDUSTRIALE

Stipendi ed oneri

Accantonamento TFR

Acquisti materiali

Spese servizi commerciali

Ammortamenti

- COSTI COMMERCIALI

Stipendi ed oneri

Accantonamento TFR

Acquisti materiali

Spese servizi amministrativi

Ammortamenti

- COSTI AMMINISTRATIVI

= REDDITO OPERATIVO

- Oneri finanziari

= Saldo gestione straordinaria

= Utile prima delle imposte

- Imposte

= UTILE NETTO

Il conto economico A COSTI FISSI E VARIABILI

SCHEMA DI RIFERIMENTO PER LA RICLASSIFICAZIONE DEL CONTO ECONOMICO A COSTI FISSI E VARIABILI

Nome società:

Data:

Numero dipendenti:

RICAVI NETTI TIPICI

+ Lavori in economia

+ Variazione magazzino (pr.finiti e semilavorati)

= VALORE DELLA PRODUZIONE

Consumi di materie prime

= CONSUMI

Salari ed oneri

Lavorazioni esterne

Costi industriali variabili

Trasporti

Provvigioni

- COSTI VARIABILI

= MARGINE DI CONTRIBUZIONE

+ Stipendi ed oneri

+ Costi commerciali fissi

Costi industriali fissi

+ Ammortamenti

- COSTI FISSI

= REDDITO OPERATIVO

- Interessi passivi

- Sopravvenienze passive

- Imposte

= UTILE NETTO

I Ricavi

I Ricavi sono la voce trainante, la fonte prima del risultato operativo. Se la gestione non genera ricavi, manca il presupposto per l’imputazione dei costi ed il calcolo di un risultato d’esercizio.

I Costi variabili di produzione e vendita

I Costi variabili di produzione e vendita (per lo più rappresentati da materie prime, merci, manodopera diretta e servizi inerenti produzione e vendite) sono quelli più direttamente correlati con i ricavi; al variare dei volumi di produzione e vendite, questi costi variano nella stessa direzione, sebbene non sia quasi mai possibile stabilire una relazione matematica precisa tra costi variabili e ricavi.

Il Margine di contribuzione

Il Margine di contribuzione è la differenza tra ricavi e costi variabili. Come i costi variabili è fortemente correlato con l’ammontare dei ricavi. Il margine di contribuzione deve coprire i restanti costi operativi (che sono fissi, o non direttamente correlati con i ricavi d’esercizio) e generare, al netto di tali costi, una differenza positiva che dà il risultato operativo.

I Costi generali

I Costi generali sono altri costi inerenti la gestione operativa sostenuti nell’esercizio.  La seconda classificazione evidenzia alcune voci principali: i costi amministrativi e generali che sono costi tendenzialmente fissi dipendenti dalla struttura organizzativa attuale dell’impresa (di struttura); le spese di ricerca e sviluppo, di marketing e di formazione sono invece costi discrezionali (di sviluppo) sostenuti per migliorare le possibilità di sviluppo futuro della produzione e del fatturato.

I Costi operativi capitalizzati nell’esercizio

I Costi operativi capitalizzati nell’esercizio, sono voci che rettificano (“sospendono”) quote di costi variabili e generali sostenuti nell’esercizio, ma che si decide di differire in parte agli esercizi futuri.

A fronte della capitalizzazione di costi si registrano incrementi di immobilizzazioni materiali (lavori interni) e immateriali (restanti voci). Tali costi vengono imputati nell’esercizio in corso e in quelli successivi mediante quote di ammortamento.

Si tratta di rettifiche il cui importo è pilotabile con notevole discrezionalità dall’estensore del bilancio, che potrebbe approfittarne per gonfiare artificiosamente il reddito di esercizio. Per questo motivo è bene che queste voci siano evidenziate in modo trasparente nel bilancio riclassificato.   

il Costo del venduto  

La somma di Costi variabili e Costi generali è il Costo del venduto. Il Costo del venduto misura i costi totali di competenza dell’esercizio sostenuti per conseguire i Ricavi di competenza dell’esercizio.

I Ricavi o costi non ricorrenti

I Ricavi o costi non ricorrenti comprendono componenti economiche attribuite alla gestione operativa che hanno carattere eccezionale o natura di trasferimenti a titolo gratuito. Tra i Ricavi possiamo avere (ad esempio): plusvalenze da alienazione di immobilizzazioni materiali; contributi pubblici in conto esercizio.

