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Amministrazione, controllo di gestione e ragioneria

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Amministrazione, controllo di gestione e ragioneria

  1. L'amministrazione dell'azienda


Le persone operanti in azienda si trovano continuamente di fronte alla necessità di decidere quali operazioni effettuare e quali, invece, non effettuare.

Sono costrette, di continuo, a scegliere, fra varie soluzioni possibili, la soluzione ritenuta più conveniente. Possiamo dire dunque che le operazioni di gestione sono precedute dalle decisioni e dalle scelte di convenienza. Orbene l'insieme coordinato delle decisioni e delle scelte che determinano le operazioni di gestione prende il nome di amministrazione.

Si dice anche che l'amministrazione è il governo, ovvero la cura ovvero la conduzione, della gestione aziendale.

Le operazioni di gestione, prima di essere iniziate, devono essere decise; inoltre, prima di essere decise, devono essere studiate. In altre parole, le decisioni devono essere prese soltanto dopo che è stato effettuato un apposito studio di convenienza preventiva.

Cioè, prima di fare una qualsiasi operazione, è necessario rendersi conto della sua convenienza.

Se l'operazione sembra conveniente, si decide di farla; altrimenti non la si fa o la si fa in modo diverso.

In conclusione, la decisione può condurre ad operare oppure a non operare, a seconda dei casi.

Le operazioni di gestione, dopo essere state iniziate, devono essere continuate e, quindi, portate a termine; poi, via che si svolgono, devono essere annotate; infine, una volta ultimate, devono essere giudicate. L'annotazione prende, nel linguaggio contabile, la denominazione di rilevazione. Essa è necessaria per due ragioni:

− per potere determinare il loro risultato economico;

− per potere emettere un giudizio di convenienza consuntiva.

In altre parole, in questo modo siamo in grado di sapere se la decisione ad operare è risultata, a cose fatte, fondata o meno. Inoltre, andando più avanti, siamo in grado di capire le ragioni dell'eventuale divergenza fra ciò che era sembrato conveniente in via preventiva e ciò che è realmente accaduto.

Riferendoci all'operazione sulle merci, si prenderà nota di tutti i costi e di tutti ricavi relativi, quindi si determinerà, per differenza, l'utile o la perdita. Cosi facendo, confrontando il consuntivo con il preventivo, saremo in grado di prevenire alle conoscenze seguenti:

a)      se, e quando, abbiamo guadagnato;

b)      se le previsioni fatte erano fondate;

c)      quali sono le ragioni dell'eventuale scostamento tra quanto previsto e quanto accaduto.

Le operazioni di gestioni, dunque, devono essere precedute dagli studi su come esse si dovrebbero svolgere.

Quindi devono essere seguite dagli studi su come esse si sono effettivamente svolte.

In altre parole, le operazioni di gestione devono essere controllate prima di venire effettuate (controllo preventivo) e dopo che sono state effettuate (controllo consuntivo).

Tra i due controlli la rilevazione ha il la duplica scopo:

− di determina 616u2022g re il risultato economico delle operazioni;

− di mettere in luce le ragioni dell'eventuale deviazione da quanto preventivo.

L'impegno di chi amministra un'azienda è continuo, non è mai caratterizzato da soste: è un impegno dinamico, sempre rivolto al futuro.

Una delle caratteristiche fondamentali dell'attività aziendale è il cambiamento; l'azienda deve adattarsi in ogni momento all'ambiente (che è in continuo movimento), per cui deve cambiare di continuo.

L'azienda, dunque, è in stato di moto, non è mai ferma, scorre continuamente. Ogni decisione rivolge sempre i suoi effetti verso il futuro, verso un futuro più o meno lontano a seconda dei casi. Gli effetti delle decisioni possono essere compresi pienamente in genere soltanto dopo un certo tempo dal momento in cui vengono prese.

