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Vocali e consonanti dell’italiano

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vocali e consonanti dell’italiano



1. due categorie distinte

Alcuni studi condotti su pazienti afasici forniscono prove cliniche per mostrare che consonanti e vocali sono due categorie «mediate da meccanismi neurali distinti» (Nicolai 2003: 24). Risultati analoghi sembra siano stati raggiunti dal ricercatore Roberto Cubelli, il quale, lavorando su pazienti affetti da lesioni cerebrali perché colpiti da ischemia, è arrivato a concludere che nel cervello esistono due diversi meccanismi, uno deputato alla specificazione delle vocali e l’altro delle consonanti.[1]

Questo capitolo presenta i suoni vocalici e consonantici dell’italiano standard.

Prima di ogni altra cosa, è opportuno chiarire in che modo le vocali si distinguono dalle consonanti dal punto di vista del meccanismo articolatorio. Nella produzione di una vocale, l’aria proveniente dai polmoni non incontra alcuna ostruzione nel canale fonatorio, cosicché essa fuoriesce liberamente senza creare blocchi o turbolenze. Una qualche ostruzione del canale fonatorio è invece indispensabile per produrre una consonante.

L’assenza di ostruzione è correlabile alla maggiore intensità sonora (misurabile in decibel) che caratterizza i suoni vocalici rispetto a quelli consonantici. Si tratta di un aspetto strutturale delle vocali che svolge un ruolo importante nella formazione delle sillabe, argomento che si affronterà nel Capitolo VIII.

2. suoni vocalici

L’intensità sonora di una vocale è dovuta anche alla vibrazione delle pliche vocali ed alla funzione di cassa di risonanza che svolge la cavità orale. La forma di ta 757d35h le cassa varia a seconda della posizione che la lingua vi assume, determinando in questo modo vocali diverse, in modo simile a quanto accade con certi strumenti: vocali gravi, come per i suoni del contrabbasso (cassa di risonanza grande, frequenze basse e suono grave) e vocali acute, come per i suoni prodotti da un violino (cassa di risonanza piccola, frequenze alte e suono acuto).

Per una caratterizzazione articolatoria delle vocali non tornano utili due dei parametri usati per le consonanti e già introdotti nel capitolo precedente:

1. Non può esserci un Modo di articolazione, giacché questo si riferisce alla ostruzione del canale fonatorio, che è però assente nella produzione delle vocali.

2. Neanche il Coefficiente di sonorità si rivela utile come criterio di classificazione articolatoria delle vocali, perché queste sono tipicamente sonore.

Sempre valido, invece, risulta il Punto di articolazione, anche se, in assenza di ostruzione, per le vocali questo non può ovviamente fare riferimento a un luogo di contatto tra articolatore superiore e quello inferiore. Per individuare i vari Punti di articolazione delle sette vocali toniche dell’italiano standard, e classificarle così dal punto di vista articolatorio, bisogna ricorrere a (almeno) tre criteri:

1) innalzamento/abbassamento della lingua;

2) avanzamento/arretramento della lingua;

3) arrotondamento della labbra.

Primo criterio: è il movimento lungo un asse verticale, dunque con innalzamento/abbassamento del corpo della lingua. Contribuisce a formare tre tipi di vocale: due alte, [i] e [u], una bassa, la [a], e quattro medie. Queste ultime si dividono in due gruppi: le mediobasse, [ e s , e le medioalte [e] e [o].

Secondo criterio: il movimento lungo un asse orizzontale, dunque con avanzamento/arretramento del corpo della lingua, che contribuisce a formare tre tipi di vocale: le posteriori (dette anche velari) [u], [o], s , la centrale [a], e le anteriori (o palatali) [i], [e] e [

La combinazione dei due movimenti, lungo l’asse verticale e quello orizzontale, è rappresentabile con il cosiddetto triangolo vocalico:


i u alte

e o medioalte

s mediobasse

a bassa

anteriori centrale posteriori

Figura 10 Il triangolo vocalico

Nella figura 10, la posizione di ogni fono dà il Punto di articolazione, all’interno della bocca, della vocale corrispondente. Lo schema è da leggere come se si trattasse di una sezione sagittale anteroposteriore. In altre parole, il punto in cui è collocato il fono corrisponde (con un certo margine di approssimazione) al punto della cavità orale in cui si trova la parte più alta della lingua. Per la pronuncia di [a] (figura 11)

Figura 11 Articolazione della [a]

Fonte: Canepari 1979: 27

la lingua si trova all’incirca nella posizione di riposo o neutra (solo un po’ più bassa). Il tratteggio indica la linea che la lingua non oltrepassa mai per la produzione di una vocale (quando la lingua si trova nell’area oltre la linea tratteggiata, il suono prodotto non è più vocalico ma consonantico).

Terzo criterio: l’arrotondamento delle labbra contribuisce alla realizzazione di due tipi di vocale: le procheile, [u], [o] e [s], prodotte con arrotondamento (ed eventuale protrusione), e le aprocheile, prodotte senza arrotondamento. Come si vede, in italiano standard la categoria delle vocali procheile corrisponde a quella delle vocali posteriori.