Tra i Costi:

minusvalenze da alienazioni di immobilizzazioni;

perdite su crediti commerciali (differenze tra valore contabile e somma incassata).

Queste voci sono tenute distinte perché non vanno considerate nella determinazione del reddito normalizzato dell’impresa, ovvero il risultato prodotto in virtù della capacità autonoma dell’impresa di operare in condizioni di economicità.

Il Margine operativo lordo

Il Margine operativo lordo è la differenza tra Margine di contribuzione e Costi generali, rettificata per la somma algebrica dei ricavi (+) e costi (-) non ricorrenti.  

Ammortamenti, accantonamenti e svalutazioni

Ammortamenti, accantonamenti e svalutazioni comprendono costi imputati come rettifiche di fine esercizio in contropartita di rettifiche del valore patrimoniale netto delle immobilizzazioni o di altre attività operative (sono costi che non generano uscite di cassa). Tali voci consistono di ammortamenti di immobilizzazioni materiali o immateriali, oppure svalutazioni di immobilizzazioni, crediti commerciali o altre attività dovute a rettifiche del valore contabile. Si tratta di voci molto influenzate dalle politiche di bilancio.

Il Risultato operativo

Il Risultato operativo è la differenza tra Margine operativo lordo e Ammortamenti, accantonamenti e svalutazioni. Misura il reddito al lordo di imposte prodotto dalla gestione operativa, ovvero ciò che alimenta il ritorno sull’investimento in attività operative nette.

LA GESTIONE FINANZIARIA I PARTE  

La gestione finanziaria è l’area che si occupa dell’approvvigionamento di risorse finanziarie per la copertura dei fabbisogni (presenti e futuri) originati dall’investimento in attività operative nette. Si articola in tre sottoaree:  

Gestione dei finanziamenti strutturali, relativa alla raccolta di capitali stabili nei confronti di creditori e azionisti per la copertura del fabbisogno strutturale a fronte delle attività operative nette in essere.  

Gestione della tesoreria, relativa alla sistemazione di fabbisogni o di eccedenze di liquidità aventi natura temporanea o non prevedibile mediante l’uso di riserve di disponibilità liquide e attività finanziarie prontamente liquidabili oppure di forme di indebitamento a scadenza breve o indeterminata prontamente attivabili (come le paerture di credito in c/c).

LA GESTIONE FINANZIARIA (II parte)  

Gestione delle riserve strategiche di liquidità, relativa all’accumulo di disponibilità liquide o di altre attività prontamente liquidabili destinate a coprire fabbisogni derivanti da opportunità di investimento future (progetti in fase di ricerca e sviluppo).  

Gestione dei rischi negoziabili che riguarda le operazioni finanziare e assicurative (contratti su strumenti finanziari derivati, polizze assicurative) concluse per ridurre l’impatto sui risultati aziendali di eventi aleatori connessi a fattori macroeconomici o di scenario per i quali esistano mercati organizzati per il trasferimento dei rischi.

Esempi:

Fattore aleatorio Strumento di copertura

Tassi di interesse su debiti a breve/tasso variabile;

Cambio delle valute di fatturazione;

Prezzo dell’energia;

Condizioni meteorologiche;

Guasti tecnici degli impianti;

Interest rate swap;

Compravendite a termine di valuta;

Future (contratti a termine) su petrolio;

Future sulla temperatura media;

Polizze assicurative.

Il margine di struttura

Il margine di struttura è la differenza tra i finanziamenti duraturi e gli investimenti in immobilizzazioni operative nette; può essere definito in due modi equivalenti:  

margine di struttura =

= patrimonio netto + debiti strutturali a medio lungo termine + fondo TFR - immobilizzazioni operative nette =

= patrimonio netto + debiti strutturali a lungo termine - (immobilizzazioni operative nette - fondo TFR)  

se positivo il margine di struttura indica un surplus di risorse stabili rispetto agli investimenti a più lento recupero. Tale surplus, indice di solidità della struttura finanziaria, è idealmente impiegato nel finanziamento del capitale circolante o in riserve di attività liquide (di tesoreria o strategiche).