In conclusione, l'amministrazione è un'attività di iniziativa, ma anche di ponderazione e di studio (preventivo e consuntivo), che, per essere razionale, deve proiettarsi nel futuro, vicino e lontano.

  1. La ragioneria come parte fondamentale dell'economia aziendale

La disciplina di studio dell'amministrazione dell'azienda prende la denominazione di economia aziendale.

Essa, può essere distinta in due parti fondamentali (assolutamente interdipendenti):

a)      una prima parte, per lo studio delle decisioni e delle operazioni di gestione;

b)      una seconda parte, per lo studio del controllo di convenienza ad esse relativo.

Nella prima parte può essere poi ricavato uno spazio per lo studio particolareggiato di uno degli elementi fondamentali che compongono il sistema aziendale: l'elemento personale.

In questo senso, appunto, si rivolgono gli insegnamenti di Gino Zappa, il principale studioso di questa disciplina, vissuto fra il secolo scorso e l'attuale.

L'economia aziendale è stata definita come la disciplina che studia le condizioni di esistenza e le manifestazioni di vita dell'azienda.

Essa è scomponibile nelle tre branche seguenti:

  1. la tecnica economica, quale disciplina di studio dei principi fondamentali relativi alla gestione aziendale;
  2. l'organizzazione, quale disciplina di studio dell'organismo personale nella sua presenza in azienda;
  3. la ragioneria, quale disciplina di studio dei principi fondamentali relativi alla rilevazione della gestione.

La distinzione netta fra le tre discipline non sempre è possibile; numerose sono, infatti, le ˝zone comuni˝, per cui i contenuti sovente si sovrappongono in modo che risulta impossibile considerare una di esse senza riferirsi anche alle altre due.

Più ampiamente la ragioneria può essere definita come la disciplina di studio dei principi del controllo economico nella gestione aziendale.

Il controllo non si esaurisce con la rilevazione; questa, infatti, rappresenta una parte soltanto del controllo, per cui coloro che fanno coincidere la ragioneria con la sola rilevazione commettono un imperdonabile errore per difetto.

La ragioneria è molto di più della semplice rilevazione: la ragioneria è anche, ma non soltanto, rilevazione; si allarga, infatti, con il controllo preventivo e consuntivo, sulla gestione aziendale. Il controllo consuntivo deve essere ˝allacciato˝ al controllo preventivo, per mettere a fuoco le eventuali deviazioni fra quanto previsto e quanto accaduto.

In questo modo si mira ad interpretare la gestione aziendale, cioè a comprendere il suo significato economico, le sue espressione, le sue cause.

La ragioneria, dunque, è anche disciplina di interpretazione della gestione aziendale: essa, cioè, con i suoi dati, illumina la tecnica economica e l'organizzazione, e quindi concorre al ˝governo˝ dell'azienda verso obiettivi futuri sempre migliori.

Possiamo dire perciò che con la ragioneria:

− le operazioni di gestione vengono studiate ˝a priori˝, prima che vengono effettuate, per accertarne la convenienza preventiva;

− le operazioni di gestione vengono rilevate, a mano a mano che vengono effettuate, per determinare i risultati e per accertarne la convenienza consuntiva.

La ragioneria, dunque, si compone di tre parti, intimamente collegate:

una parte antecedente, per lo studio della convenienza preventiva;

una parte concomitante, per la rilevazione;

una parte susseguente, per lo studio della convenienza consuntiva.

La parte della ragioneria che riguarda lo studio di convenienza (sia preventiva che consuntiva) prende, nel linguaggio comunemente accettato, la denominazione specifica di controllo di gestione.

La parte della ragioneria che riguarda la rilevazione delle operazioni di gestione prende, nel linguaggio corrente, la denominazione specifica di contabilità. Pertanto, la ragioneria è la disciplina relativa alla contabilità delle operazioni aziendali nonché al controllo sulla convenienza economica delle stesse.