In alcune lingue, ad esempio l’inglese, è necessario ricorrere ad un quarto criterio, quello della tensione muscolare (della lingua, delle pareti mobili della cavità orale e della glottide, lo spazio tra le due pliche vocali). Un italiano, ad esempio, normalmente pronuncia la “i” della parola “film” diversamente da come la pronuncia un inglese. La differenza tra le due “i” è quantitativa, riguarda cioè la durata dell’emissione vocalica (nella pronuncia la durata della “i” italiana è maggiore di quella inglese), ma è anche qualitativa: si tratta infatti, e questo può sorprendere, di vocali diverse (come lo sono, ad esempio, la [ ] e la [e]). Un italiano pronuncia “film” con la vocale alta e anteriore [i], che è tesa in quanto richiede una tensione muscolare maggiore rispetto a quella richiesta da altre vocali. Un inglese pronuncia film con una vocale anch’essa alta e anteriore, anche se leggermente più bassa della [i], rappresentata con il simbolo [ ]. La [ ] è una vocale non tesa, detta anche rilassata, perché impegna i muscoli meno di quanto non accada con la [i]. Coppie di parole dell’inglese come sheep ‘pecora’ / ship ‘nave’ e feast ‘festa’ / fist ‘pugno’ si distinguono unicamente nella quantità e qualità della vocale che esse contengono: la prima parola di ogni coppia contiene una [i], la seconda una [

L’informazione contenuta nel triangolo vocalico della figura 10 può essere espressa anche per mezzo di una matrice a tratti binari come quella mostrata nella figura 12:[3]

i

u

e

o

s

a

[arrotondato]

[alto] 

[basso]

[arretrato]

Figura 12 Matrice dei tratti distintivi dei fonemi vocalici

I valori positivo ‘+’ e negativo ‘–’ per ognuno dei quattro tratti elencati a sinistra della figura producono qui sette combinazioni corrispondenti ad altrettanti suoni vocalici. Ovviamente, nella matrice non possono esserci due suoni con la stessa combinazione di valori.

3. suoni consonantici

Le consonanti si oppongono alle vocali in molti modi. Ne illustriamo qui quattro:

Solo con le consonanti la colonna d’aria è bloccata o costretto ad incanalarsi in uno spazio ristretto;

Solo l’articolazione di una consonante può essere distinta nelle tre fasi di impostazione, tenuta e soluzione;[4]

A differenza delle vocali, tipicamente sonore, alcune consonanti non neutralizzano l’opposizione sordo/sonoro.

L’intensità sonora di una consonante è generalmente minore rispetto a quella di una vocale (all’interno della sillaba, quest’ultima costituisce un picco di sonorità e fa tipicamente da nucleo, v. Capitolo VIII).

Come già detto nel Capitolo II, per identificare i vari tipi di consonante sono necessari tre parametri articolatori: il Modo di Articolazione, il Punto di Articolazione e il Coefficiente di Sonorità. Esaminiamoli in modo più specifico uno alla volta.

3.1 Modi di articolazione

L’ostruzione del canale fonatorio, con il conseguente blocco o costrizione della colonna d’aria, può essere di gradi diversi (in ognuna delle coppie date sotto, la consonante a sinistra è sorda).

Con un’ostruzione totale (ermetica) derivante da un contatto tra articolatore superiore ed inferiore otteniamo tre coppie di consonanti occlusive: [p]-[b], [t]-[d], [k]-[g].

Con un’ostruzione determinata da un avvicinamento degli articolatori, che costringe l’aria a passare da una fessura e a creare turbolenza, otteniamo consonanti fricative: le coppie [f]-[v], [s]-[z] di “sano” e “rosa”, e la [ di “sci” [ i

Con un’ostruzione che inizia come una occlusiva ma che viene immediatamente allentata in una fricativa, otteniamo due coppie di consonanti affricate: la coppia [ts]-[dz] di “azione” e “zero” rispettivamente, e la coppia [t -[d ] di “cena e “gita”.

Le consonanti occlusive, fricative e affricate sono suoni ostruenti. Le altre, invece, sono definite sonoranti perché presentano una sonorità spontanea. Le sonoranti neutralizzano l’opposizione sordo/sonoro, a differenza di quanto accade con le ostruenti.

Anche la nasalità è un Modo di articolazione. I suoni nasali che qui esaminiamo sono tre: la [n], la [ ] di gnomo” e, infine, la [m]. Quest’ultima è un’occlusiva nasale che si distingue dalla [b], occlusiva orale, solo per la posizione del velo palatino. Con l’occlusiva nasale [m], il velo palatino è abbassato, mentre con l’occlusiva orale [b] è sollevato, come mostrano le figure 13 e 14:

Figura 13. Articolazione della [m] (velo palatino abbassato)

Fonte: Ladefoged 1982: 9

Figura 14. Articolazione della [b] (velo palatino sollevato)

Fonte: Ladefoged 1982: 9

L’ultima categoria che prendiamo in considerazione è quella delle approssimanti. In questo caso il grado di ostruzione è minimo. Vanno distinti due tipi: (a) le tre liquide [l] di “lì”, di “aglio” (queste due liquide sono dette laterali) e [r] di “rio” (detta vibrante); (b) le semiconsonanti [j] di “ieri” e [w] di “uomo”. Questi suoni non sono, da un lato, di natura vocalica in quanto su un particolare strumento di misurazione, lo spettrometro, producono immagini diverse da quelle delle vocali; dall’altro, essi non sono come le consonanti perché nella cavità orale non c’è una vera e propria costrizione.