Un margine di struttura negativo indica una struttura finanziaria non equilibrata poiché una parte degli investimenti immobilizzati è finanziata con debiti a breve (strutturali o di tesoreria).

La posizione finanziaria netta

La posizione finanziaria netta è la differenza tra attività finanziarie (riserve strategiche e attività di tesoreria e passività finanziarie (debiti strutturali e di tesoreria).

Se negativa, indica che l’impresa è debitrice netta sul mercato del debito, ovvero che raccoglie risorse a titolo di debito che, insieme con il patrimonio netto, coprono l’investimento in attività operative.

Quando è positiva l’impresa è creditrice netta, ovvero ha un patrimonio netto esuberante rispetto alle attività operative nette, con un’eccedenza che viene impiegata in attività finanziarie.

LO STATO PATRIMONIALE - ATTIVITA'

SCHEMA DI RIFERIMENTO PER LA RICLASSIFICAZIONE DELLO STATO PATRIMONIALE - ATTIVITA'

Nome società                                  Data

Disponibilità liquide

Partecipazioni che non costituiscono immobilizzazioni

Altri titoli e crediti per pronti contro termine

Quota corrente di crediti finanziari a L.T.

ATTIVITA' FINANZIARIE A BREVE

CREDITI VERSO SOCI PER VERSAMENTI ANCORA DOVUTI

Crediti

(Fondo svalutazione crediti)

Crediti verso altri

CREDITI NETTI DELLA GESTIONE CARATTERISTICA

Rimanenze

Risconti attivi

DISPONIBILITA' 

ATTIVITA' A BREVE TERMINE

CREDITI  A LUNGO TERMINE

Altri titoli

Crediti finanziari a L.T.

Partecipazioni 

IMMOBILIZAZIONI FINANZIARIE

AZIONI PROPRIE

IMMOBILIZAZIONI MATER. GEST. EXTRA CARATT.

Totale immobilizzazioni mat. lorde

(Fondo ammortamento)

IMMOBILIZ. MATERIALI GEST. CARAT.

IMMOBILIZ. IN CORSO

IMMOBILIZZ.IMMATERIALI

ATTIVITA' A LUNGO TERMINE

TOTALE CAPITALE INVESTITO

LO STATO PATRIMONIALE - PASSIVITA'

SCHEMA DI RIFERIMENTO PER LA RICLASSIFICAZIONE DELLO STATO PATRIMONIALE - PASSIVITA'

Nome Società                             Data

Banche e altri finanziatori a breve termine

Quota corrente passività consolidate

DEBITI FINANZIARI A BREVE

Debiti verso fornitori merci e servizi

Debiti verso istituti di previd.e sicurez.sociale

Debiti per oneri tributari (IVA)

Altri debiti, ratei e risconti passivi

Acconti da clienti 

Fondi per rischi ed oneri correnti

DEBITI OPERATIVI A BREVE

IMPOSTE CORRENTI

DIVIDENDI

FORNITORI IMPIANTI

PASSIVITA' CORRENTI

Trattamento di fine rapporto, di quiescienza e obblighi simili

Debiti verso fornitori merci e servizi a L.T.

Fondo per rischi ed oneri non correnti

PASSIVITA' CONSOLIDATE OPERATIVE

Obbligazioni

Obbligazioni convertibili

Debiti verso banche a L.T.

Debiti verso altri finanziatori a L.T.

PASSIVITA' CONSOLIDATE FINANZIARIE

FONDO PER RISCHI ED ONERI STRAORDINARI

PASSIVITA' CONSOLIDATE FINANZIARIE

TOTALE INDEBITAMENTO

Capitale sociale

Riserve di utili

Riserve di capitale

Riserve di rivalutazione

Riserve da accantonam.e svalut.di natura fiscale

Fondo imposte differite

CAPITALE NETTO

TOTALE PASSIVO

ALTRE componenti del conto economico

Aggiungiamo al conto economico in forma scalare le sezioni seguenti relative alla gestione finanziaria:

I. ONERI E PROVENTI FINANZIARI

- Interessi passivi

Su debiti strutturali a medio-lungo termine

Su debiti strutturali a breve termine

Su debiti di tesoreria

+ Interessi attivi

Su attività di tesoreria 

J. UTILI/PERDITE IN CONTO CAPITALE SU ATTIVITA’ FINANZIARIE

+/- Plus/minusvalenze da alienazione di titoli

+/- Rivalutazioni/svalutazioni di titoli 

K. DIFFERENZE DI CAMBIO

+/- Su attività e passività operative

+/- Su attività e passività finanziarie 

L = I + J + K RISULTATO DELLA GESTIONE FINANZIARIA 

I proventi e oneri finanziari

I proventi e oneri finanziari comprendono gli interessi attivi e passivi distinti per sottoaree della gestione finanziaria. Si tratta delle componenti di reddito più importanti generate dalle attività finanziarie e dai debiti di finanziamento.  

Gli utili e perdite in conto capitale su attività finanziarie

Gli utili e perdite in conto capitale su attività finanziarie sono componenti di reddito realizzate (plus/minusvalenze da alienazione) o soltanto contabilizzate (rettifiche di valore) originate da variazioni del prezzo di mercato dei titoli tra l’acquisto e la vendita (plus/minusvalenze) o tra l’acquisto e la chiusura del bilancio (rettifiche di valore).

Normalmente hanno peso limitato in un’impresa industriale, dato che queste dovrebbero privilegiare investimenti finanziari poco rischiosi in attività liquide e in titoli a breve termine, caratterizzati da una variabilità nulla o molto contenuta dei prezzi di mercato, dal momento che sono già esposte a rilevanti rischi operativi.  

Le differenze di cambio

Le differenze di cambio si producono su crediti e debiti denominati in valuta diversa dalla moneta di conto per effetto di variazioni del cambio che avvengono tra la data di originazione del credito/debito e la data di estinzione o di chiusura contabile.

Sono una categoria particolare perché comprende anche oneri e proventi generati su attività e passività operative (tipicamente crediti e debiti commerciali). È corretto attribuire tali componenti aleatorie alla gestione finanziaria perché è qui che le stesse possono essere gestite mediante operazioni di copertura dei rischi di cambio.

LE GESTIONI ACCESSORIE 

Le gestioni accessorie riguardano attività che non sono impiegate nella gestione operativa, le quali generano proventi ed oneri che vanno tenuti distinti dalla formazione del risultato operativo.  

SCHEMA DELLE GESTIONI ACCESSORIE

Attività accessorie e voce contabile di appartenenza

Esempi:

Immobili non impiegati nell’attività operativa;

Immobilizzazioni materiali;

Palazzina ad uso abilitativo acquistato con surplus strutturale di liquidità;

Area edificabile mantenuta a seguito della chiusura di uno stabilimento;

Beni mobili non impiegati nell’attività operativa;

Immobilizzazioni materiali

Vettura sportiva del figlio del proprietario acquistata in capo all’impresa;

Partecipazioni strategiche in attività integrate con il business dell’impresa;

Crediti verso società partecipate;

Immobilizzazioni finanziarie;

Quota di controllo nella società che commercializza i prodotti dell’impresa;

Quota di partecipazione a consorzio o società di servizi tra imprese;

Partecipazioni finanziarie Immobilizzazioni finanziarie

Partecipazione di minoranza in impresa di nuova costituzione (operazione di venture capital) effettuato attraverso l’impresa per motivi di opportunità fiscale o di altra natura.

Le categorie di attività accessorie

Investimenti “cassaforte”, o surplus assets (immobili extraoperativi, partecipazioni finanziarie) effettuati per impiegare surplus di liquidità strutturali non assorbiti dalla gestione operativa al fine di ottenere una redditività migliore di quella delle attività finanziarie liquide (ancorché esposta a maggiori rischi).  

Partecipazioni strategiche in altre società, che sottintendono il trasferimento di “pezzi” della gestione operativa verso altri veicoli societari nell’ambito di politiche di gruppo. Nel caso di partecipazioni di controllo l’analisi economico-finanziaria deve riguardare il bilancio consolidato del gruppo di imprese.

Nel bilancio consolidato, nello stato patrimoniale si tolgono le Partecipazioni e si inseriscono le attività e le passività delle imprese controllate, eliminando per compensazione i crediti/debiti intragruppo; in conto economico, si tolgono i dividendi (e le rettifiche di valore delle partecipazioni) delle controllate e si inseriscono i relativi costi/ricavi elidendo quelli per transazioni intragruppo.