La contabilità, se si riferisce a tutte le operazioni di gestione comprese nell' esercizio, prende il nome di contabilità generale. Se, invece, si riferisce soltanto a singole operazioni, mettendone in evidenza i particolari, prende il nome di contabilità elementare.

La contabilità generale conduce, mediante la sintesi di fine esercizio, al bilancio per la rappresentazione del risultato della gestione dell' esercizio stesso, cioè del reddito e del capitale.

In linguaggio anglosassone la contabilità generale è nota con il termine di financial accounting, che, tradotto, significa contabilità finanziaria.

Il controllo di gestione può riferirsi, parimenti, all'intera gestione oppure ad una parte di essa. In ogni caso si esplicita necessariamente in due momenti: uno preventivo, l'altro consuntivo.

Il giudizio di merito sarà possibile solo in base al confronto fra il preventivo e il consuntivo.

Il controllo di gestione può riguardare l'intera gestione ed allora si esplicita mediante la costruzione del budget, cioè di un bilancio preventivo sulla gestione futura. A fine esercizio, poi, sulla base del bilancio consuntivo (che scaturisce dalla contabilità generale) sarà possibile effettuare il confronto di convenienza, e quindi giudicare, in positivo o in negativo, la gestione.

Esso, inoltre, può riguardare parti singole della gestione e allora si esplicita mediante la costruzione di preventivi elementari, ad esempio di preventivi di costo, preventivi di vendita, preventivi di fabbisogno finanziario, ecc. A fine esercizio, poi, sulla base dei relativi consuntivi elementari (redatti sulla base dei dati forniti dalla contabilità generale), sarà possibile effettuare il confronto di convenienza, e quindi giudicare, in positivo o in negativo, le operazioni singole relative.

Spesso questa parte del controllo di gestione riguarda la determinazione dei costi; sia dei costi preventivi (noti anche con il nome di costi standard), sia dei costi consuntivi. Ad essa, pertanto, viene assegnata la denominazione di contabilità dei costi (o, più genericamente, di contabilità analitica).

Il controllo di gestione, nelle manifestazioni di cui sopra si è detto, è espresso, in linguaggio anglosassone, con il termine di managerial accounting, che, tradotto, significa contabilità manageriale (o direzionale).

3. La contabilità generale: dai documenti giustificativi al bilancio

La contabilità generale occupa, nell'ambito della ragioneria, un posto intermedio fra il controllo preventivo e il controllo consuntivo della gestione.

Essa, con la contabilità elementare, rappresenta la parte concomitante della ragioneria, quella nota con il nome di rilevazione.

La contabilità generale, infatti serve per annotare i dati quantitativi relativi alle operazioni di gestione, a mano a mano che esse si manifestano.

In altre parole:

le operazioni di gestione determinano un movimento di valori;

la contabilità generale ha la funzione di rilevare il suddetto movimento.

I valori che scaturiscono dalle operazioni di gestioni sono di varia natura:

numerari, quando si riferiscono al movimento della moneta;

finanziari, quando si riferiscono alle fonti di finanziamento;

reddituali, quando si riferiscono ai componenti del reddito, costi e ricavi.

Orbene, la contabilità generale deve rilevare, in parallelo allo svolgersi della gestione, l'andamento di tutti i valori ad essa relativi: numerari, finanziari, reddituali.

Siccome i valori finanziari e quelli reddituali possono essere riuniti in un'unica categoria, dei valori economici, possiamo anche dire che la contabilità generale è la funzione amministrativa per la rilevazione concomitante dei valori numerari ed economici relativi alla gestione.

Per dare completezza ad una tale funzione è necessario quanto segue:

rilevare le operazioni in modo cronologico per avere una traccia delle sequenza nel tempo delle operazioni stesse;

rilevare le operazioni in modo sistematico per avere un quadro d'insieme dei valori relativi alle operazioni stesse.

Si può dire, dunque, che la contabilità generale si basa su due serie di scritture: cronologiche e sistematiche.