3.2 Punti di articolazione

Per produrre una consonante è necessario un punto di contatto o di avvicinamento tra l’articolatore superiore e quello inferiore. Per l’articolazione delle consonanti in italiano, vanno distinti sette punti.

1. Il più esterno è il bilabiale. Il contatto tra labbro inferiore e labbro superiore dà luogo a tre consonanti: la coppia [p]-[b] e la [m]. È il punto di articolazione che si è illustrato nelle figure 13 e 14.

2. Le labiodentali sono prodotte da un contatto tra il labbro inferiore e i denti dell’arcata superiore. Due consonanti labiodentali sono la coppia [f]-[v].

3. Le dentali sono il risultato di un contatto tra lingua e denti. Si tratta delle coppie [t]-[d] e [ts]-[dz] (ma v. nota 8).

4. Le alveolari sono prodotte con un contatto tra lingua ed alveoli. In italiano si trova la coppia [s]-[z] e poi [n], [l], [r].

5. Con la lingua in posizione leggermente più arretrata si producono tre postalveolari: si tratta della coppia [t -[d ] e della [

6. Le palatali sono anch’esse tre: la [ ], la , e la [j] di “ieri”.

7. Per l’italiano, il punto di articolazione più interno è quello delle velari: la coppia [k]-[g] e la [w] di “uomo” (che è però pronunciata con arrotondamento e protrusione delle labbra ed è, in effetti, una labiovelare).

L’intersezione dei parametri Modo di articolazione e Punto di articolazione è rappresentabile con la seguente tabella:[8]

punto di articolazione→

Bilabiali

Labio-

dentali

Dentali

Alveolari

Post-alveolari

Palatali

Velari

modo di articolazione

Occlusive

p b

t d

k g

Fricative

f v

s z

[

Nasali

m

n

Affricate

ts dz

t d

Approssimanti

Laterali

l

Approssimante

Vibrante

r

Approssimanti

semiconsonanti

j

w

Figura 15 Foni consonantici dell’italiano standard (mancano alcuni foni nasali, cfr. figura 18)

3.3 Coefficiente di Sonorità

La tabella nella figura 15 consente di individuare le consonanti sonore, cioè prodotte con vibrazione delle pliche vocali, e le sorde (assenza di vibrazione). Includendo le fricative post-alveolari, otto delle caselle contengono coppie di consonanti (tutte ostruenti). In questi casi quella a sinistra è la sorda. Le rimanenti sono tutte sonore.



Nature, 1991, Sep 19; 353 (6341): 209-10. Uno dei pazienti colpiti da ischemia, ad esempio, scriveva “cstgn” anziché “castagna”.

In alcune lingue, ad es. il giapponese, certe vocali alte possono essere pronunciate sorde (v. la voce ‘Vocale’, a cura di P. M. Bertinetto, in Beccaria 1994: 761).

Si tratta di una matrice fuzzy. Ogni tratto non individua un punto esatto della cavità orale, ma una “porzione” di essa. Ad esempio, con un suono vocalico classificato come [+ alto] la lingua può trovarsi da un determinato punto ad un altro lungo l’asse verticale, cioè in un certo intervallo di un continuum.

Riguardo alla produzione di una consonante, Mioni (2001: 19) osserva che «[è] possibile distinguere tre fasi dell’articolazione […] ordinate in sequenza temporale:

impostazione: gli organi articolatori vengono assumendo l’atteggiamento tipico della produzione di quel dato fono […];

tenuta: realizza lo stato più stabile e tipico del fono, con una tensione più o meno prolungata degli organi articolatori;

soluzione: gli organi articolatori si discostano più o meno lentamente, per dar luogo al fono successivo o al silenzio.»

Nel parlato ipoarticolato (parlato spontaneo informale, v. Albano Leoni e Maturi 1998) la fase di tenuta può essere ridotta o persino assente.

La controparte sonora di [ ]. Si tratta della consonante finale di prestiti di origine francese come garage, beige.

I due punti [ ] che seguono [i] nella trascrizione sono un segno diacritico che indica una durata lunga del suono (v. Capitolo VIII).

Non tutti i fonetisti concordano nel definire le liquide come approssimanti.

Alcuni studiosi, ad es. Nespor 1993 e Maturi 2006, analizzano [ts] e [dz] come alveolari. Con la sola eccezione della fricativa post-alveolare sonora [ , la tabella contiene solo foni consonantici che sono anche fonemi dell’italiano standard. La definizione di fonema sarà data nel Capitolo IV.


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