Componenti economiche generate DA ATTIVITA' ACCESSORIE

Riepiloghiamo le componenti economiche accessorie per tipologie di investimento 

Componenti economiche

Tipo di investimento 

Ricavi ricorrenti 

Tipo di investimento 

Ricavi ricorrenti

Costi ricorrenti

Proventi e oneri straordinari

Immobili non impiegati nell’attività operativa

Affitti Spese di gestione

Ammortamenti

Plus/minusvalenze da alienazione

Svalutazioni (rivalutazioni)

Partecipazioni Dividendi Plus/minusvalenze da alienazione

Svalutazioni (rivalutazioni) 

Sono attribuite alle gestioni accessorie, tra le componenti straordinarie, anche oneri e proventi su attività e passività operative che abbiano carattere eccezionale e siano di entità rilevante. Nelle gestioni accessorie le componenti economiche straordinarie tendono di norma a prevalere (nel medio periodo) su quelle ricorrenti, e sono gestibili con ampia discrezionalità.

LA GESTIONE FISCALE

La gestione fiscale riguarda principalmente i costi sostenuti per imposte sui redditi dell’esercizio calcolati sul risultato lordo imponibile; in via accessoria riguarda le attività e le passività che sorgono nei confronti dell’Erario per lo sfasamento temporale tra calcolo e imputazione in bilancio delle imposte di competenza e versamento (per acconti e a saldo) delle stesse.  

ESEMPIO DI GESTIONE FISCALE  

Nel nostro mondo ideale esiste un’unica imposta sui redditi d’impresa, ad aliquota proporzionale, che viene calcolata su un reddito imponibile pari al risultato lordo (prima delle imposte) determinato secondo corretti principi contabili. 

Le imposte sono calcolate in modo esatto e conforme alla normativa fiscale: non esiste il rischio di contenzioso con l’Erario che possa portare all’accertamento in futuro di imponibili ed imposte superiori a quelli dichiarati. 

Le imposte vengono liquidate immediatamente alla data di chiusura dell’esercizio: non si iscrivono debiti e crediti verso l’Erario per imposte maturate da versare o per versamenti in eccesso da recuperare. Inoltre non esiste imposta sul valore aggiunto (IVA).

In questo caso ideale:

La gestione fiscale ha solo rilevanza economica, poiché non genera nessuna voce patrimoniale; tutti i ricavi e i costi (di qualsiasi area e natura) concorrono alla formazione del reddito imponibile, di cui l’imposta è una frazione calcolata in base ad un’aliquota costante è quindi possibile determinare con esattezza l’effetto incrementale di ogni componente economica (o di aggregazioni di ricavi e costi) sulla formazione dell’imponibile e delle imposte.

alcuni aspetti critici della gestione fiscale 

I ricavi e i costi fiscalmente rilevanti (ai sensi della normativa) non coincidono con quelli corretti da un punto di vista contabile (“civilistico”).

Questo determina:  

Incentivi a sfruttare, nel rispetto della normativa, le opportunità di aumento (o di anticipazione) dei costi deducibili e di riduzione (o di differimento) dei ricavi imponibili, in modo da ridurre (o differire) le imposte pagate su redditi dell’esercizio;

Necessità di evidenziare (in nota integrativa) delle rettifiche a fronte di costi e ricavi imputati esclusivamente per ragioni fiscali, che “inquinano” il risultato d’esercizio;

Esistono due imposte sui redditi d’impresa (nel caso delle società sono IRPEG e IRAP) calcolate su basi imponibili diverse (Risultato lordo per l’IRPEG, Risultato operativo + Costi per il personale, ovvero Valore aggiunto, per l’IRAP). Le aliquote sono proporzionali, ma esistono agevolazioni e altri meccanismi d’applicazione che consentono di calcolare con precisione soltanto l’imposta totale sul reddito imponibile lordo; non è quindi possibile scomporre con precisione l’effetto fiscale delle gestioni operativa, finanziaria e accessoria.

Lo sfasamento tra calcolo e versamento delle imposte sui redditi e la presenza dell’IVA può originare crediti e debiti verso l’Erario di importo rilevante.


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