Le scritture cronologiche sono rappresentate dal libro giornale.

Il libro giornale (o, più semplicemente giornale) costituisce lo strumento per la rilevazione cronologica delle operazioni di gestione.

Le scritture sistematiche sono rappresentate dai conti: nei quali vengono iscritti i valori relativi alle varie operazioni di gestione. L'insieme dei conti prende la denominazione di libro mastro o, più semplicemente, di mastro.

Il mastro costituisce lo strumento per la rilevazione sistematica dei valori relativi alle operazioni di gestione.

Spesso i conti vengono sviluppati, per "dettagliare" il movimento dei valori, in conti di dettaglio, usualmente più noti come sottoconti. L'insieme dei sottoconti prende la denominazione di libro partitario o, più semplicemente, di partitario.

Il partitario costituisce lo strumento per la rilevazione sistematica, "in dettaglio" rispetto al mastro, dei valori relativi alle operazioni di gestione.

Ogni operazione di gestione è supportata da uno o più documenti.

Ad esempio:

un acquisto di materie prime, dalla fattura di acquisto;

una vendita di prodotti, dalla fattura di vendita;

il pagamento degli stipendi, dai relativi fogli-paga;

la vendita di un immobile, dal contratto di vendita redatto dal notatio;

il trasferimento di un prodotto dallo stabilimento al magazzino di vendita, da un buono di movimento; ecc.

Più specificamente, si chiamano documenti rappresentativi (o giustificativi o, anche, originari).

Essi rappresentano il punto di partenza per la rilevazione in contabilità generale.

Infatti, la contabilità generale attinge i dati necessari dai documenti rappresentativi delle varie operazioni di gestione, quindi li elabora onde ottenere le scritture cronologiche e sistematiche necessarie.

La contabilità generale, dunque, inizia con i documenti rappresentativi, si sviluppa con il giornale e il maestro (ed eventualmente con il partitario), quindi termina con il bilancio.

Dunque, il bilancio rappresenta lo strumento finale della contabilità generale: serve per mettere in evidenza, a fine esercizio, la composizione del capitale e la formazione del reddito.

Nelle piccole imprese la tenuta della contabilità generale è, in genere, affidata ad una persona, oppure a poche persone. Spesso è svolta da un ragioniere, dipendente dell'azienda, coadiuvato da una o più collaboratrici (segretarie, dattilografe, addette alle macchine contabili o al computer).

Talora la piccola impresa si limita a curare l'emissione e la conservazione dei documenti rappresentativi delle varie operazioni e, spesso, la tenuta di una prima nota contenente i dati più significativi, quindi a trasmettere il tutto ad un professionista esterno (ragioniere o dottore commercialista) per la tenuta vera e propria della contabilità generale.

Spesso l'intervento di un tale professionista è reso necessario dalle molte implicazioni fiscali che caratterizzano la contabilità generale.

Le norme fiscali, infatti, stabiliscono numerose disposizioni per la tenuta della contabilità: per evitare di cadere in errori, che potrebbero provocare sanzioni anche gravi a carico dell'azienda, è assolutamente necessaria, dunque, la presenza di un esperto in materia tributaria.

La media, e soprattutto la grande impresa, sono organizzate, invece, in modo da avere, nell'organigramma, un'apposita divisione per lo svolgimento di una tale funzione amministrativa.

Le denominazioni sono diverse: Contabilità, Ragioneria, Contabilità e bilancio, ecc. Spesso è inserita in una divisione più ampia, orientata al Controllo di gestione.

In queste imprese operano in essa numerosi dipendenti interni, con mansioni differenziate e complementari, al vertice della cui organizzazione sta un direttore, denominato, in linguaggio tradizionale, Ragioniere capo, o, in linguaggio moderno internazionale, Controller.

Spesso il lavoro dei dipendenti interni è supportato dalla presenza di esperti esterni (liberi professionisti, per consulenze in materia tributaria ma anche in materie complementari).

I principi del metodo della partita doppia

Ogni operazione di gestione, per essere contabilizzata, deve essere esaminata in due aspetti (intimamente collegati):

aspetto numerario;

aspetto economico.

Nel primo aspetto si osserva l'andamento monetario, cioè l'andamento delle entrate e delle uscite monetarie.

Nel secondo aspetto si identifica la causale delle entrate e delle uscite, cioè la relativa causa economica. Questa può essere finanziaria o reddituale.

Si parla, pertanto, di principio della duplicità degli aspetti: la gestione deve essere esaminata nei suoi aspetti complementari: numerario ed economico.

Ad ognuno dei due aspetti di osservazione della gestione deve corrispondere un'apposita serie dei conti.

All'aspetto numerario corrisponderanno i conti numerari, cosi come all'aspetto economico corrisponderanno i conti economici.

Questi possono essere finanziari o reddituali.

Si parla, pertanto, di principio della duplicità dei conti: la gestione deve essere contabilizzata mediante due serie di conti (numerari ed economici), corrispondenti ai due aspetti di osservazione della stessa.

Ogni operazione è caratterizzata da una variazione positiva o da una variazione negativa di valori.

I conti, dunque, devono funzionare a due sezioni, di contenuto opposto: in una sezione (Dare) riportano le variazioni di un tipo, nell'alta (Avere) le variazioni opposte.

Si parla, pertanto, di principio della duplicità delle sezioni: i conti devono essere formati a due sezioni: per riportare, in ciascuna di esse, variazioni di segno opposto.

Si parla anche di principio del funzionamento antitetico delle sezioni e di principio del funzionamento antitetico dei conti: i conti devono funzionare in modo antitetico. Cioè conti appartenenti a serie diverse devono registrare le variazioni di ugual segno in sezioni opposte.

La contabilizzazione delle operazioni di gestione è basata sul principio della duplicità. Cioè: duplicità di aspetti di osservazione, duplicità di conti, duplicità di sezioni.

Per questa ragione si parla di metodo contabile "duplice" o, più correntemente, metodo della partita doppia.

Esso è rivolto alla messa in evidenza del capitale e del reddito di esercizio, per cui si parla di metodo della partita doppia applicato al sistema dei valori relativi al capitale e al reddito di esercizio.

Più linearmente si parla di metodo della partita doppia applicato al sistema del reddito.

Si può dire perciò che il metodo della partita doppia è l'insieme delle norme che regolano la tenuta della contabilità, al fine di mettere in evidenza il sistema dei valori relativi al capitale ed al reddito.

Siccome, per ogni operazione i valori iscritti nel Dare dei conti sono uguali ai valori iscritti nell'Avere, si dice che il metodo della partita doppia è un metodo contabile bilanciante.

La sua regola-base è, dunque, la seguente: per ogni operazione il totale degli importi iscritti nella sezione Dare dei conti deve essere sempre uguale al totale degli importi iscritti nella sezione Avere.

Ovvero, per ogni operazione si deve avere il bilanciamento contabile, fra il dare e l'Avere.

Ovvero ancora, per ogni operazione il totale degli addebitamenti (importi iscritti in Dare) deve uguagliare il totale degli accreditamenti (importi iscritti in Avere).

Pertanto, in base a quanto detto, si può concludere che il metodo della partita doppia è basato sui principi seguenti:

duplicità degli aspetti di osservazione: le operazioni di gestione debbono essere osservate in modo duplice - di debbono identificare le variazioni numerarie e le relative causali.

duplicità delle serie di conti: per la rilevazione sono necessarie due serie di conti - i conti numerari (per la rilevazione delle variazioni numerarie) e i conti economici (per la rilevazioni delle relative causali); questi, distinti poi nei conti finanziari e nei conti reddituali.

funzionamento antitetico delle sezioni: in ciascun conto le variazioni di segno opposto debbono iscritte in sezione opposte.

funzionamento antitetico dei conti: i conti appartenenti a serie diverse debbono accogliere le variazioni di segno uguale in sezioni diverse.

La registrazione cronologica nel giornale

La registrazione nei conti ha un funzione sistematica: poiché serve a mettere in evidenza il sistema dei valori relativi alle varie operazioni di gestione.

Con i conti si ottiene una "panoramica" dei conti.

Il numerario viene messo in evidenza dai conti numerari, la dotazione patrimoniale e i finanziamenti dai conti finanziari, i costi ed i ricavi dai conti reddituali.

Se si riuniscono, in un dato momento, tutti i conti in un unico prospetto, si ottiene la situazione dei conti.

Cioè, la situazione dei conti è il prospetto che mette in evidenza, in un determinato momento, tutti i conti accesi in contabilità (con i saldi relativi al momento stesso).

Quando, nella situazione dei conti, i valori vengono raggruppati in categorie omogenee, si ottiene la tavola dei valori.

Cioè, la tavola dei valori è una situazione dei conti nella quale i valori sono raggruppati in categorie omogenee.

La tavola dei valori, dunque, è, rispetto alla semplice situazione dei conti, uno strumento maggiormente efficace per una "lettura intelligente" della gestione.

L'insieme sistematico dei conti prende la denominazione di mastro.

Anticamente si chiamava libro mastro, poiché i conti venivano scritti nelle pagine di un apposito libro.

Oggi, in tempi di contabilità computerizzata, i conti sono riportati su schede mobili, oppure su supporti diversi, variamente sofisticati.

Il mastro trova sviluppo analitico in uno strumento complementare, denominato partitario.

Ogni conto del mastro, cioè, può essere sviluppato in dettaglio in vari sottoconti, formanti appunto il partitario.

Comunque, non è sufficiente la registrazione nel mastro, ed eventualmente nel partitario.

E' necessaria un'altra registrazione, con funzione cronologica: per annotare le operazioni "giorno per giorno", in modo da dimostrare come esse si sviluppano nel tempo.

Questa seconda registrazione avviene in un particolare documento, denominato giornale.

In passato si chiamava libro giornale, in quanto si sviluppava anch'esso nelle pagine di un apposito libro.

Oggi è, generalmente, a schede mobili o, più spesso, è sviluppato in tabulati cartacei continui (ciò specialmente quando la contabilità viene svolta con il computer).

Dunque, il mastro ci evidenzia la panoramica dei valori (cioè il loro "sistema"); il giornale, invece, ci evidenzia la cronologia dei valori.

Il piano dei conti

Il contabile, quando imposta la contabilità generale di un'azienda, deve predisporre l'elenco di tutti i conti che sono ritenuti necessari per la contabilizzazione della gestione.

Pertanto, il piano dei conti è il prospetto che mette in evidenza tutti i conti necessari per la rilevazione delle operazioni di gestione.

In esso i conti non sono semplicemente elencati: più spesso sono raggruppati in categorie omogenee. Il piano dei conti non si limita ad elencare e a raggruppare i conti; spesso va oltre, fino ad esporre anche il loro contenuto e le loro norme di funzionamento.

Per il raggruppamento in categorie omogenee si hanno due criteri fondamentali:

criterio della natura dei valori;

criterio della posizione nel bilancio.

Secondo il primo criterio i conti vengono distinti nel modo seguente, a noi già noto:

conti numerari

conti economici

Più specificamente:

conti numerari;

conti economici:

2a) conti finanziari;

2b) conti reddituali.

A loro volta i conti numerari possono distinguersi a seconda che riguardino la liquidità, i crediti, i debiti.

I conti reddituali possono distinguersi a seconda che riguardino i costi o i ricavi.

In base al secondo criterio i conti vengono distinti come segue:

conti di stato patrimoniale:

1 a) attività

1 b) passività

1 c) netto

conti di conto economico:

2 a) costi

2 b) ricavi

3) conti di riepilogo

Generalmente ogni conto viene indicato con un numero: si parla, appunto, di numero di codice del conto.

L'operazione di attribuzione del numero ai conti prende il nome di codifica (o, anche, di codificazione).

Il numero di codice è formato da più cifre; spesso da 5 cifre:

∙ la prima identifica la posizione in bilancio; ad esempio:

attività 1

∙ la seconda identifica la categoria di appartenenza; ad esempio:

attività fisse 11

∙ la terza identifica la sottocategoria di appartenenza; ad esempio:

immobilizzazioni tecniche materiali 111

∙ la quarta identifica il conto; ad esempio:

terreni 1111

∙ la quinta, eventualmente, identifica il sottoconto; ad esempio:

terreni industriali 11111

Le prime tre cifre sono considerate cifre di precodifica: poiché precedono le cifre vere e proprie, del conto e del sottoconto.

Nel redigere il piano dei conti il contabile deve tenere presenti alcuni principi fondamentali.

Innanzi tutto il piano dei conti deve essere adatto al tipo di gestione di cui trattasi. Taluni compiono l'errore di adottare piani standard dei conti, copiati da altre aziende o forniti dalle case produttrici di computer.

Errore gravissimo: il piano dei conti deve essere costruito appositamente per la singola azienda, affinché possa esprimere, nel migliore dei modi, la sua gestione.

Inoltre, la gestione dell'azienda si modifica di continuo: il piano dei conti, dunque, deve poter essere modificato di continuo. In altre parole, deve trattarsi di un piano aperto: cioè "aperto" a tutti i nuovi conti che, nel tempo, si rendessero necessari. In conclusione, il piano dei conti deve essere continuamente aggiornato.

Spesso si redige un piano dei conti, limitato a pochi conti, ai conti fondamentali (ad esempio, 20/30 conti).

Quindi esso viene sviluppato in un piano dei sottoconti, molto dettagliato.

Il primo si limita, dunque, ad una visione sintetica del sistema dei valori; il secondo si spinge verso un'analisi particolareggiata.

Il Codice Civile e la legge fiscale hanno una determinata influenza sul contenuto del piano dei conti.

Questo, infatti, da una parte deve adattarsi al tipo particolare di gestione dell'azienda, però non può discostarsi da quanto stabilisce il Codice Civile (in materia di bilancio) e la legge fiscale (in materia di dichiarazione dei redditi).

Il Codice Civile, ad esempio, stabilisce un determinato modello di bilancio: orbene il piano dei conti deve essere tale da condurre la contabilità generale ad esprimere il suddetto modello.

Cosi dicasi, ovviamente, per la legge fiscale.

Il bilancio di esercizio

Durante l'anno teniamo la contabilità, cioè rileviamo (nel giornale, nel partitario e in tutte le altre scritture collegate) le varie operazioni di gestione.

A fino anno dobbiamo trarre le conclusioni, cioè dobbiamo "chiudere i conti" per comprendere come si è svolta la gestione nell'anno stesso.

Dobbiamo comprendere, cioè, se la gestione si è chiusa con un utile o con un perdita.

Il documento di sintesi, necessario ad un tale scopo, è il bilancio di esercizio.

Per la verità, lo scopo della redazione del bilancio è duplice: interno ed esterno.

L'imprenditore redige il bilancio per accertarsi dell'esito della gestione (cioè se si è chiusa in utile o in perdita) al fine di trarne tutti gli insegnamenti necessari per il futuro.

Inoltre redige il bilancio per rendere il conto ai terzi interessati: i suoi soci, i suoi creditori, lo Stato, le banche, ecc.

In questo secondo aspetto egli è obbligato per legge a redigere il bilancio.

Glielo impone la legge civile con gli art. 2217 e 2423 del Codice Civile, e la legge fiscale, con l'art 15 del D.P.R 29 settembre 1973 n. 600. In particolare, per le società di capitali lo impone l'art.2423 del Codice civile.

La legge civile lo impone affinché sia reso noto il risultato della gestione a tutti gli interessati (fornitori, finanziatori, altri).

La legge fiscale lo impone ai fini della dichiarazione dei redditi, per il pagamento delle imposte.

Il modello di bilancio contemplato dal Codice Civile è stato modificato, con il D. Lgs. 9 aprile 1991, n. 127 per il recepimento, nel nostro ordinamento, della IV Direttiva CEE.

E' stato introdotto, cioè, a livello comunitario, per i vari paesi aderenti, il modello unificato del bilancio di esercizio delle imprese.

Il modello italiano tradizionale, sul quale le imprese avevano costruito per anni il bilancio del esercizio, ha lasciato il posto al nuovo modello.

Il cambiamento è stato stabilito per il "secondo esercizio successivo a quello in corso alla data del 17 aprile 1991" (giorno di pubblicazione del decreto nella G.U).

Secondo l'art 2423, il bilancio di esercizio si compone di tre parti fondamentali:

lo stato patrimoniale;

il conto economico;

la nota integrativa.

Lo stato patrimoniale serve, ovviamente, per dimostrare la composizione del capitale alla fine dell'esercizio.

Il conto economico serve per dimostrare la composizione del reddito relativo all'esercizio.

La nota integrativa (introdotta di recente, appunto con la IV Direttiva CEE) serve, come dice la denominazione stessa, per integrare quanto indicato nelle parti precedenti.

Lo stesso articolo stabilisce che il bilancio deve essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria della società e il risultato economico dell'esercizio.

Orbene, la situazione patrimoniale viene rappresentata con lo stato patrimoniale; il risultato economico viene rappresentato con il conto economico.

La situazione finanziaria serve per dimostrare quali sono stati i movimenti monetari che hanno caratterizzato, nell'esercizio considerato, il capitale dell'azienda.

Il documento che esprime una tale situazione prende, nel linguaggio corrente, la denominazione di rendiconto finanziario.

La questione non finisce qui; la legge impone, per le società di capitali, due ulteriori documenti: la relazione sulla gestione (redatta dagli amministratori ai sensi dell'art. 2428) e la relazione dei sindaci (redatta ai sensi dell'art. 2429).

A quanto sopra, naturalmente, devono aggiungersi tutti gli allegati (descrittivi, grafici o statistici) necessari per migliorare l'informazione.

Con lo stato patrimoniale viene rappresentata la composizione del capitale alla fine dell'esercizio considerato.

Il contenuto dello stato patrimoniale è regolato dall'art. 2424 del codice Civile.

Prima dell'introduzione della IV Direttiva CEE nella legislazione italiana l'art. 2424 si limitava ad indicare l'elenco delle attività e delle passività che dovevano caratterizzare lo stato patrimoniale.

Oggi il nuovo art. 2424 espone una schema più dettagliato: poiché riclassifica le attività e le passività in alcune categorie fondamentali (quindi in ulteriori sottocategorie), al fine di dare una rappresentazione molto più chiara della composizione del capitale di fine esercizio.

Le categorie fondamentali sono quattro per le attività e cinque per le passività:

ATTIVO:

A)    Crediti v/ soci per versamenti ancora dovuti

B)     Immobilizzazioni

C)    Attivo circolante

D)    Ratei e risconti

PASSIVO:

A)    Patrimonio netto

B)     Fondi per rischi e oneri

C)    Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato

D)    Debiti

E)     Ratei e risconti

Il contenuto del nuovo conto economico (introdotto dalla IV Direttiva CEE) è formato dalle cinque categorie fondamentali seguenti:

A)    Valore della produzione

B)     Costi della produzione

C)    Proventi e oneri finanziari

D)    Rettifiche di valore delle attività finanziarie

E)     Proventi e oneri straordinari


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